Abbracciarsi, baciarsi, condividere i propri oggetti personali (come ad esempio i giocattoli o le cose di uso comune) è naturale per tutti noi, ma lo è ancora di più per i bambini. Sono proprio loro infatti, che muovendo i primi passi nel mondo, hanno voglia di scoprire tutto ciò che li circonda e per farlo, quale migliore “senso” se non quello del tatto? Come però sappiamo, il contatto diretto con la saliva di altri o anche quello indiretto con indumenti/oggetti, possono provocare, a volte, la trasmissione di batteri e virus.
Il virus Epstein-Barr (EBV) ad esempio, è il diretto responsabile della mononucleosi, più comunemente definita “malattia del bacio”. Si tratta di una malattia di natura infettiva, il cui contagio avviene proprio attraverso la saliva e la condivisione di oggetti personali. È anche molto comune: si stima infatti che circa il 90% della popolazione globale entra in contatto con questo virus.
Quali sono quindi i sintomi e le cause della mononucleosi e come possiamo prevenirla? Abbiamo approfondito l’argomento con la Dottoressa Pilar Nannini, Pediatra.
Indice
Cos’è la mononucleosi
«La mononucleosi è una malattia infettiva che si trasmette attraverso la saliva, per tale motivo è anche conosciuta come malattia del bacio. La trasmissione avviene tramite le goccioline che si disperdono attraverso colpi di tosse, starnuti, oppure utilizzando oggetti contaminati come giocattoli, posate, bicchieri e piatti. La malattia può colpire ad ogni età, ma è più frequente nella prima infanzia e in età adolescenziale. Il nome deriva dallo stimolo del virus alla produzione dei globuli bianchi, in particolare dei monociti (cellule monoculeate), solitamente presenti in numero ridotto», spiega la dottoressa.
Quali sono i sintomi della mononucleosi
Nei bambini
«Nei bambini, la mononucleosi può presentarsi con sintomi anche lievi e fugaci, ma, in una percentuale considerevole di bambini, si manifesta invece con sintomi importanti come:
- febbre alta e persistente;
- linfonodi ingrossati e molto dolenti;
- mal di gola intenso con ingrossamento delle tonsille che spesso presentano essudato bianco-giallastro (le cosiddette placche);
- incremento delle dimensioni della milza e del fegato;
- eruzione cutanea diffusa;
- mal di testa;
- dolori articolari;
- inappetenza.
I sintomi possono durare dalle due alle quattro settimane, anche se la stanchezza può persistere più a lungo», continua la dottoressa Nannini.
Negli adulti
«Negli adulti, il periodo di incubazione è piuttosto è lungo, ovvero dai 30 ai 50 giorni, nettamente inferiore rispetto a quello dei bambini che è invece di 10 giorni/due settimane. Si manifesta con:
- malessere;
- febbre;
- mal di gola;
- inappetenza;
- mal di testa;
- dolori muscolari diffusi e sudorazione.
Anche negli adulti è presente l’ingrossamento della milza e dei linfonodi che possono essere anche molto dolenti e le tonsille particolarmente infiammate», specifica l’esperta.
Diagnosi della mononucleosi
La diagnosi di mononucleosi avviene a seguito di una visita medica in cui vengono presi in esame i sintomi manifestati. Un’ulteriore conferma può provenire dallo svolgimento di esami utili per:
- la conta dei globuli bianchi e rossi (emocromo);
- individuare la presenza di anticorpi anti-EBV di tipo IgM.
Se è presente l’infezione da virus EBV, gli esami del sangue riveleranno una morfologia anormale dei monociti e dei linfociti e un aumento del numero dei linfociti. Inoltre, se il fegato è stato compromesso potrebbero essere aumentati i valori delle transaminasi epatiche e della bilirubina (una proteina derivata dai globuli rossi).
Cause della mononucleosi
«L’agente eziologico della mononucleosi è il virus di Epstein-Barr. I sintomi sono di malessere generale, stanchezza, inappetenza, febbre, ingrossamento dei linfonodi, del fegato e della milza».
La malattia, e di conseguenza il manifestarsi dei sintomi, sono provocati dall’azione di questo microrganismo appartenente alla famiglia degli herpesvirus. Presenta un periodo di incubazione piuttosto variabile (a volte anche lungo) in cui il soggetto, anche se asintomatico, può infettare gli altri.
