Quello che i figli di mezzo non sanno e che la scienza conferma

Dicono che non saranno mai i preferiti di mamma e papà e che potrebbero sentirsi disturbati. Ma la scienza conferma che la sindrome dei figli di mezzo non esiste

Le famiglie numerose, in Italia, sono sempre meno, così come sono calate in maniera importante tutte le nascite. Eppure c’è chi quel sogno di costruire una famiglia lo ha realizzato, regalando al proprio primogenito il dono più bello di sempre, quello di avere un fratello o una sorella.

Cosa succede, però, quando i nuclei familiari sono composti dai genitori e da tre bambini? Niente di preoccupante, intendiamoci, se non che tra i pargoli ci sarà quello che è definito il figlio di mezzo.

Non è il primogenito, né il piccolo di casa. È fratello minore, ma è anche maggiore. E qualcuno dice che non sarà mai il preferito di mamma e papà e che, anzi, svilupperà la sindrome del figlio di mezzo. Verità o luogo comune? Abbiamo raccolto alcune evidenze scientifiche per esplorare il magico mondo dei bambini che si trovano “in mezzo” a due fratelli.

3 è il numero perfetto?

Dicono che il 3 sia il numero perfetto, quello che ci chiediamo noi è se questa regola vale anche per le famiglie. Sono molte le persone che sospettano che quello del figlio di mezzo sia un ruolo non del tutto fortunato per i bambini. I motivi sono presto detti: da una parte c’è il primogenito, quello verso il quale sono rivolte tutte le aspettative dei genitori rispetto alla responsabilità in casa, dall’altra parte, invece, c’è il piccolo della famiglia, quello alla quale viene concesso tutto.

In mezzo si trova lui, il secondogenito. Il figlio che in quel legame di fratellanza si trova a ricoprire un duplice ruolo, quello di fratello maggiore e di fratello minore. È quel bambino che forse soffre meno la pressione dei genitori, ma è lo stesso che ha meno attenzioni e che si trova improvvisamente soppiantato nel ruolo di piccolo di casa dall’ultimo arrivato.

Questo può generare problemi? Forse, ma la verità è che tutto dipende dal comportamento dei genitori e da come questi hanno scelto di educare i figli. Quello che possiamo dirvi, con certezza, è che il fatto che i figli di mezzo crescano male, accompagnati dal flagello di essere poco considerati da mamma e papà, è solo un luogo comune.

Secondo una ricerca condotta dall’Università Autonoma di Madrid, infatti, i secondogeniti di una famiglia composta da tre fratelli sono i meno inclini a sviluppare disturbi comportamentali e cognitivi. Tutto merito della presenza dei fratelli.

La sindrome del figlio di mezzo non esiste

Ci sono altre ricerche scientifiche che scardinano in maniera definitiva tutti quei luoghi comuni che riguardano i figli di mezzo e che, anzi, elogiano le loro peculiarità caratteriali.

Secondo uno studio condotto dalla Università Cristiana del Texas e dall’Università del Minnesota, il fatto di crescere tra due fratelli, uno più grande e uno più piccolo, rende i figli di mezzo più equilibrati, propensi al lavoro di gruppo e più socievoli. E poi ancora, sono più indipendenti, creativi e autonomi rispetto ai loro fratelli.

La ricerca che più ci interessa, per eliminare ogni dubbio, è quella condotta dalla docente Catherine Salmon, e pubblicata dal Business Insider, docente di psicologia che da anni studia i comportamenti dei figlio di mezzo, e che conferma che la sindrome dei secondogeniti non esiste.

La ricerca, condotta su oltre 400 ragazzi, ha dimostrato che i figli di mezzo non hanno nulla da invidiare ai loro fratelli e che, al contrario, sono più propensi a inserirsi con successo nella società. Tutto merito della capacità di adattarsi e di essere indipendenti che proprio la loro posizione gli ha insegnato da bambini.