Risonanza magnetica mammaria: a cosa serve

La risonanza magnetica mammaria è un esame diagnostico avanzato che utilizza un potente campo magnetico e onde radio per produrre immagini dettagliate del tessuto mammario

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Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Pubblicato: 29 Aprile 2024 10:44

Sono molti gli esami esistenti per individuare e diagnosticare problematiche legate al seno. La risonanza magnetica mammaria, però, è l’indagine di imaging più accurata in assoluto, spesso complementare ad altri test effettuati in precedenza.

Che cos’è la risonanza magnetica mammaria

Si parla di RMM, cioè di risonanza magnetica mammaria, per indicare quell’esame di diagnostica per immagini che sfrutta un campo magnetico a elevata intensità e onde di radiofrequenza per osservare a fondo la struttura del seno, compresa la sua vascolarizzazione.

È un tipo di esame molto più preciso e dettagliato di altri perché consente di riprodurre immagini tridimensionali delle mammelle in tutta la loro complessità, e di scovare anche il più piccolo nodulo o la minima alterazione. RMM è anche meno invasiva rispetto a alcune tecniche diagnostiche utilizzate e non comporta il rischio dell’esposizione ai raggi X.

Quando serve la risonanza magnetica mammaria

Questo tipo di controllo, però, non rappresenta un’indagine primaria. Solitamente infatti si arriva alla RMM dopo aver già effettuato altri esami, come l’ecografia mammaria o la mammografia, perché rappresenta il test in assoluto più sensibile in ambito senologico. In più RMM è una procedura costosa rispetto ad altri test di screening e porta con se una grande complessità e limiti interpretativi.

Non è da considerarsi un semplice test di screening ma è piuttosto indicato per alcune pazienti con una storia personale ben precisa. Tra queste abbiamo:

  • donne con una storia di tumore mammario famigliare, quindi predisposte geneticamente, con o senza gene BRCA
  • donne con sospetta malattia plurifocale e pluricentrica
  • donne la cui diagnosi resta indefinita
  • donne che registrano discrepanza tra le indagini diagnostiche e la storia clinica
  • donne in cui si sospetta la rottura delle protesi

Più nello specifico, i campi di utilizzo della risonanza magnetica alla mammella sono:

  • indagine per familiarità al carcinoma mammario
  • ricerca di un tumore primario sospetto mammario in presenza di metastasi, tipicamente ai linfonodi
  • nel caso di diagnosi di carcinoma e in vista di una chirurgia conservativa (cioè quadrantectomia, asportazione di un solo quadrante del seno), ricerca di multicentricità, bilateralità e multifocalità
  • valutazione degli esiti di trattamenti chemio o radioterapici di tumori alla mammella
  • valutazione del post operatorio dopo intervento conservativo, per riconoscere le recidive dal tessuto cicatriziale
  • difficoltà nel giungere a una diagnosi dopo altri esami, come ecografia mammaria e mammografia

Risonanza magnetica al seno con mezzo di contrasto

Il principale vantaggio dell’RMM è che permette di distinguere i tumori di origine benigna da quelli maligni. Non solo è in grado di individuare anche i noduli più piccoli, impossibili da captare con la palpazione o gli altri esami diagnostici, ma grazie al mezzo di contrasto che irrora i vasi sanguigni la risonanza magnetica al seno è capace di mostrare i carcinomi maligni, in quanto diversamente vascolarizzati rispetto al tessuto mammario sano.

In questo senso, si tratta di uno strumento capace di individuare precocemente anche i tumori più piccoli, sfuggiti invece a ecografia e mammografia.

La risonanza magnetica alla mammella senza contrasto viene invece utilizzata per lo studio degli impianti protesici inseriti a scopo estetico o in seguito a operazioni di ricostruzione da intervento oncologico, per valutarne l’integrità ed eventuali alterazioni.

Come prepararsi alla risonanza magnetica mammaria

Come per molte altre risonanze, è necessario sottoporsi alla risonanza magnetica al seno completamente a digiuno da almeno sei ore, in particolare se è previsto l’utilizzo del mezzo di contrasto. A seconda quindi del motivo per cui il medico ha prescritto l’esame, è bene chiedere alla struttura che lo esegue quali siano le norme di preparazione.