Fattori di rischio della mononucleosi
Essendo contagiosa, la mononucleosi può trasmettersi facilmente da un individuo all’altro attraverso:
- l’utilizzo comune di stoviglie tra cui posate, bicchieri;
- i baci/lo scambio di saliva;
- l’inalazione di goccioline presenti nell’aria a seguito di starnuti o tosse in ambienti affollati (ad esempio mezzi di trasporto pubblici, fiere);
- l’impiego e lo scambio di giocattoli (tra i più piccoli);
- la condivisione di bevande e cibo;
- l’uso comune di strumenti per l’igiene personale (ad esempio asciugamani o spazzolini da denti).
Quali sono i rimedi della mononucleosi
«Trattandosi di una malattia di origine virale, si risolve spontaneamente, senza l’ausilio di antibiotici. Questi ultimi devono essere invece presi in considerazione in caso di complicanze infettive batteriche. Il trattamento è quindi sintomatico, mirato a ridurre la gravità dei sintomi: antipiretici o antinfiammatori, accanto a un’adeguata idratazione. Occasionalmente, può essere necessario l’utilizzo di corticosteroidi, soprattutto in relazione all’ingrossamento delle tonsille. È importante inoltre osservare riposo, soprattutto se il paziente presenta ingrossamento della milza perché è maggiormente a rischio di rottura della milza».
Poiché alcuni sintomi della mononucleosi possono essere confusi con quelli, per esempio, di un mal di gola o di un raffreddore comune, è importante non ricorrere all’uso improprio di farmaci da banco, piuttosto farsi visitare dal proprio medico. Questo perché, in alcuni casi, la mononucleosi può portare allo sviluppo di complicazioni.
La fase di recupero varia da soggetto a soggetto: può durare per qualche settimana, fino a qualche mese.
Dieta della mononucleosi
Una volta diagnosticata la mononucleosi, è importante riposare (così da evitare, inoltre, possibili contagi) e limitare le attività quotidiane impegnative, come l’attività fisica intensa. Il sollevamento di carichi pesanti, ma anche la pratica di sport di impatto, come il calcio, possono aumentare infatti il rischio di rottura della milza. È bene quindi astenersi per diverse settimane o optare per una semplice camminata quando si sta un po’ meglio.
Dal punto di vista alimentare invece, si consiglia di seguire una dieta che comprenda il consumo di:
- alimenti a basso contenuto calorico;
- cibi poveri di grassi, per evitare di affaticare ulteriormente il fegato;
- alimenti ricchi di antiossidanti, tra cui frutta e verdura, per supportare il lavoro del sistema immunitario;
- molti liquidi, per prevenire la disidratazione ed alleviare il mal di gola.
Diversamente, sono da evitare prodotti alimentari elaborati e preconfezionati, condimenti, bevande contenenti caffeina e alcolici, che possono invece procurare un’infiammazione del fegato.
Complicazioni della mononucleosi
«L’infezione ha esito benigno nella maggior parte dei casi e la guarigione avviene tra le due e le otto settimane. In una piccolissima percentuale può esitare in complicanze come epatite, miocardite, anemia emolitica, trombocitopenia, sindrome di Guillain Barrè, meningite o encefalite».
Tra le principali complicazioni della mononucleosi ci sono quelle che interessano il fegato e la milza. Quest’ultima ad esempio, se si ingrossa molto (milza ingrossata) può arrivare anche a scoppiare. Anche le tonsille gonfie rappresentano una complicazione, in particolare se arrivano a restringere le vie respiratorie redendo la stessa respirazione attraverso il naso e la deglutizione, più difficili. In generale, un sistema immunitario debole per via dell’assunzione di specifici farmaci o per malattie come l’AIDS, possono aumentare il rischio di complicazioni.
Per tutti questi motivi, ai primi sintomi che fanno sospettare la presenza di questa malattia, è bene effettuare una visita per una diagnosi precoce. Intervenendo infatti con un trattamento adeguato, è possibile evitare il manifestarsi di possibili complicazioni.
Prevenzione della mononucleosi
«La prevenzione si basa sul rispetto delle norme igieniche di base, come evitare di scambiare posate, bicchieri, bottigliette d’acqua, cibo con altre persone, che, ancora non completamente sintomatiche o asintomatiche, potrebbero essere invece in fase d’incubazione e quindi sviluppare a breve la malattia conclamata», conclude l’esperta.
In generale quindi, la mononucleosi è una malattia infettiva non grave che può essere trattata osservando un periodo di riposo e seguendo la terapia indicata dal medico. Non esiste un vaccino per proteggersi dalla mononucleosi, ma è certamente possibile prevenirla lavando spesso le mani ed evitando di entrare in contatto con oggetti e/o persone infette.
Fonti bibliografiche
Istituto Superiore di Sanità, Mononucleosi infettiva