Streptococco, perché mette a rischio anche i reni e come causa la glomerulonefrite

Dopo la pandemia sono aumentate le infezioni da streptococco con conseguente raddoppio dei casi di glomerulonefrite acuta: rischi e conseguenze

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Mal di gola. Tosse. Tonsille arrossate. Magari qualche linea di febbre. Quando si parla di infezione da streptococco, il pensiero corre subito ai problemi di gola. Ma attenzione. Non bisogna pensare che i batteri riescano comunque a stabilirsi sempre in un’unica parte del corpo. A volte possono determinare problemi anche in altre aree dell’organismo.

Così, nei bambini, non bisogna sottovalutare i rischi per i reni. Perché in agguato può esserci una glomerulonefrite acuta. Questa condizione, se non riconosciuta e affrontata correttamente, può anche favorire lo sviluppo della malattia renale cronica. Per questo, di fronte all’aumento dell’incidenza e invasività delle infezioni streptococciche che si è registrato nell’ultimo anno, i nefrologi italiani lanciano un appello a non sottovalutare i sintomi che potrebbero segnalare la presenza di questa condizione nei bambini.

Alcuni studi retrospettivi eseguiti  a Milano, Varese, Napoli e in Emilia-Romagna e presentati all’ultimo congresso della società Italiana di Nefrologia Pediatrica (SINePe) dimostrano infatti che, nell’ultimo anno, nella popolazione pediatrica, sono raddoppiati i casi di glomerulonefrite acuta, strettamente correlati all’aumento delle infezioni da streptococco.

Cos’è la glomerulonefrite acuta

La glomerulonefrite acuta è caratterizzata da presenza di sangue nelle urine (ematuria anche microscopica, ovvero rilevabile solo con l’esame delle urine), diuresi scarsa (escrezione di urine inferiore a 500/millilitri al giorno), gonfiore del viso o delle gambe (edemi).

Un campanello d’allarme è il cambiamento nel colore delle urine, che si presentano in genere più scure. Altro sintomo precoce della glomerulonefrite acuta è l’ipertensione arteriosa. “In alcuni casi – spiega Stefano Bianchi, Presidente della Società Italiana di Nefrologia – la glomerulonefrite si presenta con sindrome nefritica, insufficienza renale rapidamente progressiva e necessità di terapia dialitica.

In questa casistica minoritaria si potrebbero quindi presentare i sintomi tipici di questa condizione, come la fatica dovuta ad anemia, le alterazioni del sonno, i crampi muscolari notturni, la riduzione dell’appetito, la nausea e il vomito. In presenza di tali sintomi è necessario rivolgersi tempestivamente allo specialista per le indagini di approfondimento. Le glomerulonefriti sono infatti tra le cause di Malattia Renale Cronica (MRC), patologia aumentata progressivamente negli ultimi decenni che oggi colpisce 850 milioni di persone e che entro il 2040 rappresenterà la quinta causa di morte nel mondo”.

Cosa succede con lo streptococco

In concomitanza con la pandemia di SARS-CoV-2, ovvero da marzo 2020 e per tutto il biennio successivo, come riportano le Società Scientifiche SIN e SINePe, si è assistito a una netta diminuzione del numero di ospedalizzazioni dei bambini con glomerulonefrite acuta che può essere imputata alle misure di contenimento adottate in fase pandemica.

Secondo Andrea Pasini, Presidente della Società Italiana di Nefrologia Pediatrica, Responsabile Programma di Nefrologia e Dialisi, UO Pediatria, Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna, “nel corso dell’ultimo anno, però, c’è stata un’inversione di tendenza importante, con un aumento esponenziale dell’incidenza delle glomerulonefriti acute post-infettive in età pediatrica, sia rispetto al biennio coinvolto nella pandemia da SARS-CoV-2, sia rispetto al biennio precedente. Le glomerulonefriti più recenti, inoltre, sembrano caratterizzate da più alti livelli di proteinuria e maggior rischio di insufficienza renale acuta”.

Questi dati risultano in accordo con quanto riportato in letteratura riguardo l’aumentata incidenza ed invasività delle infezioni streptococciche nel periodo post-pandemico, dovuto probabilmente a co-infezione con virus respiratori e agli interventi non farmacologici messi in atto durante la pandemia, che hanno avuto un impatto negativo sull’immunità della popolazione pediatrica.

“Sebbene si tratti di uno studio con limiti dovuti alla ristrettezza del campione di riferimento- continua Pasini- è evidente che i casi sono più che raddoppiati nel 2023, caratterizzati dallo sviluppo di complicanze per quasi 1 paziente su 10 e da un’età d’esordio risultata complessivamente maggiore”.