Per ricevere il liquido di contrasto è necessario, solitamente, sottoporsi in via preventiva a una serie di analisi del sangue, in particolare quelli relativi alla funzionalità epatica e renale. I soggetti allergici dovrebbero parlarne col medico ed effettuare ulteriori test, anche se è possibile, grazie a una procedura specifica e a trattamenti preventivi, effettuare la risonanza magnetica mammaria con contrasto anche nel caso di allergia.

È inoltre importante comunicare al medico l’eventuale presenza di clip metalliche, pacemaker o altri oggetti che potrebbero entrare in conflitto con il campo magnetico utilizzato per l’acquisizione delle immagini. Il giorno dell’esame, poi, bisogna togliere gioielli, piercing e altro (è invece consentito l’apparecchio ortodontico).

Come si svolge la risonanza magnetica mammaria

Il giorno dell’esame, la paziente viene sottoposta a un questionario, poi preparata per posizionarsi sul lettino, dove riceve il mezzo di contrasto per via endovenosa. A differenza di altre RMN, nel caso della risonanza al seno è necessario sdraiarsi sul lettino in posizione prona, cioè a pancia in giù. Il seno viene posizionato in due grosse coppe concave che fanno parte di una speciale bobina che avvolge entrambe le mammelle al fine di consentire un’acquisizione delle immagini più netta e precisa.

Quando è tutto pronto, il lettino viene fatto scivolare all’interno del tubo che contiene il magnete e che permette di acquisire le immagini. Qualora la paziente soffrisse di claustrofobia, potrebbe essere previsto l’utilizzo di un leggero sedativo. È importante, comunque, restare completamente immobili per tutta la durata dell’esame, altrimenti le immagini non saranno definite. La durata del test è di circa mezzora, in cui la paziente resta sempre in contatto col personale sanitario.

Purtroppo non è possibile effettuare una RMM aperta: la risonanza magnetica aperta ha generalmente un campo magnetico statico di intensità limitata, mentre per esami come la risonanza al seno è necessario un campo magnetico alto che permetta di avere immagini più particolareggiate.

La risonanza magnetica al seno è indolore e innocua, non prevede l’uso di radiazioni, al contrario della TAC, e dopo l’esame si può tornare alle proprie attività, solitamente dopo un breve periodo di osservazione dovuto all’iniezione del mezzo di contrasto.

Risultati della risonanza magnetica mammaria

Interpretare i risultati della risonanza magnetica mammaria è un lavoro molto complesso. Spesso, infatti, il medico radiologo acquisisce immagini prima della somministrazione del mezzo di contrasto e dopo averlo somministrato per poterle mettere a confronto. Si tratta di un distretto anatomico particolare che richiede un esame accurato dei risultati, che solitamente, quindi, non possono essere pronti con urgenza.

Una volta ottenuto il referto, si dovrà consegnare al medico che ha prescritto la RMM per una valutazione più accurata e soprattutto per ricevere una diagnosi definitiva.

La risonanza magnetica mammaria è un esame di diagnostica per immagini rivolto a donne con una storia clinica particolare. Molte volte è successivo all’ecografia mammaria o alla mammografia, ed è particolarmente utile per la ricerca di tumori mammari primari in caso di presenza di metastasi. Si tratta di un esame non doloroso e innocuo, che però prevede il più delle volte la somministrazione di un mezzo di contrasto.

La direzione della ricerca

I più recenti avanzamenti nel campo di risonanza magnetica del seno includono:

  1. Imaging molecolare: L’uso di agenti di contrasto specifici e di sequenze di imaging avanzate permette di ottenere informazioni molecolari e funzionali sulle lesioni mammarie, migliorando la capacità di differenziare tra tessuto normale e patologico.
  2. Intelligenza artificiale (AI): L’integrazione di algoritmi di intelligenza artificiale nell’interpretazione delle immagini della RMM può migliorare la precisione e l’efficienza nella rilevazione e caratterizzazione delle lesioni mammarie, consentendo una diagnosi più rapida e accurata.

Fonti bibliografiche: