C’è qualcosa che ci accomuna tutti, in questa eterna e faticosa corsa che la società moderna ci invita ad accelerare, ogni giorno un po’ di più. Ed è quell’esigenza di apparire impeccabili, ineccepibili, perfetti. Anche a discapito del nostro essere.
Sì, siamo ossessionati dalla perfezione. La cerchiamo, la inseguiamo e la bramiamo, tentando in ogni modo di farla nostra. È più crediamo di avvicinarci a questa, più sprofondiamo nell’insoddisfazione latente che ci invade e ci pervade, fino a consumarci.
Lo facciamo tutti, a volte anche senza accorgercene. Cerchiamo di raggiungere la perfezione. Lo facciamo perché sentiamo il desiderio di essere riconosciuti tra la folla o per assecondare le aspettative degli altri. Lo facciamo con il lavoro, con le relazioni, con i nostri atteggiamenti e anche con il nostro corpo. Ma non è forse avvicinandoci alla perfezione che perdiamo la nostra umanità?
L’ossessione della perfezione
C’è questa vocina che diventa sempre più ingombrante tra i nostri pensieri e che non possiamo più ignorare. Lei continua a ripeterci che non siamo abbastanza, che non facciamo mai abbastanza. E alla fine, tutti, finiamo per crederci.
Ecco che allora una sconfitta o un fallimento si trasformano in drammi esistenziali. Ecco che solo un errore commesso ci fa dubitare delle nostre capacità, del nostro essere, di chi siamo davvero. E questo succede solo perché in cima alla lista dei nostri desideri non ci sono dei sogni grandi e straordinari, ma c’è un successo da raggiungere a ogni costo, quello che, secondo noi, ci garantisce il posto che meritiamo nella società.
Ma qual è esattamente questo posto? Spesso non lo sappiamo neanche noi. Perché poi quando raggiungiamo la meta siamo così stanchi e affaticati che non riusciamo neanche a goderci quel traguardo. Perché nulla è più insoddisfacente della perfezione.
Perché nonostante i successi ci sentiamo insoddisfatti
A volte è il carattere delle persone che spinge a voler raggiungere quel perfezionismo che poi ci svuota della nostra umanità, altre volte è la società che lo fa, insieme a tutte le aspettative delle persone che ci circondano. Così ecco che la quotidianità si trasforma in una corsa contro il tempo, contro i rapporti che dimentichiamo di coltivare, contro la felicità che ignoriamo e contro noi stessi.
Ma è chiaro che questa velocità con cui facciamo tutto, e che impieghiamo solo per raggiungere risultati notevoli e meritevoli dell’attenzione degli altri, ci fa perdere tutte le opportunità che invece si possono trovare sulla nostra strada. Ci fa perdere persone preziose, che non possono aspettare la fine di quella corsa, e ci fa perdere l’attenzione delle piccole cose, proprio quelle in cui si nasconde la felicità più autentica.
Il successo è bello, è affascinante e seducente, soprattutto per i perfezionisti. Ma qual è il prezzo da pagare per raggiungerlo? Insicurezza, dubbi e domande senza risposta, stanchezza e affaticamento, malessere e insoddisfazione. E non lo confermano solo gli stati d’animo di chi è perennemente alla ricerca della perfezione, ma lo fanno anche i dati. Lo fa la scienza.
Uno studio condotto dalla Brock University, giusto per citarne uno, ha rivelato che l’ossessione per la perfezione porta a un grande malessere diffuso nelle persone che la perpetuano. I risultati della ricerca hanno mostrato che i perfezionisti tendono spesso a essere più stanchi, affaticati e tristi degli altri, oltre a sperimentare una costante paura di fallire.
Ne vale davvero la pena? Secondo noi la risposta è no. Del resto sono le imperfezioni a renderci unici e umani. E non dovremmo mai rinunciare a questo.