Sindrome del tunnel cubitale: cos’è, sintomi, cure

La sindrome del tunnel cubitale è una neuropatia da compressione del nervo ulnare al gomito, che causa dolore, intorpidimento e debolezza nella mano e nelle dita

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

La sindrome del tunnel cubitale è una patologia che colpisce il nervo ulnare, e che consiste nella sua compressione o trazione. Chi ne soffre avverte un dolore al gomito che può avere una intensità più o meno forte.

Questa patologia può essere causata dalla continua ripetizione di alcuni movimenti o dall’assunzione di posture scorrette e viene in genere trattata con una terapia conservativa ma può necessitare di un intervento di decompressione chirurgica nei casi più severi.

Riconoscere la sindrome del tunnel cubitale per tempo è fondamentale per un pronto intervento, che possa evitare il peggiorare dei sintomi e il cronicizzarsi del disturbo.

Cos’è la sindrome del tunnel cubitale

La sindrome del tunnel cubitale è una neuropatia da intrappolamento (o sindrome canalicolare periferica), e dunque un’infiammazione a carico di un nervo periferico nel punto in cui passa attraverso un canale anatomico, tra le ossa e i legamenti oppure all’interno di un’articolazione. Le neuropatie da intrappolamento sono diverse, e possono riguardare diversi segmenti corporei, in particolare il gomito, il polso, il polpaccio ed il piede. La sindrome del tunnel cubitale interessa il nervo ulnare nel suo decorso attraverso l’aponeurosi omero-ulnare, o tunnel cubitale, al di sotto del gomito. Il tunnel cubitale è formato dagli archi tendinei dei due capi del muscolo flessore ulnare del carpo.

Il nervo ulnare è un nervo sensitivo-motorio dell’arto superiore che si estende tra il plesso brachiale e la mano, attraversando braccio e avambraccio. Esso contiene fibre nervose delle radici spinali C8 e T1, e controlla alcuni muscoli dell’avambraccio e parte della muscolatura intrinseca della mano. Inoltre, è responsabile dell’innervazione sensitiva del V dito e della metà ulnare del IV dito. Con la sua funzione motoria che sensitiva, è il più grande nervo non protetto del corpo umano (un termine, questo, che indica il non-rivestimento da parte di muscoli o porzioni ossee).

Le problematiche al nervo ulnare non sono così infrequenti: può subire lesioni, compressioni, e veder dunque modificare anche in modo serio sia la sua funzione sensitiva che la sua funzione motoria. A seconda di dove l’infortunio avviene si manifesta una particolare sintomatologia.

Cause della sindrome del tunnel cubitale

Le cause della sindrome del tunnel cubitale sono:

  • la pressione: non essendo “protetto”, la pressione diretta (come appoggiare il braccio su di un bracciolo) può comprimere il nervo facendo sì che il braccio e la mano, in particolare l’anulare e il mignolo, “si addormentino”;
  • la trazione: se si tiene il gomito piegato a lungo, il nervo può subire una trazione dietro il gomito (una condizione, questa, che si manifesta soprattutto durante il sonno o durante interventi chirurgici che prevedano l’adozione prolungata di posture anomale);
  • l’anatomia: può succedere che il nervo ulnare non rimanga nella posizione corretta e “scatti” avanti e indietro su una protuberanza ossea quando il gomito si sposta (come a compiere uno “schiocco”). Altre volte, i tessuti molli posti al di sopra si ispessiscono impedendogli di funzionare correttamente;
  • un trauma;
  • l’artrosi del gomito;
  • una postura scorretta mantenuta troppo a lungo: succede spesso a chi passa moltissimo tempo al telefono o a chi dorme con il gomito sotto il cuscino;
  • una crescita anormale del gomito;
  • un’intensa attività fisica, come nel caso del baseball (il movimento rotatorio necessario al lancio può danneggiare i delicati legamenti del gomito).

Ad essere maggiormente colpiti dalla sindrome sono i soggetti maschi di mezza età, in particolar modo colore che abbiano subito una lussazione del gomito o una frattura o se soffrono di tendinite.

Sintimi della sindrome del tunnel cubitale

La sintomatologia tipica della sindrome del tunnel cubitale consiste in dolore e intorpidimento al gomito e formicolio all’anulare e al mignolo. Rispetto ad altre neuropatie compressive, come ad esempio il tunnel carpale, la sintomatologia motoria è più frequente e prominente. Dal momento che molti muscoli della mano sono innervati dal nervo ulnare, vi sarà perdita di destrezza e diminuita forza della prensione e della pinza. Inoltre, vi potrà essere atrofia dell’eminenza ipothenar. Nei casi più gravi, può esservi una deformità della mano con flessione del IV e V dito, per debolezza dei muscoli estensori (“mano benedicente” o “artiglio ulnare”).

Altri sintomi motori possono essere:

  • ridotta capacità di toccare il pollice con il mignolo
  • debolezza a livello dell’anulare e del mignolo
  • diminuzione della presa della mano

I sintomi sensitivi di solito rimangono localizzati alla mano.

Diagnosi della sindrome del tunnel cubitale

Spesso lo specialista è in grado di diagnosticare la sindrome del tunnel cubitale con il solo esame obiettivo, facendo pressione sul nervo ulnare: il paziente che ne soffre avverte alla pressione una sorta di scossa dall’avambraccio al mignolo. Quando la patologia raggiunge un livello più grave, alla vista è possibile notare la mano “ad artiglio” con mignolo e anulare piegati verso il palmo (tuttavia, questa sintomatologia è tipica anche della sindrome del canale di Guyon).

Una volta diagnosticata la sindrome, per avere la completa certezza che il paziente ne sia affetto il medico può ordinare l’elettromiografia, un esame che consente di valutare quanto le radici nervose e i nervi siano in sofferenza e di individuare se siano presenti lesioni ai tronchi nervosi.

Nel corso dell’esame viene misurata la velocità di conduzione di uno stimolo elettrico lungo il nervo attraverso uno stimolatore superficiale posto sul nervo, e alcuni elettrodi posizionati sui muscoli. Inserendo un elettrodo ad ago nel muscolo, dapprima a riposo e poi in fase di contrazione, si rilevano invece l’attività elettrica spontanea, l’ampiezza e la durata dei potenziali elettrici muscolari.

Trattamenti e cura del tunnel cubitale

Se la sindrome del tunnel cubitale è nella sua manifestazione iniziale, e l’elettromiografia rivela una pressione minima sul nervo ulnare, in genere non vengono prescritti specifici trattamenti. Per alleviare i sintomi è sufficiente evitare di fare pressione sul gomito durante le attività quotidiane e immobilizzarlo con un tutore la notte.

I casi più seri, che resistono alla terapia conservativa, richiedono invece l’intervento chirurgico: durante l’operazione il nervo viene liberato dalle compressioni esterne ma – se il paziente soffre di una forma seria di atrofia muscolare – il recupero completo della sua funzionalità è escluso. Sottoponendosi all’intervento, tuttavia, si scongiura il peggiorare della compressione che potrebbe sfociare anche in una paralisi dei muscoli legati al nervo ulnare.

Due sono le modalità con cui il chirurgo può intervenire:

  • decompressione in situ: il nervo viene decompresso ma lasciato nella sua sede. Questo intervento consiste nel liberare il nervo ulnare senza spostarlo da una posizione all’altra, eliminando i vincoli anatomici che causano la compressione. Attraverso una piccola incisione, il chirurgo seziona la fascia che copre il nervo, ampliando lo spazio per ridurre la pressione. Questo metodo è meno invasivo rispetto ad altre procedure come la trasposizione del nervo e tende a garantire una rapida ripresa e una diminuzione del rischio di complicazioni post-operatorie. La decompressione in situ è particolarmente indicata nei casi in cui la compressione è meno severa e il nervo non subisce dislocazioni significative durante i movimenti del gomito.
  • decompressione con trasposizione anteriore, che può avvenire con anteposizione sottocutanea, intramuscolare e sottomuscolare ed è consigliata in specifici casi (es. lussazione del nervo ulnare, traumatismi scheletrici ecc.).

Successivamente all’operazione viene applicato un bendaggio e, se necessario, un tutore. L’immobilizzazione può durare dalle 48 ore a fino a tre settimane, successivamente alle quali il paziente – con opportuni esercizi – lavora per recuperare gradualmente il movimento.

Fonti bibliografiche: