È impossibile non pensare ad Alfredino in questi giorni, ora che tutti i media parlano di lui, di Rayan. Di quel bambino finito in fondo a quel pozzo maledetto in Marocco, intrappolato in quella profondità oscura dove la gioia e la speranza sono rimaste vive fino alla fine, fino al suo ultimo respiro.
Rayan non ce l’ha fatta, nonostante le preghiere condivise da tutta la comunità del villaggio di Tamrout, da mamma e papà, da tutti noi che mentre seguivamo la vicenda e guardavamo i soccorsi arrivare e i volontari riuniti in una speranza condivisa, riportavamo alla mente la tragedia del Vermicino e quella vita spezzata troppo presto dal destino infausto.
Così ecco che si è manifestata nella memoria collettiva quella vicenda del 1981, quando l’Italia, così come ha fatto in questi giorni il Marocco, si era riunita in una preghiera condivisa fatta di speranza per il piccolo Alfredino. Il bambino di Vermicino, infatti, era caduto in un pozzo artesiano in via Sant’Ireneo a Selvotta, una frazione di Frascati. Tanti i tentativi di salvataggio in quel pozzo troppo profondo, quello dalle pareti irregolari, frastagliate e sporgenti. Tanti i soccorritori e gli speleologi che ci hanno provato, ma senza successo.
A loro si sono uniti anche gli altri, gli uomini del popolo che desideravano diventare dei supereroi per quel bambino. I più esili e magrolini hanno tentato la discesa verso quell’inferno nel quale Alfredo Rampi era rimasto intrappolato. L’ultimo a provarci fu Donato Caruso che dopo diversi tentativi tornò in superficie, ma senza Alfredino.
Così è successo a Rayan, il piccolo bambino marocchino di 5 anni, che mentre giocava davanti alla famiglia si è allontanato. Non così tanto ma quando bastava per inciampare in quel pozzo maledetto di famiglia nelle campagne di Tamrout e lì cadere per restare nel fondo senza speranza di 32 metri. Alla notizia il villaggio intero si è mobilitato per quattro lunghissimi giorni.
Sono arrivati i gendarmi e poi i pompieri, infine i geologi. Anche le persone provenienti da Fes e da Rabat ci hanno provato, quanto meno a riunirsi attorno al pozzo e a pregare, a sperare che Rayan potesse sopravvivere. Ma non c’è stato il riscatto, né il lieto fine agognato fino agli ultimi istanti, quando il piccolo è stato estrapolato dal pozzo. La sua voce dolorante ma viva ha fatto sperare, di nuovo, il mondo intero perché la luce in fondo al tunnel era stata vista da tutti.
Rayan avrebbe avuto una chance, quella che ad Alfredino era stata negata dal destino. Ma la speranza è durata solo poche ore, troppo poche per mamma e papà già dilaniati dal dolore. Dopo essere stato estratto dal pozzo e trasportato in elicottero all’ospedale più vicino, è arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire: Rayan è morto il 5 febbraio alle 21 e 30.
Come una maledizione silente, l’incubo è tornato a vivere più prepotente che mai dopo 41 anni, ora che le sorti di Rayan e di Alfredino si sono consumate, ora che i due bambini sono diventati due angeli. E chissà se si incontreranno da qualche parte lassù.