A che cosa serve e quando si fa la risonanza magnetica encefalo

La risonanza magnetica encefalo è un esame diagnostico che utilizza campi magnetici per produrre immagini dettagliate del cervello e delle strutture adiacenti

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Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Pubblicato: 7 Maggio 2024 12:33

La risonanza magnetica all’encefalo, o risonanza magnetica encefalo, è un esame diagnostico che utilizza i campi magnetici per individuare vari tipi di disturbi che colpiscono la zona dell’encefalo. Gli specialisti la prescrivono per la diagnosi e lo studio di ictus cerebrale, tumori, formazioni benigne, emorragie cerebrali, sclerosi multipla e malattie degenerative del sistema nervoso. Si tratta di un esame preciso e sicuro, non doloroso e in grado di individuare alterazioni in una zona difficile da esaminare con altri sistemi.

Cos’è la risonanza magnetica encefalo

Il nome corretto di questo esame è risonanza magnetica nucleare. Nel caso della risonanza magnetica encefalo, l’esame si effettua sulla parte del sistema nervoso che è completamente contenuta nella scatola cranica. La risonanza magnetica, sfruttando l’azione dei campi magnetici su organi e tessuti, produce immagini tridimensionali dettagliate di cervello, diencefalo, tronco encefalico e cervelletto.

Permette di individuare ictus anche piccoli, aneurismi cerebrali ed emorragie. Può fare diagnosi di tumore cerebrale individuando le varie tipologie e permettendo un intervento tempestivo e mirato. Documenta le infiammazioni del cervello dovute a infezioni, per esempio le encefaliti.

Viene impiegata per approfondire mal di testa del quale non si comprende l’origine, oltre a vertigini, crisi epilettiche, sbalzi d’umore immotivati. Gli specialisti possono suggerire la risonanza magnetica encefalo anche in caso di malattie neurodegenerative, come il Parkinson.

Funzionamento

Il dispositivo che effettua la risonanza magnetica encefalo non utilizza le radiazioni, come succede per la Tac, bensì l’azione dei campi magnetici. Il macchinario è infatti provvisto di un grande magnete, montato internamente al dispositivo stesso.

Quando il paziente attraversa il campo magnetico, mentre il macchinario è in funzione, gli atomi di idrogeno presenti nelle strutture dell’encefalo vanno incontro a modificazioni, ruotando sul proprio asse. Una volta che il campo magnetico si interrompe, gli atomi di idrogeno riprendono il loro orientamento iniziale e, così facendo, rilasciano una grande quantità di energia. L’apparecchiatura per la risonanza capta l’energia, che è poi rielaborata e trasformata in dati numerici, quindi in immagini 3D altamente precise.

Gli usi particolari della risonanza magnetica encefalo

Esistono anche applicazioni particolari della risonanza magnetica encefalo, che si affiancano alla metodica classica. Il cervello è infatti un organo estremamente complesso e ha necessità di essere indagato in modo approfondito, anche durante la sua attività. Si parla allora di risonanza magnetica encefalo di tipo funzionale, quando l’esame viene effettuato mentre il paziente esegue un determinato compito.

Per esempio, legge un testo, parla, riflette, risponde a domande. Nel frattempo si svolge l’esame che permette di valutare le funzioni delle varie aree durante le diverse attività. L’angio-risonanza magnetica encefalo è invece una particolare applicazione di questo esame, che studia il flusso sanguigno all’interno delle arterie e delle vene che irrorano le strutture cerebrali. Permette quindi di individuare alterazioni responsabili di vari disturbi.

Prepararsi alla risonanza magnetica

Se per effettuare la risonanza magnetica encefalo non si usa il mezzo di contrasto, non si osserva alcuna preparazione particolare. È necessario sentirsi in salute e portare con sé altri esami effettuati in precedenza sul disturbo per il quale si sta indagando. Prima dell’esame si tolgono gli oggetti in metallo o i monili come piercing, orecchini, anelli e altri oggetti di questo tipo.

