Gli animali domestici non sono più soltanto cani e gatti da compagnia, fanno parte della famiglia a tutti gli effetti e quando se ne vanno è un vero e proprio lutto. Lo sa chiunque abbia esperienza di adozioni, ma solo alcuni hanno trovato una soluzione che divide l’opinione pubblica. Si tratta della possibilità di ridare loro la vita attraverso la clonazione.
Tom Brady, il campione di football americano, è stato l’ultimo in ordine cronologico. Lua, un incrocio di Pit Bull, è morta nel 2023; ma né lui né la moglie Gisele Bündchen, di professione top model, hanno superato la perdita e – per questo – hanno deciso di farla clonare. Da questa procedura è ‘nata’ Junie, identica a Lua.
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Una pratica sempre più diffusa e richiesta
Ma non sono soltanto gli sportivi multimilionari ad avallare determinate scelte. Basti pensare all’attrice Barbara Streisand e alla sua amata Coton de Tulear, Samantha; Paris Hilton, l’ereditiera che non è riuscita a superare il distacco dal suo Chihuahua, Harajuku; all’imprenditore Barry Diller e alla moglie Diana von Furstenberg con il loro Jack Russell, Shannon; e persino a Javier Milei, il presidente argentino, legatissimo al suo Mastino inglese, Conan.
La clonazione di animali, nello specifico di un cane, negli Stati Uniti costa in media circa 60mila dollari. La clinica Biosciences ha già clonato 15 specie. Fra queste ci sono un furetto dai piedi neri (specie in via d’estinzione), un cavallo di Przewalski (molto raro in Mongolia) e i lupi Aenocyon dirus, famosi per la serie tv Games of Thrones, estinti dal Pleistocene. Si discute anche della possiblie clonazione del Tyrannosaurus rex e delle tigri dai denti a sciabola.
In Europa esiste un laboratorio in Spagna, a Marbella. Si chiama Overclone e riceve richieste da ogni parte del mondo. Senza contare che i pionieri di questa pratica sono i cinesi e i coreani del sud. In questi Paesi determinati interventi sono all’ordine del giorno ed è stata proprio la Corea del Sud a farlo per la prima volta venti anni fa esatti.
Come funziona la clonazione di animali
La procedura è abbastanza semplice. È sufficiente prelevare un campione di tessuto dall’animale che si intende clonare, lo si congela e quando viene il momento si impianta il Dna in un embrione neutro. In sostanza, si tratta di una forma di una maternità surrogata. Se si vuole clonare un gatto, nel Vecchio Continente, bisogna sborsare circa 50 mila euro; per un cane servono 5 mila euro in più.
La clonazione degli animali è parecchio costosa, se si pensa che per un cavallo di razza invece sono necessari 300 mila euro. È una somma che sono stati disposti a spendere Gem Twist, campione di salto a ostacoli, e Cuartetera, rinomato nello sport del polo.

Pro e contro, questioni etiche: è giusto clonare gli animali?
La clonazione degli animali, per molti, è una soluzione per alleviare le sofferenze legate alla perdita di un cane, di un gatto o di qualsiasi altro animale al quale ci si affeziona nel corso di anni di convivenza. Tuttavia, questa pratica implica l’obbligo di porsi delle domande, di fare una riflessione sui risvolti etici e su quanto sia corretto assecondare determinati desideri. A volte, oltretutto, non legati alla mancanza dell’animale ma alla tendenza di volersi spingere sempre più in là in termini di scoperte e applicazioni scientifiche.
Sono molti a battersi affinché si dica basta a quelle che vengono considerate soltanto delle manipolazioni genetiche, che rendono la vita un prodotto e non più un dono. Anche perché, diciamocelo, il proprio quattro zampe non potrebbe mai tornare indietro: si tratta pur sempre di una replica.
Come se non bastasse, poi, gli esemplari clonati sono maggiormente soggetti a patologie e hanno un’aspettativa di vita più bassa. Dolly, per esempio, ha vissuto soltanto sei anni, contro i 12 di una pecora nata naturalmente
“Non c’è alcun danno per l’animale che viene clonato, né c’è un danno iniziale per l’animale risultante – ha rivelato Samuel Gorovitz, specializzato in etica medica, al New York Times – Ma quel nuovo animale domestico non sarà l’amato animale precedente. Nella migliore delle ipotesi, sarà solo simile negli aspetti esteriori”.
La genetica degli animali clonati è fedele soltanto al 99, 9%, ma questi esemplari non ereditano i ricordi del passato, non sono uguali caratterialmente al proprio predecessore. Dunque, davvero si riesce a riabbracciare il proprio amato animale o si tratta soltanto di una pratica costosa e non risolutiva? Alla luce di tutte queste considerazioni, vale la pena continuare ad assecondare quella che ha tutte le caratteristiche di essere un’illusione? Il dibattito è ancora aperto.