Il dolore, i ricordi, il Natale. Sono giorni di festa, di inevitabile malinconia e nostalgia. Elena Cecchettin ripensa alla sorella, Giulia, uccisa da Filippo Turetta, ex fidanzato che ora si trova in carcere a Verona. In un’intervista concessa a Repubblica, racconta il “dolore immane” per la mancanza della sorella, chiedendo a tutti noi di non ricordare Giulia come solo la vittima del suo assassino.
Elena Cecchettin, il dolore immane per la scomparsa della sorella Giulia
Nelle ultime settimane abbiamo provato emozioni contrastanti: paura, vergogna, rabbia, sconforto. La scomparsa di Giulia Cecchettin ha sconvolto ciascuno di noi. Il dolore composto della famiglia Cecchettin ci ha inevitabilmente colpiti, e la battaglia di Elena contro il patriarcato è stata sin da subito accolta e criticata. A Repubblica, spiega che avrebbe voluto sopportare dieci volte il dolore della sorella. Che sarebbe morta al suo posto, per difenderla.
Il timore è che la sua lotta possa essere dimenticata, scivolare in secondo piano. L’attenzione sui temi come la violenza sulle donne e i femminicidi non può e non deve scemare. “Sono ovattata da un dolore immane, mi è difficile capire. A volte ho paura che sia una fiamma che si spegne ma non voglio neppure dirlo, voglio credere che non sarà così. Io sono fiera di chi sono, delle mie origini, del mio Paese. Ho sempre fatto battaglia politica, mi reputo transfemminista”.
Nominata Persona dell’Anno dall’Espresso, non vuole in alcun modo che ricordiamo Giulia solo per quanto successo, legata a doppio filo a quell’ex fidanzato ossessionato da lei. Come è giusto che sia. “E neppure vorrei che mia sorella fosse ricordata solo in relazione al suo assassino: è morta perché voleva essere indipendente, per la sua libertà. È un paradosso che il suo nome resti legato a quello di chi l’ha uccisa”.
Il ricordo della sorella Giulia
Elena Cecchettin non ha dubbi: Giulia è ormai un simbolo della battaglia contro il femminicidio. Sono tante le qualità che Elena attribuisce a Giulia, come luminosa, intelligente, indipendente, generosa. Nonostante le diversità, erano migliori amiche, non erano solo sorelle: anime affini. Così, quando succede qualcosa, Elena pensa sempre a lei: “Era la prima persona con cui parlare di ogni cosa. Ancora adesso, ogni momento, penso: devo dirlo a Giulia”.
Ripensa all’ultima volta che le ha parlato, intorno alle dieci e mezza di sera. Giulia era con Turetta, ed Elena ammette di non essersi preoccupata in prima battuta dopo il primo messaggio non visualizzato. “All’una e mezza mio padre ha scritto nella chat di famiglia: Giulia, dove sei?”. Alle otto di mattina, qualche ora dopo, scatta l’allarme. “Ero in bagno, sono scoppiata a piangere. Ho capito subito. Ho capito che le era successo qualcosa. Sì, ho pensato anche a quello”, ammette, con una forza incredibile.
Ed è importante rispettare il volere di Elena, il suo accorato appello di ricordare Giulia come una giovane donna che stava per abbracciare il luminoso futuro che l’attendeva. “Aveva imboccato la strada della felicità. Vorrei che fosse questo, semmai, il suo lascito. Andiamo verso la felicità“. Una richiesta sentita, sincera, diretta, che non possiamo non accogliere.