Quando si tratta di difendersi dagli attacchi esterni, il nostro organismo è sempre in prima linea con diversi assi nella manica. I linfonodi (o ghiandole linfatiche) giocano un ruolo chiave nel contrastare le infezioni. Infatti, essi si comportano da primi “filtri” nei confronti di germi provenienti dall’ambiente esterno, intrappolando patogeni di varia natura nella linfa (costituita da globuli bianchi, zuccheri, aminoacidi e proteine, ecc), impedendo a questi di contribuire allo sviluppo di infezioni.
I linfonodi si trovano in diverse parti del corpo e presentano una forma rotondeggiante che ricorda quella di un fagiolo. Sono ubicati specialmente in alcune aree, come le ascelle, l’inguine, l’addome e al di sotto della pelle del collo; spesso sono raggruppati tra loro. All’interno di essi ci sono i linfociti, cellule del sistema immunitario, che si attivano nel momento in cui devono contrastare gli agenti esterni.
Tuttavia, sono diversi i casi in cui i linfonodi, come quelli del collo, si ingrossano, aumentando di volume per un aumento dei linfociti e dell’attivazione delle cellule del sistema immunitario collocate al loro interno. Se da un lato sarà difficile rendersi conto di un aumento di linfonodi ubicati in profondità (come quelli dell’addome), dall’altro può risultare più semplice un riscontro di un aumento di volume dei linfonodi più superficiali, come quelli del collo.
Scopriamo insieme in quali casi i linfonodi del collo possono ingrossarsi, quali sono le cause del loro aumento e come si può intervenire.
Indice
Che cosa sono i linfonodi del collo ingrossati
L’ingrossamento dei linfonodi, in genere, viene denominato linfadenopatia. La presenza di questa condizione indica che qualcosa non funziona come dovrebbe in una parte del corpo. Può manifestarsi quando l’organismo sta combattendo un’infezione, e lo fa attraverso diversi segnali, primo fra tutti un “ingrossamento”, che può essere visibile ad occhio nudo ed al tatto.
Quando è in corso un’infezione, è normale che i linfonodi siano un po’ più grandi del solito: è infatti indice del loro essere in attività. L’ingrossamento dei linfonodi del collo, dunque, non deve destare subito grande preoccupazione. Tuttavia, se il gonfiore al collo persiste e non sembra essere legato alla presenza di un’infezione, è consigliabile non attendere troppo e consultare uno specialista.
Quali sono i sintomi dei linfonodi al collo ingrossati
La presenza di linfonodi al collo ingrossati non deve rappresentare una diagnosi, bensì un sintomo attraverso il quale l’organismo ci sta comunicando che qualcosa ha alterato il suo equilibrio. Oltre al gonfiore bisogna monitorare altri segni al fine di indirizzare correttamente i successivi accertamenti, tra cui:
- dolore ai linfonodi interessati;
- presenza o meno di sintomi da infezione alle vie respiratorie (naso che cola, febbre, mal di gola);
- gonfiore di altri linfonodi presenti in altre sedi corporee. Questo potrebbe essere spia di infezioni non limitate soltanto alle alte vie respiratorie (tra le quali la più comune, soprattutto in bambini e ragazzi o ragazze è rappresentata dalla mononucleosi) o ad altre patologie sistemiche (malattie autoimmuni come il lupus o l’artrite reumatoide oppure disordini del sistema immunitario di varia eziologia);
- sudorazione notturna;
- febbricola serotina;
- eventuale presenza di prurito intrattabile.
Quali sono le cause dei linfonodi al collo ingrossati
La prima causa di ingrossamento dei linfonodi del collo è un’infezione di origine virale delle alte vie respiratorie. In genere, si risolve tra i 10 e i 15 giorni e, man mano che i sintomi si fanno più lievi, anche i linfonodi diminuiscono in gonfiore.
Tra le possibili cause dell’ingrossamento dei linfonodi si annoverano anche quelle di natura degenerativa e tumorale, seppur quest’ultima sia più rara (circa l’1% dei casi), specie nei soggetti giovani. Ecco alcune cause dei linfonodi ingrossati:
- il morbillo;
- la mononucleosi;
- infezioni alla pelle;
- lesioni o ferite di varia natura sulla cute;
- raffreddore e influenza;
- un ascesso dentale;
- aver contratto l’HIV;
- tubercolosi;
- toxoplasmosi;
- malattia da graffio di gatto;
- infezioni sessualmente trasmesse, come la sifilide;
- l’artrite reumatoide, una malattia infiammatoria cronica che colpisce il tessuto che riveste le articolazioni;
- il lupus, un’altra patologia cronica ed infiammatoria che può interessare diversi organi e le articolazioni;
- alcune forme di leucemia, ovvero un tumore a carico delle cellule del sangue;
- linfoma di Hodgkin. È un tumore che può interessare diversi organi come i linfonodi ed è caratterizzato (a differenza del linfoma non-Hodgkin) dalla presenza di cellule di Hodgkin e da cellule giganti (cellule di Reed-Sternberg);
- linfoma non-Hodgkin.
Nelle forme tumorali (linfomi e leucemia), l’ingrossamento dei linfonodi è il segnale di una risposta infiammatoria del corpo verso le cellule neoplastiche. Potrebbe anche indicare una prima fase del tumore o che questo ha iniziato la sua diffusione. Nel linfoma di Hodgkin e non-Hodgkin, il linfonodo è a tutti gli effetti il luogo in cui inizia la patologia ed un suo ingrossamento è dovuto alla proliferazione non controllata dei linfociti B, che vanno ad accumularsi nel sistema linfatico come in altri organi.
