Il termine “reumatismi” si riferisce a un insieme eterogeneo di condizioni che si manifestano principalmente con infiammazione in varie strutture del sistema muscoloscheletrico, come articolazioni, legamenti, tendini, ossa e muscoli; in casi meno frequenti, l’infiammazione può anche interessare organi interni.
Nella pratica medica contemporanea, “reumatismo” è un’espressione di uso comune ma non tecnico, dato che non corrisponde a una specifica diagnosi clinica. Gli specialisti preferiscono evitare il termine a causa della sua natura vaga e potenzialmente fuorviante, che può generare incomprensioni.
A causa delle variazioni dialettali e culturali, il significato di “reumatismo” può variare notevolmente. In alcune regioni, per esempio, può alludere alla fibromialgia, mentre in altre si riferisce all’artrite. È preferibile adottare denominazioni più precise quali “disturbi reumatici” o “malattie reumatiche” per descrivere queste condizioni infiammatorie, in modo da garantire chiarezza e precisione nella comunicazione medica. Tra i più comuni disturbi reumatici – attualmente se ne conoscono più di cento – ritroviamo:
- Spondilite anchilosante: una forma di artrite della colonna vertebrale ad eziologia probabilmente autoimmune che colpisce soggetti geneticamente predisposti.
- Dorsopatia: stato doloroso aspecifico che interessa la colonna vertebrale.
- Cervicalgia, quando il dolore interessa solo la parte superiore (cervicale) della colonna vertebrale.
- Borsite e tendinite: dolore dovuto all’infiammazione di strutture quali le borse sierose e i tendini, diffuse in tutto il corpo; pertanto, si può soffrire di borsite/tendinite alle spalle, ai polsi, alle gambe, alle ginocchia, alle caviglie, alle anche.
- Tenosinovite: quando si forma del liquido infiammatorio all’interno delle guaine dei tendini.
- Capsulite, quando il dolore interessa l’articolazione e la sua capsula articolare.
- Fibromialgia: sindrome reumatica ad eziologia sconosciuta che causa un aumento della tensione muscolare diffusa a tutto il corpo.
- Osteoartrosi: malattia degenerativa che interessa la cartilagine delle articolazioni.
- Artrite psoriasica: artrite infiammatoria cronica spesso associata alla comparsa di psoriasi.
- Febbre reumatica: malattia infiammatoria acuta legata a infezione di alcuni tipi di Streptococco.
- Artrite reumatoide: poliartrite infiammatoria cronica.
- Connettiviti (Lupus eritematoso sistemico, Sclerodermia, Sindrome di Sjögren): malattie croniche sistemiche di tipo autoimmune.
- Arterite temporale e polimialgia reumatica: malattie reumatiche spesso associate tra loro che interessano rispettivamente le arterie temporali e il cingolo scapolare/pelvico.
L’incidenza delle malattie reumatiche è piuttosto elevata: possono colpire i pazienti a qualsiasi età – sono quindi compresi anche i bambini – e in genere registrano una maggior incidenza nei pazienti di sesso femminile.
I sintomi più comuni attraverso cui si manifestano le malattie reumatiche precedentemente elencate dipendono dalle sede che viene di volta in volta interessata.
- Se i disturbi reumatici colpiscono ossa, muscoli e legamenti, il paziente che ne è affetto potrà lamentare la presenza dolori muscolari e articolari persistenti, uniti ad una diffusa rigidità articolare e, nei casi più gravi, anche tumefazione articolare.
- Se i disturbi reumatici coinvolgono invece organi interni (come avviene principalmente nelle connettiviti), il paziente potrebbe lamentare sintomi variabili a seconda dell’organo interessato: serie difficoltà nella respirazione, incapacità ad ingerire correttamente i cibi, insufficienza renale; questa sintomatologia d’organo si associa generalmente ad una sintomatologia sistemica aspecifica, caratterizzata da febbre e stanchezza anomala ed eccessiva, campanello d’allarme di un’infiammazione sistemica in corso.
Anche la psoriasi potrebbe essere un campanello d’allarme della comparsa di disturbi reumatici, specie se in famiglia si sono riscontrati altri casi di psoriasi associati a dolori osteo-articolari diffusi.
Indice
Disturbi dei reumatismi: quali sono le cause e chi ne soffre
La maggior parte degli italiani – si stima almeno il 70% della popolazione – pensa erroneamente che i disturbi reumatici siano dovuti ad un clima freddo e umido. Purtroppo non basta vivere al mare o al caldo per scongiurare la comparsa di questi disturbi.
