Tumore ai testicoli: diagnosi, sintomi, cure

Il tumore ai testicoli è una neoplasia maligna che si sviluppa nei testicoli, comunemente riscontrata negli uomini giovani e di mezza età, e può presentarsi con sintomi come noduli indolori, gonfiore o dolore testicolare, richiedendo un trattamento tempestivo per migliorare la prognosi

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Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Il tumore ai testicoli è una neoplasia che origina a partire dalle cellule delle gonadi maschili, sia germinali sia non germinali. L’origine di questo processo non è semplice da individuare, ma studi clinici hanno evidenziato dei fattori o delle condizioni che ne aumentano il rischio, come il criptorchidismo, una familiarità per patologie neoplastiche, l’infertilità, il fumo di sigaretta.

Il processo neoplastico esordisce con la presenza di un rigonfiamento a livello dei testicoli che, solitamente, è di piccole dimensioni nelle fasi iniziali e può essere associato a dolore scrotale.  Se si riesce a diagnosticare precocemente, le possibilità di guarigione sono altissime grazie all’intervento chirurgico, alla chemio e – nei casi più gravi – alla radioterapia.

Cos’è il tumore ai testicoli

Il tumore ai testicoli non è una neoplasia molto comune e può essere localizzata in una o in entrambe le gonadi maschili o testicoli. I tumori al testicolo possono essere di differenti tipi, a seconda delle cellule da cui prende origine.

Se il tumore ha origine nelle cellule germinali (cioè quelle che producono spermatozoi) possiamo parlare di:

  • Seminomi: neoplasie dal decorso più favorevole. Le cellule germinali hanno una crescita incontrollata che comporta una trasformazione maligna e sono i tumori più frequenti negli uomini tra i 40 e i 50 anni. È possibile che coinvolgano nel processo anche alcune cellule non seminali, in questo caso possiamo parlare di forme germinali miste.
  • Non seminomi: possono includere diverse forme tumorali, come carcinomi embrionali, tumori del sacco vitellino, teratomi e coriocarcinomi.

I tumori testicolari che originano nelle cellule non germinali o stromali sono circa il 5% del totale. Di questi, fanno parte il tumore a cellule del Sertoli e il tumore a cellule di Leydig.

Il tumore ai testicoli è una patologia che riguarda l’1% di tutti i tumori che colpiscono gli uomini e rappresenta il 3-10% dei tumori a carico dell’apparato urogenitale maschile. Generalmente si sviluppa tra i 15 e i 44 anni, in particolare in soggetti caucasici. Sebbene la frequenza di questa neoplasia sia aumentata – inspiegabilmente – a dismisura negli ultimi anni, il tasso di mortalità è nettamente diminuito grazie ai grandi progressi nel suo trattamento.

Se diagnosticato tempestivamente, infatti, il tumore al testicolo risponde bene ai trattamenti. Sebbene tenda a colpire una sola gonade, è possibile che un uomo che abbia sofferto di tumore ad un testicolo possa svilupparlo in seguito anche nell’altro.

Epidemiologia del tumore ai testicoli

Dati epidemiologici hanno stimato una incidenza di 2.300 nuovi casi nella popolazione per l’anno 2020. Questo tumore colpisce più frequentemente la popolazione giovanile: è infatti il tumore più diffuso nella fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, mentre è molto raro che si manifesti dopo i 60. Stime italiane più recenti non sono disponibili, ma nel 2023 negli Stati Uniti si attendono circa 9.190 nuovi casi e circa 470 decessi. L’età media alla diagnosi si attesta intorno ai 33 anni, con una percentuale ridotta di casi tra i bambini e gli adolescenti (6 per cento) e tra gli adulti sopra i 55 anni (8 per cento).

Quali sono le cause?

