Rkomi, il suo accento e il penultimo posto a Sanremo 2025: “Preferivo arrivare ultimo”

Rkomi, ospite da Alessandro Cattelan, ha raccontato le sue sensazioni sul penultimo posto di Sanremo 2025 e qualche dettaglio sul suo corsivo diventato virale

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Paola Landriani

Lifestyle Editor

Content e lifestyle editor, copywriter e traduttrice, innamorata delle storie: le legge, le scrive, le cerca. Parla di diversità, inclusione e di ciò che amano le nuove generazioni.

Pubblicato: 26 Febbraio 2025 11:50

Tra i Big che hanno saputo farci ballare e cantare nel corso della settimana di Sanremo 2025, Rkomi è quello che, nonostante la profondità e il ritmo della sua canzone, non ha ottenuto il risultato sperato in termini di classifica.

Un 28esimo posto molto discusso data la potenza della sua canzone che nel corso delle settimane seguenti è diventata una delle più ascoltate. Rkomi, ospite a Stasera c’è Cattelan, ha voluto parlare di questo, ma anche del suo accento corsivo e dell’affetto che lo lega a una serie di colleghi che abbiamo visto nel corso della kermesse.

Rkomi racconta la sua esperienza a Sanremo 2025

Succede spesso che, nel corso della settimana di Sanremo, alcune canzoni non vengano percepite e premiate come meritano. Molto spesso brani che ottengono modesti posti in classifica, nel corso del tempo diventano vere e proprie hit difficili da toglierci dalla testa.

Ne è un esempio Vasco Rossi, che con una canzone come Vita spericolata presentata nel 1983 proprio alla kermesse, diventò ulteriormente un’icona della musica nonostante fosse arrivato tra gli ultimi posti. Ma non solo: anche la coda della classifica di Tananai di Sanremo 2022 ha fatto scuola, aprendo le porte a una carriera in ascesa per il cantante di Sesso occasionale.

È quindi molto facile intuire come anche il 28esimo posto ottenuto da Rkomi nel corso di Sanremo 2025 non rispecchi effettivamente il successo della sua Il ritmo delle cose, canzone che continuiamo a canticchiare a distanza di settimane dalla fine del Festival.

Il cantante, ospite di Alessandro Cattelan a Stasera c’è Cattelan, ha raccontato di sentirsi piuttosto tranquillo rispetto alla sua posizione in classifica: “Il 28esimo posto pensavo mi potesse ferire, invece no. Me la sono tirata per tutta la settimana dicendo al mio team ‘tanto arriviamo penultimi’ e infatti sono arrivato penultimo. Avrei dovuto giocarmela”.

Un’affermazione che ha poi veicolato dell’ironia sulla possibilità di ottenere il 29esimo posto in classifica: “Avrei preferito arrivare ultimo e rubare il primato a Marcella Bella”.

La verità sull’accento corsivo di Rkomi

Oltre al ritmo e al testo, la canzone sanremese di Rkomi ha destato interesse anche per via di alcune parole che non vengono usate spesso all’interno delle canzoni: una di queste è “decrescendo”, termine che ha molto incuriosito il presentatore di Stasera c’è Cattelan: “Sono un amante delle stranezze nella vita e nella musica. Anche l’arrangiamento non è proprio sanremese. Decrescendo l’ho scelto perché per me questi 30 anni sono stati un tornare indietro”.

Impossibile, poi, non far caso alla pronuncia corsiva del cantante, che per tutto la kermesse è stata oggetto di meme virali sul web: “Questa pronuncia l’ho sempre avuta, parlo e canto da sempre così. Alcuni tecnicismi tipo alzare gli zigomi per cantare non aiutano. No, ok, sto trovando una scusa, in realtà parlo davvero così. Potrebbe essere un accento tipico di Calvairate, il paesino da dove vengo”.

Ed è proprio a Calvairate che Rkomi ha mosso i primi passi come adulto, condividendo la casa insieme a Tedua e Bresh, due amici e colleghi di vecchia data che hanno presenziato al Festival di Sanremo 2025 (Tedua come ospite in Piazza Colombo e Bresh come Big in gara): “Sono andato a vivere da solo a 18 anni: mia mamma mi ha lasciato casa e lei si è trasferita. Un modo per tenermi d’occhio perché nel quartiere tutti ci conoscevano. È arrivato prima Tedua, però Bresh è sempre stato molto nostro amico e veniva spesso a Milano. Ci siamo conosciuti a tredici anni e ne abbiamo fatte di tutti i colori, c’era anche Ernia”.

Un’esperienza tipicamente giovanile che, come ogni convivenza che si rispetti, aveva sia lati positivi che negativi: “La convivenza? Non funzionava.  Non c’era chi puliva. Siamo ragazzi responsabili, ma eravamo comunque maschietti diciottenni. Il letto io non l’ho mai rifatto in tre anni”.