È morto ieri, a Roma, Paolo Bonacelli: è stato uno degli attori italiani più eclettici e intensi, la cui lunga carriera ha spaziato con maestria tra cinema, teatro e televisione. L’attore era ricoverato all’Ospedale San Filippo Neri e si è spento all’età di 88 anni.
Paolo Bonacelli, la carriera nel cinema e nel teatro
Nato a Civita Castellana il 28 febbraio 1937, Paolo Bonacelli ha lasciato un segno indelebile grazie alla sua capacità di interpretare personaggi complessi e spesso ambigui, caratterizzati da una presenza scenica forte e una mimica inconfondibile.
La sua formazione affonda le radici nel teatro, il suo primo amore, dove ha avuto modo di lavorare con grandi registi e in produzioni di spessore. Si è diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma. Da lì è cominciata una lunga carriera che è partita dal palcoscenico ed arrivata al grande schermo, senza mai perdere il legame con la recitazione dal vivo.
In teatro ha lavotato accanto a maestri come Vittorio Gassman e Luigi Squarzina, per poi fondare con Carlotta Barilli la “Compagnia del Porcospino”, una delle esperienze più vivaci e colte della scena italiana dell’epoca.

La sua ascesa nel cinema è immediatamente segnata da una scelta coraggiosa e destinata a fare storia: il ruolo del Duca in Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini. In un film tanto disturbante quanto cruciale, Bonacelli ha saputo incarnare il male sofisticato e la crudeltà intellettuale, un’interpretazione che resta impressa nella memoria.
Da quel vertice drammatico, Bonacelli ha dimostrato una grande versatilità: pochi anni dopo la sua maschera severa e l’aplomb regale vengono messi al servizio di una comicità sottile che lo ha consacrato nell’immaginario collettivo. Diventa infatti il geniale, eppure sbadato, Leonardo da Vinci in Non ci resta che piangere (1984), al fianco di Massimo Troisi e Roberto Benigni: quel ruolo gli fece conquistare una candidatura al David di Donatello.

Il sodalizio con Roberto Benigni si rivelò fondamentale negli anni. Bonacelli tornò a prestare il suo volto aristocratico e ambiguo per creare un altro personaggio cult: l’avvocato/zio siciliano di Johnny Stecchino (1991), un cammeo perfetto che gli è valso il Nastro d’Argento e il Ciak d’Oro.
Il successo oltreoceano
La sua figura carismatica non è passata inosservata neanche oltreconfine. Non è un caso che registi internazionali lo abbiano voluto per arricchire i loro cast, come Alan Parker in Fuga di mezzanotte (1978) o Jim Jarmusch in Taxisti di notte (1991). Ha recitato anche con alcune star di Hollywood, come nel thriller The American (2010) con George Clooney.

In Italia, ha continuato a lavorare instancabilmente con maestri di ogni epoca: da Francesco Rosi (Cadaveri eccellenti, Cristo si è fermato a Eboli) a Dario Argento (La sindrome di Stendhal), passando per Lina Wertmüller, fino alle produzioni più recenti.
Paolo Bonacelli, l’ultimo saluto della moglie Cecilia Zingaro
Negli ultimi anni, l’attore aveva scelto un profilo sempre più riservato, continuando però a lavorare in teatro e dedicandosi a progetti più intimi. Ha trascorso una vita accanto a Cecilia Zingaro, attrice di talento e donna di teatro, con cui condivideva la stessa dedizione per l’arte e la discrezione nella vita privata.
È stata lei a dare l’annuncio della scomparsa, con parole colme di gratitudine a tutti coloro che lo ammiravano: “Paolo se n’è andato questa sera, all’ospedale San Filippo Neri. Grazie a chi gli ha voluto bene e lo ha seguito in questi anni“.