Il paziente firma il consenso informato. In alcuni casi lo specialista che ha in cura la persona prescrive la risonanza magnetica encefalo con mezzo di contrasto. È un sistema che permette di individuare le alterazioni del flusso sanguigno e dei tessuti molli con elevata precisione.

La somministrazione del mezzo di contrasto richiede che il paziente si presenti all’esame a digiuno da 6-8 ore. È inoltre necessario che la persona non abbia problemi di insufficienza renale. Per questo si deve portare l’esame della creatinina effettuato in tempi recenti.

Come avviene la risonanza magnetica encefalo

Se la risonanza magnetica encefalo si esegue con mezzo di contrasto, il radiologo utilizza di solito una sostanza liquida a base di gadolinio. Lo inietta con un catetere sottile in una vena del braccio. Si attende qualche minuto in modo che faccia effetto, quindi si procede.

Il personale fornisce tappi per le orecchie, oltre a una cuffia per attutire il rumore prodotto dall’apparecchiatura, che può causare qualche fastidio nelle persone più sensibili. Il paziente deve togliere i propri abiti e indossare un camice monouso che gli viene fornite al centro.

Il paziente si accomoda sul lettino, che scorre in senso orizzontale fino ad attraversare il magnete. Nel frattempo, è importante che la persona resti il più possibile immobile. Una risonanza magnetica encefalo ha una durata variabile tra i 15 e i 45 minuti circa.

Cosa ricordare per la risonanza magnetica encefalo

Il dispositivo che effettua la risonanza magnetica encefalo ha una forma piuttosto chiusa. Può quindi causare problemi di ansia e claustrofobia nei soggetti più sensibili, soprattutto se l’esame si prolunga un po’. In questi casi può rendersi necessaria la somministrazione di un farmaco sedativo.

In alcuni centri è possibile effettuare la risonanza magnetica encefalo “aperta”, ossia con particolari apparecchiature ampie che non causano claustrofobia. Il paziente durante l’esecuzione dell’esame può parlare con l’operatore e sente la sua voce che gli fornisce indicazioni per l’ottimale riuscita della risonanza stessa.

Inoltre, è estremamente importante non muovere la testa. Anche il movimento minimo può compromettere la qualità delle immagini e rendere difficile l’interpretazione dei risultati da parte del radiologo.

Cosa succede dopo l’esame

Una volta terminato l’esame, il paziente si riveste e recupera i propri oggetti personali. Può tornare a casa subito e in modo autonomo. Se invece ha assunto il sedativo per i problemi di claustrofobia, deve attendere qualche minuto presso il centro di radiologia. Inoltre è opportuno che non si metta al volante.

Per eliminare il mezzo di contrasto è necessario assumere almeno due litri di acqua nelle 24 ore successive alla risonanza. Il referto dell’esame è disponibile tre o quattro giorni dopo. Se il medico curante ha necessità di accertare un problema piuttosto urgente, si può richiedere la consegna immediata.

Controindicazioni della risonanza magnetica encefalo

Un esame come la risonanza magnetica encefalo non presenta rischi, a patto che non sussistano particolari condizioni.

Si tenda a non prescrivere questo esame alle donne in gravidanza soprattutto in alcuni momenti specifici, per esempio, durante il primo trimestre, quando gli organi del feto sono in fase di sviluppo, solitamente si cerca di evitare qualsiasi procedura di imaging non necessaria, inclusa la RM encefalo. Dopo il primo trimestre, in alcuni casi il medico potrebbe dover eseguire un esame di imaging; in tali situazioni, la risonanza magnetica è decisamente preferibile.

Un’altra controindicazione è l’allergia grave al gadolinio presente nel mezzo di contrasto, che non si controlla nemmeno con la somministrazione di farmaci antiallergici. Non possono effettuare l’esame i portatori di protesi in metallo, pacemaker cardiaci, impianti acustici in metallo, neurostimolatori, a meno che non sono compatibili con MR.

Fonti bibliografiche: