Patricia Hearst, la vittima che divenne una criminale

Patricia Hearst era una vittima. Rapita da un organizzazione di terroristi scelse poi di unirsi a loro. Ecco la sua storia

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Abbiamo tutti sentito parlare della sindrome di Stoccolma, almeno una volta nella vita. E siamo stati noi stessi a prendere in prestito le parole scelte per descrivere questo stato psicologico tutte le volte che abbiamo scelto consapevolmente di restare aggrappate a situazioni o a persone potenzialmente dannose per il nostro benessere psicofisico.

Eppure la vera storia della sindrome di Stoccolma ci insegna che questa non è solo una leggenda metropolitana, né tanto meno è solo un modo di dire. Anzi, il fatto di nutrire dei sentimenti positivi nei confronti del proprio carnefice, che vanno dalla solidarietà all’innamoramento, è possibile.

Ed è stato possibile, per esempio, per Patricia Campbell Hearst, conosciuta anche col nome di Patty, la cui storia è diventata emblema della sindrome di Stoccolma. Ripercorriamola insieme.

Chi era Patricia Campbell Hearst

Nata a San Francisco il 20 febbraio del 1954, Patricia Campbell Hearst cresce in un ambiente agiato, tra lusso e privilegi. Facevano parte della famiglia George Hearst, senatore degli Usa e imprenditore minerario, nonché uno degli uomini più ricchi dei suoi tempi, e William Randolph Hearst, nonno di Patricia, imprenditore e celebre editore.

Patricia cresce insieme alle sue quattro sorelle, circondata dall’affetto e dall’amore dei genitori, ma anche da tantissime opportunità. Studia alla Crystal Springs Uplands School a Hillsborough e alla Santa Catalina School. All’età di 20 anni, però, diventa inaspettatamente e involontariamente vittima di un evento che cambierà per sempre la sua vita. Nel 1974, infatti, la giovane ereditiera viene rapita da un’organizzazione terroristica. E da allora, le cose non saranno più le stesse.

4 febbraio 1974: il rapimento di Patricia Campbell Hearst

Erano circa le 21:00 di un qualsiasi giorno di febbraio quando, all’improvviso, in un appartamento di Berkeley, in California, irruppe un gruppo di terroristi. Non si trattava di una casa qualsiasi, ma della dimora di Patricia, la ricca ereditiera della famiglia Hearst.

Il 4 febbraio, a distanza di poche settimane dal compimento dei suoi vent’anni, Patricia era in compagnia di Steven Weeds, il suo fidanzato, quando qualcuno suonò alla porta di casa. La ragazza andò ad aprire trovandosi faccia a faccia con quelli che da lì a pochi istanti dopo sarebbero diventati i suoi aguzzini. Si trattava dei membri del Symbionese Liberation Army, l’Esercito di Liberazione Simbionese, già noto alle forze dell’ordine per il coinvolgimento dell’omicidio di Marcus Foster, sopra intendente alla scuola di Oakland.

Arrivarono in tre, quella sera per Patricia. E dopo aver colpito violentemente il suo fidanzato, rinchiusero la ragazza nel bagagliaio della loro macchina e la portarono via. Si trattava di un sequestro in piena regola, confermato poi dalla lettera di riscatto fatta arrivare ai genitori tre giorni dopo.

Patty era diventata una prigioniera di guerra, in cambio della sua liberazione, i genitori dovevano mettere a disposizione 400 milioni di dollari per tutti i bisognosi della California. I coniugi Hearst lo fecero senza indugio, ma le richieste dei rapitori non si esaurirono con questa. Chiesero altri soldi, e poi altri ancora, fino a quando i genitori, un mese dopo dal rapimento, ricevettero una comunicazione spiazzante.

Era Patricia, che parlava su quel nostro registrato, ma non chiedeva aiuto no. Aveva scelto di restare con i suoi aguzzini e voleva farlo sapere a tutto il mondo.

Lavaggio del cervello o sindrome di Stoccolma?

Mi è stata data la scelta di essere rilasciata in una zona sicura o di unirmi alle forze dell’Esercito di Liberazione Simbionese per la mia libertà e la libertà di tutti i popoli oppressi. Ho scelto di restare e di lottare.
(La dichiarazione di Patricia Campbell Hearst nel nastro ritrovato il 3 aprile 1974 – Wikimedia)

Mentre le forze dell’ordine si muovevano in ogni direzione per ritrovare Patricia, la ragazza si spostò di rifugio in rifugio insieme ai suoi rapitori, diventando a tutti gli effetti un membro dell’organizzazione. I suoi genitori non avevano dubbi: gli aguzzini le avevano fatto il lavaggio del cervello. Per gli esperti, la Hearst era stata colpita dalla sindrome di Stoccolma.

Quello che sappiamo è che durante la prigionia, durata 591 giorni, Patricia si svestì dai panni di vittima e diventò una criminale rivoluzionaria. Anche il suo nome era cambiato, la Hearst era diventata Tania la Guerrigliera.

Patricia Campbell Hearst
Fonte: Getty Images
Patricia Campbell Hearst ricercata dall’FBI

Tania, la criminale

Dopo qualche settimana dall’invio del nastro, e dalla dichiarazione di essere entrata a far parte dell’Esercito di Liberazione Simbionese, Tania si preparò per la sua prima rapina, quella ai danni dell’Hibernia National Bank di San Francisco. La ragazza fu ripresa dalle telecamere dell’istituto e la notizia fece velocemente il giro del Paese e del mondo intero sconvolgendo l’opinione pubblica.

Tania continuò ad agire insieme ai membri del gruppo, prima colpendo una banca a Sacramento, dove ci furono due feriti, e poi un’altra a Los Angeles. Il 17 maggio, a seguito di un blitz della polizia in collaborazione con l’FBI, sei dei membri dell’Esercito di Liberazione Simbionese furono uccisi, gli altri riuscirono a fuggire a nascondersi.

Nel 1975, Tania era ancora operativa. Era diventata a tutti gli effetti una criminale, e fu anche coinvolta nell’uccisione di alcune persone in occasione della rapina alla Crocker National Bank di Carmichae. Divenne ufficialmente ricercata dall’FBI.

Il 18 settembre dello stesso anno, dopo 19 mesi di ricerca, l’agente Charles Bates riuscì a catturare Patricia Campbell Hearst.

La cattura, l’arresto e la vita dopo la liberazione

Arrestata dall’FBI, l’ereditiera Patricia Campbell Hearst fu condannata a 35 anni di prigione, 25 per le rapine in banca e 10 per possesso di arma da fuoco. La difesa, sostenuta dall’avvocato F. Lee Bailey, invocò l’aiuto e il sostegno di diversi psicologi e psichiatri per dimostrare che la situazione psicologica della ragazza era stata fortemente influenzata dal periodo trascorso con i suoi aguzzini. E in effetti, in quei 591 giorni di prigionia, Patty era davvero cambiata.

La condanna fu poi ridotta, prima a sette anni e poi a 22 mesi. Con l’indulto del 2001, concesso da Bill Clinton, Patricia Campbell Hearst divenne una donna libera.

Dopo essere uscita di prigione sposò Bernard Shaw, la sua guardia del corpo, con il quale ebbe due bambine. Tentò anche di avviare la carriera cinematografica, raccogliendo un discreto successo come attrice. Nel 1982, invece, pubblicò Every Secret Thing, un libro autobiografico in cui, per la prima volta, raccontava tutta la vicenda del rapimento dal suo punto di vista.

Patricia Campbell Hearst
Fonte: Getty Images
Patricia Campbell Hearst