Come spesso accade, le cause che portano allo sviluppo di questa neoplasia non sono ancora completamente chiarite. Esistono, tuttavia, alcuni fattori che aumentano il rischio, come ad esempio la sindrome di Klinefelter e altre patologie che vedono uno sviluppo anomalo del testicolo, l’infertilità e la presenza in famiglia di altre neoplasie. Possono concorrere allo sviluppo della neoplasia anche il criptorchidismo – cioè la mancata discesa nello scroto di uno o due testicoli – ma anche il vizio del fumo di sigaretta e un’elevata statura.

Sintomi e complicazioni del tumore ai testicoli

Il primo segno che indica la possibile formazione della neoplasia è un nodulo duro non doloroso alla palpazione dei testicoli. Le dimensioni sono variabili, può essere piccolo come un seme o della dimensione di un mandarino, anche se nella maggior parte dei casi è grande più o meno come un cecio. Sebbene non sia l’origine del dolore, in alcuni casi alla presenza della massa può associarsi una sintomatologia algica irradiata a tutto lo scroto ed un aumento del volume del testicolo, che potrebbero essere causati da un edema infiammatorio intratumorale.

Esistono anche altri sintomi che, nonostante non siano peculiari del tumore, non vanno trascurati, e sono:

  • rimpicciolimento del testicolo,
  • presenza di sangue nelle urine e nello sperma,
  • dolore nella parte inferiore dell’addome,
  • ginecomastia, o ingrandimento del tessuto mammario negli uomini.

Nonostante tutti i sintomi descritti, compresa la formazione di una piccola massa, siano segni importanti della possibile presenza del tumore, è opportuno rivolgersi tempestivamente al medico di medicina generale al comparire di uno o più segni: in caso di neoplasia, infatti, tanto più è tempestiva la diagnosi, tanto prima si riesce ad intervenire e più è probabile che le terapie conducano a un buon esito.

Seppure le probabilità di guarigione siano elevate, non va affatto sottovalutato: una neoplasia testicolare – se origina da determinati tessuti o non curata a dovere – può produrre metastasi, diffondendosi in altre parti del corpo (come fegato e polmoni).

Per tale motivo sarebbe opportuno eseguire un’autopalpazione periodica dello scroto alla ricerca di eventuali anomalie, in modo da intervenire il prima possibile.

Diagnosi del tumore ai testicoli

Una volta riconosciuti questi sintomi è bene rivolgersi al proprio medico. Inizialmente vi verranno poste alcune domande finalizzate ad individuare eventuali fattori di rischio e sintomi correlabili al tumore ai testicoli. Si passerà poi all’esame obiettivo, durante il quale lo specialista individuerà ed osserverà il rigonfiamento attraverso la palpazione scrotale.

A questo punto si dovrà confermare il sospetto con degli esami diagnostici: innanzitutto sarà necessario eseguire un’ecografia scrotale che consentirà di stabilire se ci troviamo di fronte a una massa solida o ad una raccolta di liquidi; si dovrà, poi, eseguire un prelievo di sangue per dosare i marker tumorali. Con questo termine si indicano quelle sostanze particolari che il tumore rilascia nel sangue.

I marcatori che si potrebbero ritrovare a livello ematico sono l’alfa-feto-proteina (AFP), la beta-HCG o lattico-deidrogenasi (LDH). Probabilmente sarà necessario effettuare una biopsia della massa che darà la conferma definitiva dell’eventuale presenza del tumore ai testicoli, prelevando una piccola porzione di tessuto per osservarla al microscopio, al fine di individuare la presenza di cellule neoplastiche.

Ad integrazione diagnostica, oltre che per finalità connesse alla stadiazione della neoplasia, sarà necessario eseguire una radiografia del torace, una TC od una RMN.

Ovviamente, la gravità del tumore può essere variabile e dipende dalle caratteristiche che possiede: in particolare si considerano la grandezza della massa e la capacità di diffusione delle cellule tumorali. Riscontriamo 4 stadi:

  • Stadio 1: quando il tumore è limitato al testicolo affetto.
  • Stadio 2: in questo caso il tumore interessa il testicolo e i linfonodi in prossimità dello scroto (quelli dell’addome e della zona pelvica).
  • Stadio 3: il tumore ha prodotto metastasi nei linfonodi del torace.
  • Stadio 4: è lo stadio più grave del tumore. Il processo di metastasi ha interessato non solo i linfonodi ma anche organi come i polmoni e il fegato.

