Non abbiamo bisogno dei consigli “non richiesti”

I consigli non richiesti sono fastidiosi, ci fanno sentire giudicati negativamente e non ci aiutano a risolvere i nostri problemi: la scienza conferma

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Francesca Pasini

Web Content Writer

Laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vive tra l'Italia e la Spagna. Ama tutte quelle storie di personaggi e leggende, di luoghi e viaggi unici, di cultura e lifestyle, che trasforma in parole per lavoro e per passione.

Nell’arco dell’intera vita abbiamo a che fare con una quantità infinita di scelte, più o meno complicate che siano. Dobbiamo continuamente decidere il prossimo passo da fare per il nostro futuro, per migliorarci o per risolvere un problema.

Nessuno di noi è infallibile e, per quanto ci sentiamo più o meno sicuri di noi stessi, abbiamo sempre bisogno del supporto e dei consigli delle persone a noi vicine, soprattutto nei momenti in cui le scelte da fare diventano dei bivi che possono cambiare il corso delle nostre vite.

A chi non è mai capitato di chiedere un consiglio? A un’amica, un compagno, ai genitori o a persone fidate che ci vogliono bene. Tutti i nostri legami in qualche modo ci supportano nel prendere decisioni. Ma quante volte capita invece di ricevere consigli che non abbiamo richiesto? E come sarebbe meglio comportarsi quando questo accade?

I consigli richiesti e quelli non richiesti

Che si tratti di chiarire un malessere di coppia, una faccenda lavorativa oppure scolastica, ma anche quando ci troviamo nella nostra prima gravidanza o dobbiamo affrontare un problema fisico o emotivo, a noi spetta sempre scegliere come agire e “reagire”. Certo, esistono i professionisti che in ogni ambito sono essenziali per supportarci e guidarci verso la soluzione. Ma anche la rete sociale in cui viviamo è parte integrante delle nostre scelte.

I consigli, si sa, sono opinioni soggettive basate sulla propria esperienza di vita. E in quanto personali non sono regole generali che valgono indistintamente per tutti. Ogni persona, con la propria sensibilità e la propria maturità, dovrebbe cercare di consigliare provando a immedesimarsi quanto più possibile in coloro che hanno richiesto un aiuto.

Ma quante volte capita che i consigli arrivino senza che siano stati richiesti, soprattutto da persone che non sentiamo particolarmente vicine a noi?

Quando dal cielo piovono consigli non richiesti, non si parla più di empatia, vicinanza e ascolto, ma di giudizio e arroganza. Sì, perché sentiamo che la nostra privacy viene violata e la persona che ci sta parlando crede che non siamo capaci di trovare una soluzione efficace ai nostri problemi, mettendoci a disagio.

Per questo i suggerimenti non richiesti vengono percepiti negativamente e sono anche poco efficaci, lo dice anche la scienza. Infatti, lo studio condotto dall’Università di Harvard “Solicited and Unsolicited Therapist Advice inPsychodynamic Psychotherapy: Is it Advised?” ha fatto emergere che i consigli richiesti sono molto più efficaci di quelli non richiesti. In sostanza, tendiamo maggiormente ad ascoltare e interiorizzare quei suggerimenti che giungono a noi dopo averli esplicitamente richiesti.

In molti casi coloro che ci danno un parere non richiesto non lo fanno con malizia o arroganza, ma semplicemente credono di poterci aiutare in buona fede, peccando però di quella giusta dose di empatia. Inoltre, si stanno moltiplicando a dismisura anche i casi in cui i dispensatori di consigli diventano “seriali” e il confine tra buona e cattiva fede viene ampiamente superato. Basti pensare ai social network che molte volte pullulano di leoni da tastiera pronti ad insegnare a chiunque come si deve vivere.

La maggior parte delle volte questi consigli si celano dietro a giudizi e pregiudizi di persone abbastanza testarde che difficilmente cambiano opinione una volta che si cerca un confronto con loro. Inoltre, capita spesso di rilevare un’incoerenza di fondo in ciò che ci viene suggerito, della serie: “Fate quel che dico, ma non fate quel che faccio”. Anche per questo motivo, i consigli che non abbiamo chiesto provocano imbarazzo e frustrazione e non è mai semplice uscirne indenni.

