Mamme in cerca di lavoro: cosa cambia dopo il Reddito di Cittadinanza

Proviamo a fare chiarezza sul mondo del lavoro e le agevolazioni previste dal governo Meloni per i genitori dopo l'addio al Reddito di Cittadinanza

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista, redattore e copywriter. Ha accumulato esperienze in numerose redazioni, scoprendo la SEO senza perdere il suo tocco personale

Da gennaio 2024 sarà ufficiale l’entrata in vigore dell’ADI, ovvero Assegno di Inclusione, che per molti è noto semplicemente come il “nuovo Reddito di Cittadinanza”. Un aiuto economico di contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alla fragilità delle fasce più deboli.

Proviamo a guardare nello specifico al funzionamento dell’ADI, con un contributo minimo di 480 euro, fino a un massimo di 6mila euro annui (cifra alla quale poter aggiungere fino a un massimo di 3.360 euro, in 12 mesi, in caso di affitto, ndr). Guardando al fronte dei genitori con figli, a poter ottenere il contributo sono coloro con in casa almeno un minore.

Offerte di lavoro adeguate

L’Assegno di Inclusione decade per i soggetti occupabili (tra i 18 e i 59 anni, non rientranti nelle categorie fragili, ndr) in caso di rifiuto di un’offerta di lavoro a tempo pieno o parziale, che non sia inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno e con pagamento non al di sotto dei minimi salariali previsti dai contratti collettivi.

Sono ritenuti “da accettare obbligatoriamente” (salvo sospensione del provvedimento, ndr) gli impieghi a tempo indeterminati su tutto il territorio, e quelli a tempo determinato con distanza non superiore agli 80 km dal domicilio.

I genitori possono rifiutare delle offerte

Il “nuovo Reddito di Cittadinanza” tiene particolarmente conto delle necessità dei genitori con figli minori. Chi ha a casa figli con età inferiore ai 14 anni ha la necessità d’essere presente il più possibile tra le mura domestiche.

Un discorso valido tanto per le madri quanto per i padri, ovviamente. Per questi genitori scatta l’obbligo di accettare un’offerta di lavoro, a patto che sia a tempo indeterminato, soltanto se il posto d’impiego rientra nel raggio di 80 km di distanza dal proprio domicilio. Un’unità di misura valida per chi ha l’auto, mentre per chi si affida ai mezzi pubblici, si tiene conto dei tempi di percorrenza medi, che non devono superare la soglia delle due ore.

Una specifica non di poca importanza, dal momento che si tiene in grande considerazione l’aspetto umano, non limitandosi a trattare i cittadini come numeri, identificati unicamente come soggetti assumibili per età e caratteristiche fisiche e mentali.

ADI e assegno unico

L’INPS ha confermato la compatibilità dell’Assegno di Inclusione con l’Assegno Unico figli. Nessun rischio per i genitori con figli minori, che dovranno però presentare una domanda per ottenere il beneficio ulteriore.

Ciò vale anche per chi ha smesso di ricevere il RdC. Non ci sarà nessun automatismo in tal senso, è bene chiarirlo. Per alcuni nuclei famigliari, l’ADI è più generoso. Alle coppie con un figlio fino a 2 anni spettano 9.300 euro.

Incentivi alle assunzioni

Non mancano gli incentivi alle assunzioni, che possono rappresentare una svolta cruciale per i genitori con figli minori alla ricerca di impiego. I datori di lavoro privati, che accettano di assumere i percettori dell’ADI, ottengono un esonero totale dei contributi dovuti.

Parlando di contratti a tempo determinato o stagionale, il Decreto prevede l’esonero (per un massimo di 12 mesi, ndr) del versamento del 50% dei contributi complessivi previdenziali, a carico del datore di lavoro. In caso di licenziamento del beneficiario dell’AdI, nei 24 mesi successivi all’assunzione, il datore di lavoro dovrà restituire l’incentivo fruito.