Le malattie reumatiche nascono da una combinazione di fattori genetici e fattori ambientali. Se un individuo nasce geneticamente predisposto allo sviluppo di uno dei disturbi reumatici descritti, è a più alto rischio rispetto alla popolazione generale di sviluppare la malattia, ma non è detto che questo accada, in quanto, oltre alla predisposizione genetica, è generalmente necessario anche l’intervento di uno stimolo esterno, detto fattore ambientale. I fattori ambientali ad ora riconosciuti come condizioni di rischio per le malattie reumatiche solo: infezioni virali, alterazioni dell’assetto ormonale, fumo di sigaretta.
La diagnosi dei reumatismi
All’esordio, i disturbi reumatici possono caratterizzarsi per una sintomatologia piuttosto lieve, che si tende facilmente a sottovalutare: la presenza di un eventuale affaticamento o di un rallentamento delle capacità motorie viene per esempio attribuita allo stress o ad uno sforzo fisico eccessivo.
Senza creare allarmismo, è bene considerare che queste patologie attualmente colpiscono almeno 5 milioni di cittadini italiani (fonte: fondazione Veronesi) e si stima che una persona su tre, dopo i 65 anni di età, ne sia affetta.
Dolori articolari e difficoltà al movimento non devono quindi essere sottovalutati; si consiglia perciò di organizzare in tempi brevi una visita specialistica presso un medico reumatologo.
Durante la visita reumatologica viene in prima istanza eseguita un’accurata anamnesi; il che significa che il medico raccoglierà informazioni sulla storia clinica del paziente per riuscire a stabilire l’epoca di insorgenza del dolore articolare lamentato, le sue caratteristiche, la sua intensità ed eventuali altre terapie già intraprese. Verranno poi indagate le abitudini di vita del paziente, cercando di capire se conduce una vita sana e attiva o prevalentemente sedentaria; verranno esclusi eventi traumatici recenti.
Durante la visita, è possibile che vengano effettuati o prescritti esami specifici. Se si riscontra per esempio la presenza di liquido sinoviale all’interno delle articolazioni, sarà utile aspirare tale liquido con una siringa – tramite un esame definito artrocentesi – per esaminarlo al microscopio. L’esame del liquido sinoviale consente di valutare se il liquido è di tipo infiammatorio o degenerativo; inoltre consente di valutare la presenza di eventuali microcristalli di acido urico – per escludere o confermare la diagnosi di gotta – o di pirofosfato di calcio – per escludere o confermare la diagnosi di condrocalcinosi –. Per sottoporsi ad una visita reumatologica, la quale durerà circo 20 o 30 minuti, non è necessaria alcuna preparazione particolare.
Come curare i reumatismi: la terapia più adeguata
A seconda del tipo e della gravità del disturbo reumatico diagnosticato, lo specialista reumatologo valuterà l’iter terapeutico più appropriato per il singolo caso. Si ricorda però che le malattie reumatiche sono spesso croniche, quindi le terapie vengono prescritte per ottenere una remissione clinica della malattia (ossia l’assenza di sintomi), ma difficilmente si potrà ottenere una definita e completa guarigione.
Laddove necessario, potrebbe essere prescritta al paziente una terapia farmacologica – con analgesici, antinfiammatori, corticosteroidi, farmaci di fondo e farmaci biologici – per provare a migliorare la sintomatologia e a tenere sotto controllo la malattia, consentendo al paziente di recuperare la funzionalità articolare e lo svolgimento delle normali attività quotidiane.
In casi selezionati, molto di rado, se presenti alterazioni irreversibili di una sede articolare, il reumatologo potrebbe consigliare di rivolgersi ad un ortopedico per valutare l’intervento chirurgico.
Reumatismi: si possono prevenire?
Se si parla di “prevenzione” nell’accezione medica del termine, allora la risposta è: no, i reumatismi non si possono prevenire.
Si consiglia in ogni caso l’adozione di uno stile di vita sano, che comporta una dieta equilibrata ricca di antiossidanti e nutrienti anti-infiammatori, l’esercizio fisico regolare per migliorare la forza e la flessibilità muscolare, e il mantenimento di un peso corporeo salutare per ridurre lo stress sulle articolazioni. È inoltre importante evitare il fumo e moderare il consumo di alcolici, in quanto questi fattori possono aggravare l’infiammazione. La prevenzione passa anche per il monitoraggio e la gestione attenta di malattie croniche, come il diabete e l’ipertensione, che possono aumentare il rischio di sviluppare condizioni reumatiche. La consultazione periodica con un medico può aiutare a identificare precocemente i sintomi e intraprendere azioni preventive mirate.
Fonti bibliografiche:
- Debra Fulghum Bruce, Rheumatology and Rheumatic Diseases
- CDC, Rheumatic Diseases and Pain