Qual è il segreto per vivere a lungo e, soprattutto, in salute? Da tempo si sono moltiplicati gli studi che mirano a scoprire il segreto della longevità. Ma se finora si sono concentrati in particolare sulle popolazioni che registrano una popolazione con un’aspettativa di vita maggiore, come il Giappone e l’Italia (specie in Sardegna) una ricerca ha preso in esame le condizioni di una “nonna da record”: l’ultracentenaria Maria Branyas Morera, morta a 117 anni.
Il segreto di “nonna Maria”, la donna dalla vita record
I ricercatori hanno iniziato a studiare la nonna “da record” quando era ancora in vita, per cercare di identificare quale fosse il suo segreto “di lunga vita”. Come emerso dallo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine e condotto dal Cancer Epigenetics Group del Josep Carreras Leukaemia Research Institute e dall’Università di Barcellona, in Spagna, l’obiettivo era capire se esistesse qualche particolare gene che garantisse a Maria Branyas Morera di poter vivere tanto a lungo e in buone condizioni di salute. Per comprendere se i fattori ambientali avessero una influenza sul suo stato, infatti, è stato anche esaminato un campione della popolazione che viveva nella stessa regione della donna, in Catalogna.
Cosa è emerso dallo studio
Il presupposto della ricerca era che Morera vivesse in modo compatibile con la sua età avanzata, ma pur sempre senza registrare specifiche patologie che potessero essere correlate alla sua anzianità. “L’analisi ha dimostrato che presentava varianti genetiche vantaggiose e un efficiente metabolismo del colesterolo e dei lipidi, correlati a una vita più lunga e a una buona salute cognitiva. Bassi livelli di infiammazione l’hanno inoltre aiutata a evitare diabete e cancro”, come si legge nella ricerca. Gli esperti hanno individuato anche altre due caratteristiche della “nonna record”: i telomeri, ossia le estremità protettive dei cromosomi, erano particolarmente corti, segno del passare degli anni. Proprio questo particolare, però, ha fatto sì che la donna fosse meno esposta alla divisione cellulare, che agevola la proliferazione dei tumori. Il suo DNA, inoltre, era tale da proteggere le cellule cardiache e cerebrali da malattie specifiche e demenza.
La dieta della ultracentenaria: pochi grassi e zuccheri raffinati
“Ancora più importante, i dati della signora Branyas confermano che avere un buon profilo cardiolipidico e metabolomico è collegato a una vita più lunga e migliore. Sappiamo dal suo racconto che evitava di mangiare troppi grassi e zuccheri raffinati”, ha spiegato il dottor Manel Esteller specializzato in genetica presso l’Università di Barcellona. L’ultracentenaria, infatti, mangiava molto yogurt, non beveva alcol e non fumava. Non era in sovrappeso e, nonostante l’età, aveva continuato ad avere una vita sociale molto attiva. Per esempio, amava gli animali, con i quali trascorreva diverso tempo, e viveva con le due figlie, entrambe novantenni. Dopo aver analizzato suoi campioni di saliva, sangue e feci quando era in vita, i ricercatori sono arrivati ad affermare che fosse “almeno 10-15 anni più giovane della sua età anagrafica”, ha chiarito Esteller.
Si nasce con la “dote” della longevità?
“La regola base è che invecchiando ci ammaliamo di più, ma lei era un’eccezione e volevamo capirne il motivo”, ha aggiunto l’esperto. “Per la prima volta, siamo riusciti a distinguere l’essere anziani dall’essere malati e possiamo sviluppare farmaci per riprodurre gli effetti dei geni buoni”. La domanda principale, dunque, consiste nel chiedersi se si nasca con un patrimonio genetico tale da poter assicurare una maggiore longevità o meno. Gli esperti hanno risposto con prudenza: le modalità dell’invecchiamento, infatti, rimangono il frutto di molteplici fattori che interagiscono tra loro.
La longevità è importante anche per l’economia
Di fronte a un progressivo invecchiamento della popolazione generale, specie nei paesi più sviluppati e in particolare in Italia, è importante valutare la longevità non solo ai fini medici e sanitari, ma anche economici. Esiste, infatti, una vera e propria “longevity economy”. Secondo le stime, infatti, nel 2050 l’Italia perderà altri 4,3 milioni di abitanti (- 7,3%), ma con un contemporaneo aumento del numero di over 65 (+ 4,6 milioni). Si prevede che il numero di famiglie aumenterà (+ 2,6%), anche se cambierà la loro composizione: saranno meno numerose e più frammentate, con 770 mila persone sole, pari al 41,1% totale delle famiglie. Secondo un sondaggio di YouGov, cambieranno anche i consumi: i senior già oggi rappresentano i maggiori fruitori di prodotti biologici o funzionali, insieme a quelli dedicati alla salute e al benessere. Non a caso il Beauty Care Tracking, questionario settimanale auto-compilato dai panelisti di YouGov, mostra come anche nel settore della bellezza il segmento over 55 valga già 4,8 miliardi. “La spesa del target senior è maggiore rispetto al resto della popolazione, indirizzandosi soprattutto verso creme idratanti e anti-age, i segmenti più penetrati (rispettivamente 29,9% e 27,4%)”, spiega la società di rilevazioni.
Perché i senior sono importanti
“In un Paese che invecchia rapidamente, i dati di YouGov ci dicono che i consumatori senior sono protagonisti crescenti della scena economica italiana, rappresentando un driver strategico di sviluppo del business. Comprenderne a fondo i comportamenti e i bisogni significa non solo rispondere a un’evoluzione demografica, ma anche intercettare e valorizzare un segmento che oggi guida la crescita del largo consumo”, ha commentato Marco Pellizzoni, Commercial Director di YouGov Shopper.