Conoscere la data presunta del parto è una curiosità non da poco per noi future mamme. La DPP, acronimo che sta appunto per data presunta del parto, ci permette di scadenzare tutto quello che ci attende durante la nostra gestazione.
Calcolata la data del parto, potremo pianificare il nostro parto, ad esempio decidendo in quale ospedale far nascere nostra figlia/o, e a livello psicologico, fortificheremo le certezze che vorremmo sempre avere. Ora vedremo come si calcola la data del parto, quanto questa sia attendibile, cosa accade quando la si supera ed infine cosa si intende per parto pretermine.
Indice
Come calcolare la data del parto
Abbiamo fatto il nostro test di gravidanza, plausibilmente due o tre volte per avere certezza di non aver sbagliato (è comune in molte coppie, data l’importanza dell’evento), e una delle prime cose che facciamo è appunto calcolare la data del parto. Premesso che sarà la prima ecografia ad ufficializzare la data presunta del parto, la quale verrà riportata nella cartelletta con i documenti da presentare al momento del nostro accesso in ospedale, ad ogni modo noi stesse abbiamo gli elementi per calcolarla, seduta stante.
La data presunta del parto viene calcolata su due fattori: l’ultimo giorno del ciclo mestruale e la durata dello stesso. È una data convenzionale, in quanto è ovvio che il concepimento sia avvenuto successivamente. La data presunta tanto più si avvicina o coincide alla data nella quale partoriremo davvero, quanto regolari sono i nostri cicli mestruali. La prima ecografia, che attesta lo stadio nel quale si trova il feto, potrà confermare il nostro calcolo. Nei casi nei quali la durata dei cicli vari più volte, sarà più difficile fare un calcolo preciso, soprattutto da sole. A sostegno della nostra curiosità, tante sono le applicazioni ed i siti che, chiedendoci di inserire la data delle ultime mestruazioni e la durata dei nostri cicli, ci forniscono la data del parto.
Cosa succedere quando la DPP viene superata
Essendo appunto una data presunta può accadere che, arrivati quasi al traguardo, gli e le esperte che ci assistono, dalla ginecologa all’ostetrica, si accorgano che manchi ancora qualche giorno alla fase finale. E questo lo si evince sia durante il monitoraggio che in caso di visita. È bene sapere che è tutto nella norma, anche se a livello emotivo l’attesa ci fa penare.
Statisticamente, circa il 30% delle donne incinte arriva al parto intorno e dopo la 40ª settimana. A queste donne può capitare inoltre di arrivare al giorno del parto senza che entrate naturalmente in travaglio né tanto meno che si siano rotte le acque. In questi casi, sarà l’ospedale nel quale partoriremo ad iniziare la procedura per l’induzione, per aiutare la donna ad entrare in travaglio. Ovviamente stiamo parliamo di parto vaginale e non di un parto cesareo programmato.
Parto pretermine: bisogna preoccuparsi?
Così come accade che una donna partorisca dopo la data presunta del parto può accadere anche che si partorisca prima. In quest’ultimo caso parliamo di parto pretermine, o di parto prematuro, per il quale non si intende un parto che avvenga prima della 37esima settimana di gravidanza. Dunque, il bimbo nato prematuro non è quello nato un paio di giorni prima della data presunta del parto, ma colui che è nato almeno 3 settimane prima della fine dei tre trimestri di gravidanza.
Un parto pretermine porta non poche preoccupazioni in quanto sappiamo che il feto si sviluppa gradualmente, e potrebbe non essere pronto ad una vita extra-uterina senza l’ausilio di appositi macchinari. Dunque le criticità da affrontare avranno livelli diversi a seconda di quando è nato il bambino/a, in quanto la funzionalità dei suoi organi varia da settimana in settimana. Negli ultimi anni gli esiti positivi dei neonati prematuri sono maggiori rispetto al passato. Ciononostante, in confronto con i bambini e le bambine nate a termine, problematiche come ritardo dello sviluppo, compromissione della vista e dell’udito, disturbi dell’apprendimento, solo per citarne alcuni, sono più presenti. Dall’esperienza medica viene fuori che le bambine nate pretermine hanno maggiori probabilità di un migliore esito rispetto al maschietto.
Premesso che sono valutazioni da fare caso per caso, che saranno valutate dai professionisti e dalle professioniste del mestiere, possiamo dire che, in assenza di particolari evidenti criticità, sempre più spesso i neonati pretermine vanno monitorati anche con cadenza periodica durante i primi anni di vita, ma che la loro salute e la loro sopravvivenza è sempre più garantita. È invece più difficile da garantire la sopravvivenza del neonato che viene alla luce prima della 23a settimana di gestazione, e quando egli sopravvive purtroppo è probabile che riporti lesioni neurologiche. Non c’è certezza sulle cause che davvero possono causare un parto prematuro, ma certamente sono più esposte coloro che lo hanno già vissuto in precedenza, o che hanno avuto parti plurimi o aborti indotti ed anche alcune patologie in gravidanza possono essere inserite come fattori di rischio.
Per completezza, diciamo che per l’Organizzazione Mondiale della Sanità si intendono gravidanze a termine quelle in cui il parto avviene fra l’inizio della trentasettesima settimana ( 36+0) sino alla quarantunesima completa, cioè 40+6, ossia da 259 a 293 giorni, mentre come gravidanze post-termine, quelle in cui il parto si verifica dall’inizio della quarantaduesima settimana in poi, ossia da 41+0 (da 294 giorni in poi).