L’arrivo di un figlio, questo è chiaro, è il cambiamento più ingombrante della vita di una persona, quello destinato a determinare grandi gioie, ma anche a sconvolgere la quotidianità di mamma e papà. E per quanto siamo tutti fortemente sostenitori di una genitorialità condivisa, quella in cui i ruoli e i compiti di entrambi sono perfettamente equilibrati e calibrati, non possiamo negare che, ancora oggi, la maggior parte della responsabilità ricada ancora sulle donne.
Succede perché il retaggio culturale di una società che ha sempre visto la donna solo come “moglie” e “madre” è ancora difficile da scardinare totalmente. E anche se le cose stanno cambiando, siamo ancora lontani da quella parità di genere alla quale auspichiamo, sul lavoro così come in ambito familiare. Perché è chiaro che, se ci sono sacrifici da fare, è alla donna che viene chiesto di immolarsi.
Ed è sempre lei, la figura materna, ad avere l’onere e l’onore di occuparsi della cura e degli impegni dei figli in maniera quasi esclusiva, al punto tale che la scienza ha spiegato che essere mamma equivale a fare quasi tre lavori.
Tre lavori per una sola persona
Non abbiamo bisogno, in realtà, di evidenze scientifiche per sapere che la maggior parte delle responsabilità in ambito familiare pendono proprio dalla parte delle donne. Ci pensano le nostre stesse esperienze a confermarlo, alle quali si aggiungono quelle di chi ha dovuto lasciare il lavoro per seguire i figli, o di chi ogni giorno si districa tra mille impegni professionali, personali e familiari vivendo così in un perenne e labile equilibrio.
La scienza non fa che confermare quello che già sappiamo. Una nuova ricerca, infatti, ha provato a riassumere tutto quello che le mamme fanno ogni giorno per i propri figli, paragonando le attività quotidiane nella loro totalità a ben due lavori e mezzo, in termini di tempo e dispendio energetico.
A condurre la ricerca sono stati gli esperti della società americana Welch’s che hanno preso in riferimento un campione di 2000 mamme che hanno figli di età compresa tra i 5 e i 12 anni. Analizzando la loro quotidianità è emerso che queste donne lavorano mediamente 98 ore a settimana, l’equivalente di due lavori e mezzo a tempo pieno.
Una professione, in termini di risorse energetiche e tempo, che però non gode di ferie, malattie e stipendio. La stessa alla quale poi si aggiungono anche tutti gli impegni professionali, nel caso delle mamme lavoratrici, e quelli personali che molto spesso vengono trascurati o completamente annullati.
Mamme equilibriste: quando la maternità diventa un traguardo difficile
La maternità, vista in questi termini, diventa un traguardo difficile. E lo è ancora di più in un Paese come il nostro che non è a misura di famiglia. Si tratta di “Un’azienda ad alto rischio, senza riconoscimento e senza ritorno”, come l’ha definita la scrittrice e attrice Karla Tenório.
Perché se da una parte c’è un desiderio che troppo spesso viene silenziato, o rimandato, dall’altra c’è anche la consapevolezza di dover prendere delle scelte che, inevitabilmente, portano a delle rinunce. E queste decisioni sono anche influenzate dalla mancanza di servizi a sostegno dei genitori.
Perché una mamma, al di là del fatto se abbia scelto di continuare a lavorare o di dedicarsi esclusivamente ai bambini, non può concedersi viaggi o vacanze, pause prolungate né malattie. Non può permettersi un riposo totale e assoluto, perché deve “lavorare” a tempo pieno e anche di più, deve occuparsi dei suoi figli.