Chiara Nasti ha tanti follower quanti hater. L’influencer napoletana è, suo malgrado, solita scatenare numerose polemiche. È colpa di un caratterino irruente, la risposta pronta (ma non sempre a modo) e alcuni atteggiamenti che, in questi anni caldi di attivismo e girl power, stridono con gli obiettivi perseguiti dal femminismo moderno. Come un attacco al body positivity e alla sorellanza sono state interpretate le sue stories più recenti. Ecco cosa ha detto.
Chiara Nasti, vittima della propria bellezza
È iniziato tutto da un post simile a migliaia di altri che, ogni giorno, vengono pubblicati su Instagram. Tre foto che ritraggono una bella ragazza bionda in bikini, seduta su una barca, nella posizione giusta per mostrare tutte le curve. Ma, se la ragazza in questione è Chiara Nasti, la polemica è dietro l’angolo. “First love yourself” ha scritto come didascalia la moglie di Mattia Zaccagni e il commento non è stato apprezzato.
Secondo i milioni di follower di Nasti, la suddetta non potrebbe permettersi di predicare l’amor proprio perché “tutta rifatta”. L’amore per il proprio corpo dovrebbe arrivare senza la necessità di ricorrere a filler, siliconi e compagnia bella. Ma per l’influencer, invece, le critiche sono tutte frutto di una logorante invidia. Se è sempre così criticata, afferma, è per via della sua bellezza.
“Potete togliermi una curiosità? – ha chiesto nelle storie l’influencer neomamma – Perché tutte le ragazze belle qui su Instagram vengono ammazzate? C’è proprio un accanimento. Invece sotto la foto di una ragazza che non è chissà quanto bella… Quando leggo le cattiverie penso guarda quanto è gelosa questa”. Donne contro donne. Chi critica una perché rifatta, chi l’altra perché gelosa. Continuiamo a usare l’aspetto come strumento per conoscere l’altro e per odiarlo. È il contrario del girl power, da tutti i punti di vista.
Non è così che si fa body positivity
L’amarsi così come si è, senza dare al proprio aspetto un valore assoluto, è il messaggio divulgato dalla cosiddetta body positivity. Ma per generazioni di donne cresciute con top model sottopeso e veline rifatte come unico metro di paragone, con una dieta nuova propinata ogni settimana e il mito della taglia 38, amarsi così come si è difficile.
Non se la passano bene le nuove generazioni, anzi. Avranno anche le modelle con corpi “normali” e una maggiore inclusività sui media, ma le adolescenti di oggi sono bombardate dalle immagini di donne e ragazze – le influencer, insomma – che vanno dal medico estetico con la stessa frequenza con cui si va dal benzinaio e che si ostinano a ritoccare ogni foto postata, promuovendo canoni che nella realtà – neanche quella passata sotto i bisturi – semplicemente non esistono.
Ma la realtà avanza prepotente, le stesse star ammettono di essere ricorse al medico estetico e sono sempre di più i giornalisti e i profili social che si occupano di smascherare l’utilizzo di filtri e photoshop. Perché è importante ricordarsi che no, nessuna di noi può essere come le persone viste sui social, perché quelle persone non esistono.
In un contesto del genere è più facile comprendere il perché l’”ama te stessa” di Chiara Nasti ha suscitato tanto astio. Perché quello predicato dall’influencer è un amore all’apparenza falsato, che è ricorso a trucchi, modifiche e correzioni non necessarie prima di sorgere. Perché le commentatrici sperano che non serva più ingrandirsi il seno per volersi bene. E speriamo anche che non serva non aver il seno grande per guadagnarsi il rispetto.