Si capisce, dunque, la necessità di una diagnosi tempestiva, che consenta di trattare il tumore testicolare con ottimi risultati: il 90% dei pazienti guarisce del tutto dopo l’intervento. Inoltre, è possibile che con una diagnosi precoce si renda necessario un solo ciclo di chemioterapia – detto di sorveglianza – mentre in fase avanzata potrebbero essere necessari più cicli di chemioterapia associati anche alla radioterapia, con tutti gli effetti collaterali del caso.

Si è riscontrato che nel 25-30% dei pazienti guariti avvenga– entro i due anni dall’intervento – una ricaduta. Per questo, durante questo intervallo di tempo, il medico stabilirà un piano terapeutico di controllo, con esami diagnostici periodici, prima più ravvicinati (in genere ogni 3 mesi nel primo anno) poi più diradati con il passare del tempo (ogni 6 mesi il secondo anno e una volta l’anno a partire dal terzo anno post-intervento).

I trattamenti del tumore ai testicoli

L’unico modo per curare definitivamente il tumore al testicolo è un intervento chirurgico chiamato orchiectomia, ovvero la rimozione del testicolo interessato. Questa operazione si esegue in anestesia totale: si pratica una piccola incisione a livello inguinale, tale da permettere la fuoriuscita del testicolo. Se il paziente lo richiede – più che altro per una questione estetica – il chirurgo può inserire al posto del testicolo rimosso una protesi artificiale in silicone.

A seguito dell’intervento – a seconda della gravità della neoplasia – è possibile che si decida di asportare anche i linfonodi addominali e si renda necessario eseguire uno o più cicli di chemioterapia e, eventualmente, anche dei cicli di radioterapia. In questo modo, infatti, è possibile eliminare definitivamente le cellule tumorali dall’organismo. L’intervento di rimozione dei linfonodi non presenta particolari controindicazioni, anche se in alcuni casi può presentare un disturbo noto come eiaculazione retrograda.

La chemioterapia consiste nella somministrazione di farmaci capaci di uccidere tutte le cellule in rapida riproduzione, tra cui quelle tumorali. La radioterapia invece sottopone il paziente a diversi cicli di radiazioni ionizzanti che hanno l’obiettivo di distruggere le cellule del tumore. Queste cure, sebbene necessarie, hanno diversi effetti collaterali, come nausea, diarrea, spossatezza, senso di fatica, perdita dei capelli e vulnerabilità ad altre infezioni. Nel caso in cui il tumore dovesse essere bilaterale, verranno asportati entrambi i testicoli: sarà poi necessaria una cura ormonale per ripristinare la capacità di erezione ma sarà impossibile ripristinare la fertilità. Invece, nel caso di asportazione di un solo testicolo la libido e la fertilità del paziente rimangono invariate.

Prevenzione

Non esistono efficaci tecniche di prevenzione del tumore al testicolo.

Data la giovane età della popolazione a rischio, va sottolineata piuttosto l’importanza dell’autopalpazione del testicolo, con attenzione verso qualsiasi modifica dell’anatomia o della forma dello scroto. Adulti e ragazzi dovrebbero conoscere dimensioni e aspetto dei loro testicoli, esaminandoli almeno una volta al mese dopo un bagno caldo, cioè con il sacco scrotale rilassato. Ogni testicolo andrebbe esaminato facendolo ruotare tra pollice e indice alla ricerca di noduli anomali, che dovrebbero essere immediatamente fatti esaminare dal medico. Questa abitudine può consentire una diagnosi precoce.

Gli individui che presentano i fattori di rischio illustrati in precedenza dovranno, evidentemente prestare ancora più attenzione.

Fonti bibliografiche:

  • AIRC, Tumore dei testicoli