Diatermocoagulazione: a cosa serve e chi la effettua

La diatermocoagulazione è una procedura medica che utilizza il calore generato da correnti elettriche per coagulare i tessuti e controllare il sanguinamento

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Pubblicato: 23 Maggio 2024 09:28

La diatermocoagulazione, conosciuta anche come DTC, è una tecnica di intervento che permette l’asportazione di piccole parti di tessuto epidermico. Il suo obiettivo è quello di trattare patologie o disturbi cutanei tramite l’utilizzo di una corrente elettrica a impulsi. Infatti la tecnica della diatermocoagulazione prevede l’impiego di uno strumento che trasmette una corrente elettrica ad impulsi in grado di tagliare o cicatrizzare l’epidermide di cui l’operatore può variare intensità, frequenza e pulsazione, a seconda appunto che sia necessario tagliare o cicatrizzare la cute.

La corrente confluisce ad un catodo di piccole dimensioni posto a contatto con la regione della pelle che deve essere trattata, mentre l’anodo, più grande, viene invece posto a contatto con un’altra parte del corpo in modo tale che la corrente possa scorrere, e consiste tipicamente una piastra.

Nello specifico, in ambito dermatologico e ginecologico, si interviene con la diatermocoagulazione per rimuovere lesioni quali verruche o condilomi (manifestazione cutanee di infezioni virali anche sessualmente trasmissibili e molto diffuse nei paesi industrializzati).

Questa tecnica è riconosciuta come affidabile, veloce e in grado di garantire risultati sempre soddisfacenti.

In cosa consiste l’intervento di diatermocoagulazione

Lo strumento che viene impiegato per un intervento di diatermocoagulazione è il diatermocoagulatore, che genera impulsi elettrici in grado di tagliare, bruciare e cicatrizzare i tessuti. La corrente elettrica prodotta da questo elettrobisturi va a finire su un catodo di piccole dimensioni, che è la parte a contatto con la porzione della zona da trattare, mentre l’anodo, più grande, viene posizionato a contatto con un’altra area del corpo. La corrente può così passare senza rischi.

L’operatore può impostare livelli diversi di frequenza, intensità e pulsazione della corrente elettrica in base all’obbiettivo da raggiungere. Questo strumento è infatti in grado di tagliare, coagulare, cicatrizzare o bruciare, quindi è anche utile nella rimozione di alcuni tipi di lesioni cutanee che ne abbiano l’indicazione.

Dopo l’intervento, il medico può applicare o meno delle medicazioni sull’area trattata, in base alla zona e alla porzione. Il risultato saranno delle croste di colore scuro che, durante il periodo di guarigione, è molto importante non toccare per non forzarne il distacco. Dopo circa una o due settimane infatti le croste cadranno spontaneamente, segno che il tessuto sottostante si è perfettamente cicatrizzato.

Solitamente il turn over cutaneo permette una guarigione completa in 1-3 settimane, tempi comunque suscettibili anche in base alla sede e alle dimensioni dell’intervento, nonché ad altri fattori individuali che influiscono sulla capacità di cicatrizzazione del soggetto.

A cosa serve la diatermocoagulazione

La diatermocoagulazione è una tecnica chirurgica ampiamente utilizzata in vari campi medici per trattare una serie di condizioni cutanee e mucose. Questo metodo sfrutta il calore generato da una corrente elettrica ad alta frequenza per coagulare i tessuti, consentendo la rimozione di lesioni benigne come verruche, cheratosi seborroiche, fibromi penduli e condilomi acuminati.

È anche efficace nel trattamento di lesioni vascolari superficiali, come angiomi e teleangectasie, e per la gestione di piccole lesioni emorragiche grazie alla sua capacità di cauterizzare i vasi sanguigni. In dermatologia, la diatermocoagulazione è spesso utilizzata per eseguire biopsie cutanee e per la rimozione di nevi e altre escrescenze sospette.

Inoltre, trova applicazione in ginecologia per il trattamento di lesioni cervicali e in otorinolaringoiatria per interventi sulle mucose nasali e orali. La precisione della diatermocoagulazione la rende una scelta preferita per procedure minori che richiedono una guarigione rapida e minimamente invasiva.

Ci sono effetti collaterali della diatermocoagulazione?

L’intervento di diatermocoagulazione si esegue solitamente previa anestesia locale della zona da trattare per non avvertire la sensazione di bruciore o dolore in base al tipo di intervento da eseguire.

La durata è tipicamente variabile in base alla grandezza o al tipo di lesione da trattare ma va comunque da pochi minuti alla mezz’ora.

Dopo l’intervento il medico può prescrivere o meno delle medicazioni in base all’intervento eseguito. È indispensabile seguire tutte le indicazioni del medico anche sulla gestione delle zone trattate, come ad esempio l’igiene delle superfici con cui queste vengano a contatto o sul modo in cui tenere la cute pulita senza bagnare la ferita.

Per favorire la guarigione ed evitare complicazioni, a seguito della diatermocoagulazione è consigliabile evitare la successiva esposizione al sole e ai raggi UV per tempi congrui alla completa guarigione. Superata questa prima fase è comunque indispensabile applicare un filtro solare ad altissima protezione.

La diatermocoagulazione è una metodica che si basa sulla bruciatura di una zona della cute. Per tale motivo l’insorgenza di dolorebruciore e la comparsa di arrossamenti nelle aree trattate è perfettamente normale. Sono comunque manifestazioni lievi che si risolvono spontaneamente nel giro di qualche giorno.

Tra le possibili complicanze possono sopravvenire infezioni della ferita.

Controindicazioni

Sono genericamente controindicati all’utilizzo dell’elettrobisturi soggetti portatori di apparecchi elettronici, pacemaker, disturbi della coagulazione o in caso di utilizzo di alcuni farmaci quali antiaggreganti piastrinici o anticoagulati. Per queste ed altre condizioni patologiche in generale, il paziente deve sempre informare il medico per valutare la compatibilità all’utilizzo di questo strumento ed eventualmente prendere in considerazioni altri approcci più idonei alle condizioni del paziente.