Simulare il piacere: pro e contro di fingere l’orgasmo

Fingere a letto può essere una strategia di fuga o un modo per tutelare i sentimenti del partner, ma bisogna stare attente a non farla diventare una prassi.

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Veronica Colella

Sex Editor

Content writer con una laurea in Scienze antropologiche e un passato tra musei e archivi. Scrive di sessualità e questioni di genere da un punto di vista sex positive, con la consapevolezza che non esistono risposte semplici a psicodrammi complessi.

Nella scena più famosa di Harry ti presento Sally (1989), commedia romantica scritta da Nora Ephron e diretta da Rob Reiner, Meg Ryan dimostra quanto sia facile per una donna simulare in maniera convincente un orgasmo anche al tavolino di un ristorante, almeno con la voce. E anche se sappiamo che non è davvero necessario, molte di noi continuano a farlo in maniera più o meno occasionale. I motivi per cui si sceglie di non essere del tutto sincere a letto possono essere molto diversi, ognuno con i suoi pro e contro.

Perché si finge

A volte recitare è una maniera cortese di avviare un rapporto alla sua naturale conclusione, vuoi perché si è soddisfatte anche così o perché quella sera si avrebbe molta più voglia di fare altro. Qualche volta si finge per altruismo, per non ferire i sentimenti dell’altro e farlo sentire un buon amante o per il timore che possa annoiarsi nel rispettare i nostri tempi. Una piccola bugia bianca che in alcune situazioni può essere preferibile alla verità, a maggior ragione se si tratta di un rapporto occasionale, ma che non dovrebbe mai diventare la regola.

In alcuni casi la difficoltà a comunicare le proprie preferenze è così insormontabile che si preferisce recitare, evitando confessioni imbarazzanti o potenziali sensi di colpa. Sull’edizione americana di Vogue, la scrittrice e produttrice televisiva Karley Sciortino ammette che per anni l’orgasmo è stato per lei un concetto astratto, distante e inafferrabile. Da sola riusciva a raggiungerlo senza problemi, ma mai in coppia. E così per anni si è rassegnata a fingere, in modo da tutelare la propria autostima prima ancora che quella dei suoi partner.

Non si viene mai a comando

Eccitazione e piacere sono percorsi soggettivi, ma le aspettative sociali e culturali possono mettere sotto pressione chi non riesce a sentirsi come tutte le altre. Peccato che si tratti di una reazione involontaria e che non esistono tecniche infallibili per arrivarci, né tantomeno valide per tutte. A ulteriore conferma, la stessa Sciortino racconta di aver cominciato ad avere orgasmi durante i rapporti proprio quando ha smesso di sentirsi obbligata a fingere, proprio perché questo le ha permesso di iniziare a rilassarsi e a godersi davvero il momento.

Lo fanno anche gli uomini

Le donne non sono le uniche a simulare il piacere. In un articolo apparso su Psychology Today, lo psicologo e ricercatore David Wahl stima sulla base di recenti studi che a fingere almeno una volta nella vita sia un uomo su quattro, più o meno per ragioni analoghe. Chi soffre di eiaculazione precoce nasconde così il primo orgasmo (quello vero) e ne finge un altro con tempistiche più appropriate, ma c’è anche chi lo fa per nascondere il problema opposto.

Proprio come le donne, anche gli uomini possono fingere l’orgasmo come forma di incoraggiamento quando la partner o il partner è vicino al picco del piacere, oppure per non ferire i sentimenti dell’altra persona. E anche per loro può essere una strategia utilizzata per accelerare i tempi, in modo da mettere fine a rapporti poco soddisfacenti o potersi semplicemente dedicare ad altre attività, in quel momento più desiderabili.

Cos’è l’orgasm gap

Se per gli uomini fingere è quasi sempre una strategia, per molte donne è pura abitudine. Premesso che il piacere non si esaurisce con l’orgasmo, studi e indagini che hanno approfondito la questione rilevano l’esistenza di un divario di genere non trascurabile. Lo conferma tra gli altri uno studio americano pubblicato nel 2018 sulla rivista specialistica Archives of Sexual Behavior, mettendo a confronto le esperienze di uomini e donne di diverso orientamento sessuale. Mentre per gli uomini raggiungere l’orgasmo non è particolarmente difficile (è una conclusione ovvia per il 95% degli eterosessuali, seguiti dall’89% dei gay e dall’88% dei bisessuali), per le donne le percentuali variano parecchio, anche in relazione all’orientamento. Per le donne lesbiche la percentuale è sensibilmente più alta (86%), mentre per le donne bisessuali o eterosessuali si abbassa, assestandosi rispettivamente al 66% e al 65%.

Tra le diverse ipotesi formulate per rendere conto di questa differenza, i ricercatori hanno preso in considerazione anche i fattori socioculturali. Se il gap più marcato riguarda proprio le relazioni eterosessuali, non è un caso. La sessualità femminile è stata a lungo trascurata anche dalla scienza, mentre il piacere maschile è sempre stato dato per scontato. Chi si sente inadeguata perché non riesce a raggiungere l’orgasmo con la sola penetrazione – e quindi si rassegna a fingere – potrebbe scoprire che per la maggior parte delle donne è necessario un coinvolgimento più ampio.

A prescindere dall’orientamento, le intervistate concordano sul fatto che sia più facile averne uno quando il rapporto comprende baci appassionati, sesso orale o stimolazione diretta del clitoride. Non solo, scendendo nel dettaglio delle loro vite sessuale si scopre che le donne che hanno più orgasmi sono anche quelle che sembrano avere in generale un rapporto migliore con il sesso. Rispetto alle donne che fanno più fatica a raggiungere l’orgasmo, le donne che ne hanno di più sembrano avere in generale un rapporto migliore con il sesso, segno che il contesto è importante quanto la biologia. In media risultano più soddisfatte della loro relazione, sono abituate a comunicare di più con il partner o con la partner, ricevono più spesso sesso orale e sono propense a variare posizione, inscenare fantasie, indossare qualcosa che le faccia sentire sexy, fare battute maliziose o flirtare con il compagno o con la compagna.

Mai rassegnarsi

Non comunicare i propri desideri per paura di ferire i sentimenti dell’altro equivale a rassegnarsi all’insoddisfazione, una strategia che alla lunga potrebbe danneggiare il rapporto più di un confronto aperto e sincero. E apre anche ai sensi di colpa, soprattutto per chi fa davvero fatica a raggiungerlo. Difficile godersi il sesso quando si è sepolte sotto una montagna di “dovrei” e di “vorrei”. Anche per chi ha la fortuna di avere un partner o una partner disponibile a farsi guidare con consigli e richieste, i condizionamenti culturali possono incidere sul rapporto che si ha con il proprio corpo e sulla consapevolezza di sé. Per alcune il piacere è un tabù, o magari è considerato del tutto accessorio: fingere potrebbe diventare una via di fuga, un modo per non toccare un argomento scomodo o doloroso.

Uno dei contro da non sottovalutare è che in questo modo ci si preclude la possibilità di indagare le ragioni per cui è tanto difficile arrivarci. È successo alla scrittrice Naomi Wolf, che nel saggio Vagina. Una storia culturale (Mondadori) racconta di aver perso gradualmente sensibilità a causa di una compressione del nervo pudendo, di cui si è accorta proprio perché i suoi orgasmi erano cambiati radicalmente. Se si fosse semplicemente rassegnata, non l’avrebbe mai scoperto. E non avrebbe scritto il libro, in cui si è impegnata a descrivere la complessità e la variabilità dei meccanismi che regolano il piacere, nelle donne molto più che negli uomini.