“Leaving Neverland”: in tv il documentario sugli abusi sessuali di Michael Jackson

Leaving Neverlad: in tv il documentario sui presunti abusi di Michael Jackson ai danni di Wade Robson e James Safechuck. L'opinione pubblica si divide

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Redazione

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Pubblicato: 4 Marzo 2019 15:30Aggiornato: 22 Marzo 2022 12:47

A 10 anni dalla scomparsa del re del Pop, Michael Jackson, che morì improvvisamente e tragicamente nel 2009 alla viglia del tour maestoso che avrebbe dovuto sancire la sua rinascita “spirituale” (dopo che la sua immagine era stata sporcata dai processi di presunti abusi sessuali) ed economica, visto che il cantante era sul lastrico, arriva in tv il discusso Leaving Neverland, documentario trasmesso in anteprima con successo al Sundance Festival americano.

Due trentenni, Wade Robson e James Safechuck, ripercorrono la loro amicizia con Jacko, quando erano bambini di 10 anni, confessando gli abusi sessuali ripetuti di cui sono stati vittime all’interno della residenza-parco divertimenti del cantante, Neverland in cambio di premi, gioielli, e ovviamente silenzio.

Un documentario che ha fatto scalpore, sollevato un polverone mediatico incredibile, tra fan che hanno addirittura minacciato di morte il regista Dan Reed e celeb che hanno invece dato credito alla testimonianza, come Oprah Winfrey, che ha deciso di condurre uno speciale al termine delle proiezione della prima parte del documentario.

“Il problema degli abusi sessuali è troppo importante per essere taciuto, anche se questo dovesse causare l’inimicarmi dei fan del cantante. Questo film trascende Michael Jackson, ha detto Oprah Winfrey –  ci permette di vedere la corruzione interna alla società. State attenti alla gente che vuole solo stare attorno ai vostri figli”

James Safechuck e Wade Robson, hanno ripercorso le tappe del loro passato traumatico:

Michael era un maestro nella manipolazione. Sapeva adescare sia i bambini sia loro famiglie, poi approfittava della fiducia che aveva costruito.

I due hanno raccontato che Michael Jackson ha insegnato loro varie pratiche sessuali spingendo a praticarle fra di loro e con loro.

Gli eredi Jackson (la madre, i tre figli e varie organizzazioni per l’infanzia) hanno ovviamente dichiarato guerra facendo causa per danni da cento milioni di dollari.

“C’è sempre stata questa ombra sulla figura di Michael”, ha detto al New York Times Charles Koppelman un ex consigliere finanziario del cantante: “Il documentario sarà  visto da milioni e milioni di persone. Inevitabile l’effetto negativo sulla sua fortuna finanziaria”.

La tesi del documentario è che Michael era un “uomo-bambino” per cui le lussuose suite di hotel, i jet privati, il ranch di Neverland non erano piaceri fine a se stessi, ma esche per attirare bambini e i loro genitori. “Jacko” giustificava queste azioni perché lui stesso si sentiva ancora un bambino.

Intanto la prima puntata, andata in onda il 3 marzo, ha visto James Safechuck, oggi trentenne, al tempo decenne, raccontare con dovizia di particolari l’orrore che avrebbe subito:

Mi diceva che dovevo vendergli un po’ di me per guadagnarmi il regalo. Mi regalava gioielli se mi impegnavo in atti sessuali con lui.

James ha poi raccontato che Michael avrebbe comprato Neverland anche per lui, solo per stuprarlo in alcuni nascondigli della casa.

Mi disse: “Questo posto è per te”. C’erano almeno 10 posti diversi nella proprietà in cui sono stato aggredito, inclusa la piscina e la camera da letto

L’uomo, all’epoca, conosceva Jackson da un anno dopo averlo incontrato nel 1987 sul set di uno spot Pepsi. L’abuso è iniziato pochi mesi dopo ma, come spiega Safechuck, era attratto dal cantante a causa della manipolazione mentale ed emotiva che esercitava su di lui

Mi sono unito a Jacko in una cerimonia nuziale nella sua camera da letto, era come se fossimo innamorati

Ancora oggi mi sento in colpa se ripenso a quel periodo. Era come se fossimo innamorati. Quando non ero con lui, pensavo a lui. Quando mi chiamava mi sembrava la cosa più bella del mondo. Sarebbe venuto da me e avremmo passato la giornata a fare shopping o saremmo andati a Westwood per passare qualche notte lì. Quindi eravamo come una coppia sposata. Dico sposata perché avevamo fatto quella finta cerimonia nuziale. L’abbiamo fatto nella sua camera da letto e ci siamo scambiati dei voti

C’è chi, però, storce il naso sul documentario, definendolo più un “mockumentary”, ovvero racconto che pur presentandosi come documentario, lo farcisce di elementi inventati.

Qualcuno si chiede perché il regista non si sia premurato, a fronte di accuse gravissime, di ascoltare o di riportare la versione dei fatti da parte della “difesa”, ovvero di uno dei rappresentanti legali o della fondazione che cura gli interessi di Jackson, visto che il diritto alla difesa, in caso di accuse penalmente rilevanti, è costituzionalmente garantito in ogni stato occidentale

Inoltre, come scrive Panorama, “dal lungometraggio non emergerebbero prove concrete, che diano credibilità alle testimonianze, ma solo uno sfilacciato taglia e cuci di immagini e dichiarazioni il cui unico obiettivo è screditare Michael Jackson”.

Intanto la famiglia Jackson ha ridotto del 70% il prezzo del ranch teatro degli abusi: 31 milioni di dollari dai 100 del 2015. Neverland, ormai, più che un parco divertimenti come lo aveva concepito Jacko, somiglia più a un parco degli orrori. Reali o presunti.