Come affrontare i consigli non richiesti?

Ci viene indicato come è meglio vivere, chi frequentare e dove lavorare, quando sposarci e fare figli o chi amare. Per non parlare dei consigli non richiesti alle mamme dalle altre mamme, un must negli ultimi tempi: cosa mangiare in gravidanza, come partorire, come e quando allattare o far dormire i figli, sempre con quelle frasi che mettono già in allarme nel momento in cui le sentiamo pronunciare: “Sai, lo dico per il tuo bene…”, “Devi capire che…” o “Fossi al tuo posto…”.

I suggerimenti dei “tuttologi” sono all’ordine del giorno e dobbiamo imparare a districarci nella giungla dei giudizi mascherati da consigli. Ma come liberarcene? Come ci dobbiamo comportare quando ci danno un consiglio non richiesto?

In primo luogo, l’imbarazzo iniziale dovrebbe presto far spazio a una reazione che faccia capire, con tatto e gentilezza, che quel consiglio è risultato indelicato e fuori luogo, ringraziando comunque per l’interessamento. Possiamo, ad esempio, provare a spiegare le nostre ragioni cercando di far capire qual è il nostro punto di vista e il perché non siamo d’accordo.

Un’altra via possibile è quella di “sviare”, rispondendo che penseremo a quell’aspetto in un altro momento o più avanti, in modo da far capire in modo delicato che quell’opinione non ci serviva in quel momento.

Per coloro che riescono abilmente a ignorarli, c’è anche l’opzione di non commentare minimamente i consigli non richiesti e andare avanti per la propria strada, come se nulla fosse. Questa è probabilmente una delle vie più complicate da intraprendere perché, nonostante ci sforziamo di essere indipendenti e forti, siamo sempre influenzati in qualche modo dal giudizio altrui.

E se coloro che dispensano consigli non richiesti non capiscono di smettere di farlo? La misura più drastica potrebbe essere quella di esprimere chiaramente il nostro fastidio, facendo notare apertamente, ma sempre con gentilezza, che non vogliamo ricevere altri consigli del genere.

È importante che le persone dal “consiglio facile” capiscano che accetteremo aiuti, suggerimenti e anche giudizi solo nel momento in cui li chiederemo personalmente. Fino ad allora, dovremmo tutti imparare ad essere più empatici e sensibili, cercando di aiutare e supportare le persone alle quali vogliamo bene senza anteporre pregiudizi e fissazioni soggettive, che rischierebbero solo di incrinare il rapporto e sortire l’effetto contrario.

E quando siamo noi a consigliare?

Ricevere consigli non richiesti è fastidioso e poco edificante per tutti, ma dobbiamo anche pensare a quante volte può essersi verificato che eravamo noi stessi a trovarci dall’altra parte. A chi non è mai capitato di dare un suggerimento a una persona cara anche senza che lei ci avesse chiesto il nostro parere? Saremmo ipocriti a non ammetterlo. L’importante è capire quali sono quegli atteggiamenti inopportuni che rischiano, seppur involontariamente, di violare la privacy e di far sentire il giudizio negativo, impegnandosi a migliorare.

Allora come fare a dare un suggerimento che sia davvero utile senza risultare ficcanaso o saccenti? Innanzitutto, dobbiamo avere la sensibilità porci nei panni di chi ci sta parlando. Inoltre, sarà molto più facile addentrarsi nel profondo del problema se faremo delle domande, piuttosto che dare sentenze. Basterebbe semplicemente chiedere a quella persona come si sente e come sta pensando di agire. E non per forza avremo il consiglio perfetto al momento giusto. Piuttosto, è meglio fare sentire a questa persona che stiamo capendo il suo stato d’animo e che empatizziamo con lei. Molte volte basterebbe talmente poco per essere d’aiuto che non ce ne rendiamo nemmeno conto.