Ho attraversato la notte, ma non sono morta. La storia dell’autrice di Svegliami a mezzanotte

"Svegliami a mezzanotte" è il libro autobiografico di Fuani Marino. È la sua storia, quella che parla di un tentato suicidio, della morte e della rinascita. E ora è diventata un film

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Era un giorno afoso d’estate, quel 26 luglio del 2012. E mentre gli altri si preparavano a tornare a casa, e a programmare le imminenti vacanze, quel pomeriggio una donna aveva smesso di combattere la sua battaglia. Lo aveva fatto salendo all’ultimo piano di una palazzina a Pescara, proprio lì dove aveva scelto di esalare l’ultimo respiro.

Il resto della storia è la testimonianza dell’inquilina del secondo piano. Vede cadere qualcosa dall’alto. Pensa sia un sacco nero, uno di quelli della spazzatura, caduto forse accidentalmente. E invece si tratta di Fuani Marino, la donna che aveva scelto di morire.

Era salita sulla cima di quella palazzina di Pescara per dire addio al mondo. Senza più domande, ripensamenti o riflessioni. Aveva raggiunto il cornicione e si era gettata nel vuoto.

Svegliami a mezzanotte

Erano solo 12 i metri che separavano Fuani Marino dalla fine. Troppi se li guardiamo dal basso verso l’alto, troppo pochi se li percorriamo in una discesa folle e senza controllo. 12 metri e poi l’asfalto. Nero, duro e riscaldato dai raggi del sole dell’estate. Ma non era quello il suo letto di morte, perché Fuani non è morta quel giorno.

Contro ogni previsione e legge che conosciamo, è sopravvissuta. Fato o fortuna, nessuno lo sa. Quello che sappiamo, invece, è da quel 26 luglio del 2012 Fuani ha cercato di capire, di indagare quel momento, di dare un senso a tutti quei motivi che l’avevano spinta a scegliere di morire. Lo fa ogni giorno. Sono le sue cicatrici, quelle impresse sul corpo e nell’anima, che le chiedono di farlo.

Lo ha fatto utilizzando lo strumento che più le è familiare: la scrittura. Così lo ha raccontato, ripercorrendo il momento del tentato suicidio e quello prima. Di quando, a soli 4 mesi dalla nascita della sua prima e unica figlia, aveva scelto di morire. Lo aveva fatto perché era triste, depressa e sola. Lo aveva fatto perché ormai il buio riempiva le sue giornate, e in mezzo a tutta quella  oscurità non c’era più posto per il sole.

Svegliami a mezzanotte è la sua storia. Una racconto di morte e di rinascita, di speranze perdute e ritrovate. Molto più di un libro, un vero e proprio percorso intenso che indaga un campo in cui nessuno osa entrare. L’irraccontabile raccontato dalla protagonista di questa storia, e anche dal regista Francesco Patierno che ha scelto di trasformare il libro di Fuani Marino in un film.

Morire per rinascere

Con lo stesso titolo del romanzo autobiografico, il regista Francesco Patierno ha scelto di affidarsi all’arte del cinema per raccontare questa storia. Non una semplice pellicola, ma un viaggio che accompagna chi guarda in un terreno ostico e oscuro. “Mi chiedo ancora oggi come faccio a convivere con me stessa” si chiede la protagonista del film.

Se lo chiede Fuani Marino, che dopo mesi di interventi chirurgici, di terapia e di ricovero, ha scelto di raccontare quello che è stato attraverso la sua penna. Lo ha fatto con Svegliami a mezzanotte, un libro che è uno spaccato di vita vissuta e non vissuta, di battaglie perse e vinte, di depressione e rinascita. Lo ha fatto riavvolgendo il nastro, partendo dalle origini del suo nome, che non è altro che l’unione di quelli dei genitori, Furio e Anita. Lo ha fatto ricordando gli anni della sua infanzia trascorsa a Napoli, e quelli dell’Università nella città di Roma.

Poi l’amore, il matrimonio, la nascita della sua prima figlia e quel desiderio di porre fine a tutto. Poi la morte che non la vuole, che la rifiuta. E infine la rinascita, obbligata, necessaria, dolorosa. “Una storia unica – come la descrive il regista Francesco Patierno – di una persona che racconta la propria morte”.