Onicocriptosi (unghia incarnita): cause e cura

L'onicocriptosi, comunemente nota come unghia incarnita, è una condizione dolorosa in cui il bordo di un'unghia cresce e si infila nella pelle circostante, causando infiammazione, rossore e talvolta infezione

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

L’onicocriptosi, comunemente denominata “unghia incarnita“, è una patologia che può risultare sia dolorosa che sgradevole alla vista. Tale disturbo si verifica quando un angolo dell’unghia del piede penetra nella pelle circostante, provocando infiammazione, rossore e dolore nell’area interessata. Se trascurata, l’onicocriptosi può condurre a infezioni del piede e, nei casi più severi, alla formazione di ascessi.

Onicocriptosi: che cos’è

Quando un angolo dell’unghia del piede si incunea nella pelle circostante, si sviluppa l’onicocriptosi. Questo problema è relativamente frequente, specialmente tra gli adulti di età compresa tra i 20 e i 30 anni, mentre è meno comune nei neonati e nei bambini, i quali hanno unghie più sottili e morbide. Inizialmente, l’incarnazione dell’unghia provoca un leggero disagio, che può progressivamente evolvere in dolore e infiammazione se non trattata.

Onicocriptosi: le cause

La comparsa dell’onicocriptosi può essere attribuita a un letto ungueale inadeguatamente piccolo rispetto alla lamina ungueale, che, crescendo, esercita una pressione dolorosa. Questa condizione può essere aggravata da una crescita anormale dell’angolo esterno dell’unghia, che può finire per perforare la pelle e causare infezioni.

Tagliare le unghie in modo improprio—ad esempio, troppo corte o con un taglio irregolare—può predisporre all’incarnazione delle unghie. Anche deformità congenite del piede, traumi ripetuti, dita dei piedi particolarmente lunghe, eccessiva sudorazione della zona (iperidrosi), così come condizioni come il diabete, l’artrite, e l’obesità, possono aumentare il rischio. L’utilizzo di calzature troppo strette e le infezioni fungine come l’onicomicosi sono ulteriori fattori di rischio.

Onicocriptosi: i sintomi

I sintomi iniziali includono dolore, gonfiore, arrossamento e la possibile formazione di vesciche piene di liquido che possono emettere un odore sgradevole se si rompono. L’infiammazione può portare a un ispessimento della pelle e a lesioni nell’area interessata. Il dolore ai piedi tende ad aggravarsi indossando scarpe strette e può diventare talmente intenso da rendere insopportabile qualsiasi contatto con l’area affetta.

È possibile distinguere tre stadi dell’evoluzione dell’onicocriptosi:

  • Stadio 1: Fase Iniziale

Il primo stadio è generalmente caratterizzato da un lieve eritema, ovvero un rossore della pelle attorno all’unghia, accompagnato da edema (gonfiore) e dolore, specialmente quando viene esercitata pressione sull’area interessata. Questi sintomi iniziali sono spesso la prima indicazione di un’unghia che inizia ad incarnirsi nella pelle. In questa fase, il disagio è solitamente gestibile e può essere alleviato con cure domiciliari, come bagni di piedi in acqua tiepida e l’uso di antisettici lievi. L’attenzione alla corretta igiene e l’adozione di calzature adeguate possono contribuire a prevenire l’aggravarsi della situazione.

  • Stadio 2: Aggravamento

Nel secondo stadio, i sintomi si intensificano notevolmente. L’eritema (rossore) diventa più marcato e l’edema (gonfiore) si estende, indicando un’infiammazione più grave. A questa fase, si associa spesso un’infezione locale che porta alla formazione di pus e secrezioni. Il dolore diventa più acuto e persistente, non più limitato alla pressione ma presente anche a riposo. Questo stadio richiede tipicamente un intervento medico, come la pulizia professionale dell’area colpita e l’uso di antibiotici per combattere l’infezione.

  • Stadio 3: Condizioni Avanzate

L’ultimo stadio è il più grave e si verifica quando l’infiammazione e l’infezione avanzano ulteriormente. Si assiste alla formazione di tessuto di granulazione, una sorta di tessuto nuovo che emerge nell’area dell’infezione come tentativo di riparazione, e all’ipertrofia (ingrossamento) della parete laterale dell’unghia. Questi sviluppi indicano una risposta del corpo al continuo trauma e infezione. Oltre all’eritema significativo, edema e secrezione già presenti nel secondo stadio, questi sintomi richiedono spesso un intervento chirurgico per rimuovere il tessuto in eccesso e correggere la crescita dell’unghia, al fine di prevenire ulteriori complicazioni.

In tutti i stadi dell’onicocriptosi, è fondamentale riconoscere tempestivamente i sintomi e cercare una consulenza medica appropriata per prevenire l’aggravarsi delle condizioni e assicurare una corretta gestione del problema.

Onicocriptosi: le complicanze

Le complicazioni dell’onicocriptosi includono infezioni locali, la diffusione dell’infiammazione ai tessuti adiacenti, la formazione di ascessi e, nei casi più gravi, l’osteomielite, ossia un’infezione ossea. Nei diabetici, le conseguenze possono essere particolarmente severe a causa della compromissione della circolazione sanguigna.

Onicocriptosi: diagnosi e cura

Alla comparsa dei primi sintomi è cruciale consultare un podologo per una valutazione accurata e l’identificazione del trattamento più adatto. È fondamentale evitare l’automedicazione e rivolgersi a uno specialista, soprattutto in presenza di diabete o altre condizioni preesistenti che potrebbero complicare la situazione.

Il trattamento di cura varia a seconda della gravità dei sintomi e quindi dello stadio nel quale rientra il caso preso in esame. Nei casi lievi, si può ricorrere a pediluvi in acqua calda e all’applicazione di un antibatterico. Un’altra opzione è l’utilizzo di un bendaggio elastico per alleviare i sintomi. Se l’unghia è profondamente incarnita e causa infezione e dolore significativi, può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere la lamina ungueale. Questa procedura viene realizzata in anestesia locale, seguita da una terapia antibiotica locale da continuare per 7-15 giorni.

Fonti bibliografiche: