Sì, Portanova è un bravo calciatore. Ma resta uno stupratore

Dopo le parole del telecronista Nicola Zanarini arriva la risposta della vittima: "Se un gol riabilita da uno stupro non abbiamo speranza"

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 21 Settembre 2023 12:12

Sabato 16 settembre, in serie B, la Reggiana ha gareggiato contro la Cremonese. A sigillare il gol del pareggio è stato Manolo Portanova che ha debuttato a inizio campionato con la sua nuova squadra. È un nome, il suo, balzato tristemente agli onori della cronaca negli scorsi mesi e non di certo per le sue prestazioni sportive.

Portanova è stato dichiarato colpevole, condannato a 6 anni di carcere, con rito abbreviato, per violenza sessuale. Il suo caso non è ancora chiuso, e in attesa del ricorso, il centrocampista della Reggiana è sceso in campo per giocare con la sua squadra. Proprio in occasione dell’ultimo match, il telecronista Rai Nicola Zanarini annunciando il gol del calciatore, e riconoscendo la sua bravura, ha parlato di una rete che “Mette a tacere le polemiche”.

Ma quelle che si sono alternate nei giorni successivi alla condanna non sono chiacchiere da bar, non sono pettegolezzi, né tanto meno polemiche. Non sono parole che si perdono nel vento ma fatti, quelli che hanno mietuto l’ennesima vittima di stupro. A commentare l’accaduto, tra i tanti post di sgomento e indignazione che sono apparsi sui social nelle ultime ore, c’è anche la ragazza che ha denunciato il centrocampista: “Se un gol riabilita da uno stupro non abbiamo speranza”.

Il caso Portanova

 “Mi chiedo se il radiocronista Nicola Zanarini abbia una moglie o delle figlie. In tal caso mi chiedo: se fossero state loro al posto mio queste parole dovute ’alla gloria di fronte ad un gol’ gli sarebbero scappate ugualmente? E loro lo avrebbero ipoteticamente scusato nel sentirgliele pronunciare?”, inizia così la lettera che la studentessa, che ha denunciato Manolo Portanova, ha inviato a La Nazione dopo il commento del cronista Nicola Zanarini.

Per comprendere meglio la storia, l’ennesimo capitolo buio che non si può dimenticare, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e tornare a due anni fa, quando nella notte tra il 30 e il 31 maggio in un appartamento a Siena si è consumata una violenza di gruppo. La narrazione, purtroppo, non differisce poi molto da quelle che già conosciamo.

La ragazza, una studentessa romana di 21 anni, è stata picchiata, molestata e stuprata in un appartamento del centro storico della città del Palio da quattro persone: Manolo Portanova, suo fratello minorenne, lo zio Alessio Langella e un altro amico. A nulla, e per fortuna, sono serviti i diversi tentativi dei carnefici per colpevolizzare la ragazza, farla passare come “Una poco di buono“, perché come la stessa sentenza ha confermato la giovane non era consenziente.

Dopo la denuncia, il tribunale ha riconosciuto la violenza e ha condannato il calciatore a 6 anni di carcere per stupro. In attesa di ricorso, però, il centrocampista è tornato in campo con la sua nuova squadra: la Reggiana. Tante le proteste, da parte dei tifosi e delle associazioni femministe che hanno condannato la decisione del club. Non è mancato, però, chi ha difeso la scelta in questione. Nel coro anche la voce della vittima che aveva denunciato attraverso le pagine di Repubblica il suo stato d’animo: “Fa male vederlo di nuovo in campo.

Le dichiarazioni di Nicola Zanarini

È un dolore che non ha mai fine, quello provocato alle vittime di violenza sessuale. Private della loro libertà di scelta, violate nell’intimità e poi beffate dall’opinione pubblica e da una società ancora troppo patriarcale che sposta l’attenzione sul carnefice, sulle sue intenzioni, sulle attenuanti che possono in qualche modo giustificarlo. Ed è successo ancora, questa volta in un settore che da sempre è dominato dagli uomini.

Lo scorso fine settimana, durante la radiocronaca di Reggiana-Cremonese, il cronista Nicola Zanarini ha commentato la partita su Radio1 non risparmiando il centrocampista e le sue prestazioni. “Un gol meraviglioso che mette a tacere le polemiche”, ha detto, riferendosi alla condanna per violenza sessuale del calciatore e al suo ritorno in campo, ricordando agli ascoltatori del prossimo Appello che ci sarà tra qualche mese a Firenze.

Le sue parole non sono passate inosservate a chi le ha ascoltate. E non perché ci si aspettava una condanna da parte del cronista, quelle è giusto lasciarle ai tribunali, ma perché un meraviglioso gol non può annullare le polemiche, soprattutto se queste ruotano attorno a una violenza sessuale già riconosciuta e condannata dalla giustizia.

La frase ha creato una vera e propria bufera mediatica, costringendo la Rai ad avviare una procedura disciplinare nei confronti del cronista. A commentare l’accaduto anche la giovane studentessa che ha denunciato lo stupro di gruppo con una lettera inviata a La Nazione che fa riflettere su quanto è ancora lunga la strada per proteggere, rispettare e supportare le vittime di violenza.

La lettera della vittima di violenza dopo la frase di Zanarini

“Non si tratta di sentirsi offesa” – scrive la giovane studentessa a La Nazione – “Si tratta di realizzare ancora una volta quanto manchi il rispetto per le vittime di violenza sessuale e in questo caso il rispetto per tutte le donne. Si tratta di sentirsi amareggiata e arrabbiata, comprendendo che siamo ben lontani dal cambiamento. È altresì deprimente notare come il maschilismo patriarcale, di cui tutto ciò è intriso, affonda le radici in affermazioni come queste. Ed è in momenti così che mi chiedo se noi donne siamo ancora ben lontane dal far valere le nostre battaglie… ma noi siamo una ’famiglia’ unita, non fermiamoci mai di fronte a tutto questo! Si tratta di soffrire di fronte a certe affermazioni, comprendendo che probabilmente è vero, quello della violenza sulle donne è un fenomeno ancora preso molto, anzi moltissimo alla leggera, nel nostro Paese”.

“Si tratta di fare un piccolo passo avanti e farne 5 indietro a causa di un risveglio domenicale in cui la prima cosa che vedo è una radiocronaca in cui vengo tirata in ballo pure se non c’entro nulla, in cui la mia battaglia viene sminuita di fronte ad un gol, in cui si parla di polemica e non di una condanna in primo grado a 6 anni. Ricordo con rito abbreviato”, ha poi aggiunto.

“Prima di giungere alla nostra bocca, le parole vengono elaborate dal nostro cervello. Sappiamo ciò che diciamo, ciò che facciamo e il momento in cui lo stiamo facendo. So bene che non tutti si schierano sempre dalla parte della verità e della giustizia, ma sarebbe maturo e premuroso, data la delicatezza di determinati casi, che certi commenti privi di sensibilità vengano fatti in separata sede e non di fronte ad un pubblico di migliaia di spettatori. Se un gol riabilita da uno stupro e si festeggia non abbiamo speranza“.

La giovane vittima di violenza ha poi parlato del suo dolore, di quelle difficoltà che ogni giorno deve affrontare per ricominciare. Di quanto è sbagliato, per le altre donne e per tutti in generale, quella narrazione eroica di un ragazzo che sì, sarà anche un bravo calciatore, ma resta colpevole di un crimine contro la persona, contro una donna. Di come quella presunzione d’innocenza non tenga conto della sofferenza delle vittime e delle famiglie, e non faccia altro che alimentare la cultura dello stupro che impera nella nostra società.

“Ringrazio chi mi è vicino, ringrazio la (fortunatamente) maggior parte delle persone che ha reagito a tale episodio, ringrazio la mia famiglia che colma di dolore non si è trattenuta di fronte all’ennesima pugnalata” conclude la studentessa romana – “E infine ringrazio tutte le donne. Loro sanno il perché”.