Lory Del Santo si racconta a Luca Casadei. Una vita segnata da lutti e dolore

Lory Del Santo si confessa a "One more time" da Luca Casadei e ripercorre la sua vita controversa, fatta di gioie e dolori

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Martina Dessì

Lifestyle Specialist

Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

Lory Del Santo è altro da se stessa. Lo è da tempo, almeno fin da quando ha perso il suo bambino in seguito a un tragico incidente che nessuno poteva prevedere. Conor aveva solo 4 anni ma per lei era il primo figlio: una gioia enorme che ha difeso con tenacia e per la quale si è opposta alle richieste di Eric Clapton, il papà del piccolo, che l’avrebbe indotta a interrompere la gravidanza. Un bimbo desiderato, soprattutto da lei ma amatissimo anche da lui, strappato via da un destino crudele: da quel momento non è stata più la stessa ma ancora non sapeva che la vita aveva già deciso di accanirsi contro di lei. Anni dopo ha perso anche Loren, il suo ultimogenito, che si è tolto la vita, ma ha vissuto anche il dramma di un aborto spontaneo. Una vita caratterizzata dal dolore nella quale filtra anche tantissima luce, quella del suo successo e dell’amore del pubblico, che non l’ha mai abbandonata.

Il dolore per la perdita di Conor

È stato un bambino desiderato e, quand’è venuto al mondo, non avrebbe potuto essere più felice di così. Lory Del Santo non ha mai parlato in maniera diffusa del dolore che è seguito alla perdita di Conor, ma lo ha fatto negli ultimi anni in cui è diventata consapevole della donna che è riuscita a essere nonostante i grandi dolori che hanno segnato la sua vita. Ospite di One more time di Luca Casadei, la celebre showgirl ha raccontato: “Quando ho scoperto di essere incinta, lui non lo voleva più. Ho detto: ‘Ok, ciao’. In ogni caso lui è ricomparso in scena quando ero a sei mesi di gravidanza, come se niente fosse. Mi aveva scritto prima di venire una lettera bellissima che io mi leggevo ogni sera prima di andare a dormire e quando è arrivato era dolcissimo. Poi se n’è andato. Dopo che è partito, vado per rileggere la mia lettera e non c’era più: era venuto per riprendersela perché dentro diceva chiaramente del bambino, che lui lo voleva. E ho pensato: ‘Vabbè, sparisce di nuovo’. Quello che conta nella vita, secondo me, è sapere cosa si vuole. Per esempio, io volevo un figlio, nessuno avrebbe potuto rovinarmi questo momento. Lui poteva cambiare idea ogni 5 minuti e io non facevo una piega”.

Purtroppo, il bambino che ha avuto con Eric Clapton è scomparso tragicamente: “All’età di quattro anni nostro figlio Conor è caduto giù da un grattacielo di Manhattan e da lì è finita la mia vita. Lui era tutto per me, però ho pensato che si può vivere in due livelli diversi: c’è il livello dove tu sei felice al massimo, però si può vivere anche semplicemente spostando il tuo essere in un’altra visione, in un’altra proiezione. Così ho fatto e ci sono riuscita. Quando ho chiamato il padre per dirglielo, lui non ha detto niente, ma è giusto così: cosa c’è da dire? È una cosa che ti lascia assolutamente di sasso. Devi ricominciare a quantificare la tua esistenza, darle un altro valore, fare nuovi progetti, cioè se tu vuoi vivere devi trovare il modo di farlo”.

Come ha superato il lutto

Lory Del Santo, che ha perso il padre ad appena 3 anni e mezzo, ha vissuto anche la morte dell’ultimo figlio Loren, affetto da anedonia. Un lutto, il secondo, che non ha mai superato davvero ma che ha affrontato con coraggio, spinta dalla sua voglia di vivere sebbene in un’altra maniera: “Nel 2018 viene a mancare mio figlio Loren. Io nella sua esistenza avevo notato delle cose strane, che non vedevo negli altri bambini. Stava a casa, non mi chiedeva mai di uscire. Suo padre proprio non s’è mai visto. Dopo ho scoperto tutte queste cose: lui soffriva di anedonia che è una patologia che non ti fa provare piacere di nessun tipo. È una malattia rara, ma esiste. A 19 anni queste persone hanno una grande crisi e la malattia li porta a non voler più vivere. Loren non manifestava ovviamente dei sintomi per cui dici: ‘Devi prendere delle medicine’. Loro sono annoiati di un mondo banale come il nostro. Alla fine, ho ‘superato’ questo trauma perché ho capito che lui mi ha fatto felice fino all’ultimo giorno”.

L’amore che l’ha circondata in tutti questi anni è stato l’antidoto alla sofferenza che il dolore le aveva infuso in tutto il corpo. E la gratitudine verso la vita, che non ha mai perso, ma che l’ha portata a essere la persona che conosciamo oggi: “Noi soffriamo per chi viene a mancare, ma non diamo abbastanza valore a chi esiste ancora. Non posso mutilarmi per dare meno a una persona che comunque merita che tu sia ancora integra. Voglio vivere il dolore intenso – il dolore vero, quello straziante – fino alla fine. Solo da lì riesci a risorgere. Devi cercare di essere integra per chi rimane, per loro, per la loro felicità: è per quello che non ti puoi abbattere e io non ho potuto mai farlo, c’era sempre qualcuno di cui mi dovevo occupare, che senza di me magari non ce l’avrebbe fatta. Ho contemplato la vita in tutti i suoi aspetti – nel bene e nel male, nell’odio, nell’amore, nella felicità e nell’infelicità – l’ho studiata da tutte le sue parti e la conclusione è comunque che vale la pena di vivere”.