Diagnosi dei linfonodi al collo ingrossati
La diagnosi è clinica e prevede innanzitutto un esame fisico da parte dello specialista. Un ingrossamento dei linfonodi al collo può essere causato da diversi motivi e costituisce il punto di partenza. Il medico, infatti, sulla base dei sintomi presentati dal paziente ( come l’aumento delle dimensioni dei linfonodi, la sede in cui è presente il rigonfiamento e le caratteristiche della conformazione del linfonodo) può orientarsi sulla causa più probabile alla base del quadro, che può essere legata ad un’infezione piuttosto che ad una forma tumorale.
L’esame obiettivo è sempre accompagnato da una raccolta dettagliata della storia del paziente (anamnesi), per cui lo specialista può porre una serie di quesiti tra cui:
- da quanto tempo i linfonodi al collo sono ingrossati;
- se la zona è dolorante;
- la presenza di febbre;
- se sono presenti segnali di infezione.
In presenza di febbre (soprattutto serotina), perdita di peso senza apparente motivo, sudorazioni notturne, prurito senza causa apparente e scarsamente trattabile, linfonodi che aumentano di dimensioni nel tempo, età avanzata del soggetto, il medico potrebbe dare indicazione ad eseguire una biopsia. Quest’ultima consiste nell’asportazione di un campione di tessuto linfonodale con lo scopo di esaminarlo al microscopio.
Ulteriori esami che possono essere utili per l’individuazione della causa di linfonodi al collo ingrossati, sono:
- le analisi del sangue, per valutare la salute generale del paziente, oltre che per rilevare possibili infezioni, patologie autoimmuni, forme di leucemia ecc;
- test per l’infezione da HIV, tubercolosi, mononucleosi, se lo specialista ne sospetta la presenza;
- radiografia o TAC dell’area interessate per rilevare possibili fonti di infezione o la presenza di una massa tumorale.
Quali sono i trattamenti per i linfonodi al collo ingrossati
Le terapie per i linfonodi ingrossati sono diverse e dipendono dalla causa scatenante. In caso di:
- infezione da HIV dovranno essere seguiti i trattamenti specifici per questa malattia, indirizzando il paziente verso il centro specialistico di riferimento;
- infezioni di natura batterica, si procederà con l’assunzione di antibiotici, dietro consulto medico;
- malattia autoimmune, come il lupus e l’artrite reumatoide, si procederà con la terapia idonea.
Quando la causa dei linfonodi al collo ingrossati è da attribuire al linfoma di Hodgkin, si procede effettuando dapprima una valutazione dell’estensione del tumore. La tomografia computerizzata con mezzo di contrasto è una metodica strumentale che si rivela utile in questo caso.
Una volta individuato lo stadio del linfoma (dal I al IV), si procede con il trattamento considerato più opportuno dall’equipe medica di riferimento. Ad oggi, il linfoma di Hodgkin, pur essendo un tumore raro, vanta un elevato tasso di guarigione. Le terapie impiegate prevedono l’assunzione di farmaci specifici, la radioterapia, la polichemioterapia.
Il linfoma non-Hodgkin invece, origina prevalentemente dai linfociti T o dai linfociti B presenti nel sistema linfatico. Esistono diversi tipi di questo linfoma che tengono conto della sede d’origine, ma anche dell’aggressività più o meno rilevante con cui si sviluppa il tumore. Una volta ricevuta la diagnosi, si procede con l’individuazione dello stadio del linfoma, per poi intraprendere una terapia. Tra le principali rientrano:
- la radioterapia;
- la polichemioterapia;
- l’immunoterapia;
- il trapianto di cellule staminali (autologo o allogenico), qualora la patologia non risponda agli altri trattamenti o se dovesse ripresentarsi in seguito.
Se è presente del dolore, il medico potrebbe prescrivere degli antinfiammatori, utili ad alleviare temporaneamente il dolore.
Come prevenire i linfonodi al collo ingrossati
Non è possibile farlo. Come abbiamo visto, i linfonodi al collo ingrossati sono un campanello d’allarme inviato dall’organismo per comunicarci che sta “combattendo” contro un agente esterno, sia che si tratti di un’infezione piuttosto che di un tumore. Per ridurre il rischio di contrarre virus è però possibile adottare delle semplici norme di igiene personale come:
- lavarsi le mani di frequente, in particolare prima di iniziare un pasto o dopo essere entrati in contatto con superfici o oggetti di uso comune;
- mantenere puliti gli ambienti domestici;
- non strofinare gli occhi o portare la mano alla bocca se non sono pulite;
- prendere delle precauzioni se si è consapevoli di entrare in contatto con soggetti malati;
- fare attività fisica;
- mangiare bene, inserendo nel proprio regime alimentare frutta e verdura ricca di nutrienti utili per aumentare le difese immunitarie, ad esempio la vitamina C;
- assumere integratori lì dove necessario e dopo aver sentito il parere del proprio medico.
In conclusione, quindi, i linfonodi al collo ingrossati, indicano che il corpo sta contrastando un attacco da parte di qualche patogeno. Nella maggior parte dei casi, questo sintomo non è motivo di allarme perché attribuibile a infezioni comuni, come raffreddore e influenza. Nonostante ciò è sempre bene consultare il proprio medico e tenere sotto osservazione i sintomi associati. Un progressivo aumento dell’ingrossamento dei linfonodi con il trascorrere dei giorni potrebbe indicare una patologia ben più grave.
Fonti bibliografiche:
- AIRC, Linfoma non Hodgkin
- AIRC, Linfoma di Hodgkin
- Mayo Clinic, Swollen lymph nodes