I lunghi capelli biondi scendevano come cascate d’oro, incorniciando il suo viso ed esaltando due occhi di un azzurro profondo, tanto profondo da perdersi. Il resto potrebbe dirsi storia: voluttuosa, morbida e provocante, Moana Pozzi, professione porno star, è divenuta il sogno proibito di milioni di italiani. Ma era davvero tutto qui? Ricordandola possiamo davvero ingabbiarla all’interno del ruolo di stella dell’hard e sex symbol, che ha portato avanti orgogliosamente?
In realtà, no. Perché Moana Pozzi era molto di più rispetto alla carriera da pornostar. Era una donna che si destreggiava tra vita quotidiana e apparenza, che portava avanti la sua complicata semplicità affermando sé stessa nella maniera che più le sembrava attinente alla sua essenza. Era una donna che inseguiva i suoi sogni, le sue ambizioni.
Moana Pozzi, infanzia e multiforme ingegno
Il 27 aprile 2021 avrebbe compiuto 60 anni. Nata nel 1961 a Genova, Anna Moana Rosa era figlia di due genitori ferventemente cattolici. Le avevano dato nomi significativi: Anna, che significa Grazia Divina, Moana, che significa Mare Profondo, e Rosa, come il più bello dei fiori. Moana impara a pregare dal padre ingegnere e dalla madre casalinga, studia in un istituto di suore Marie Pie e Scolopie.
La sua infanzia e la sua prima adolescenza sono quiete, ma contraddistinte da una curiosità che non l’avrebbe mai abbandonata. Studia al Liceo Scientifico e si appassiona alla matematica: è affascinata dalla sua complessità. Parallelamente, impara a suonare: studia chitarra classica al conservatorio, ma si diletta anche col clavicembalo. Il suo ingegno è multiforme. Legge. Divora sapere. E la realtà che la circonda inizia a starle stretta.
Così, fa una scelta che per le ragazze di oggi è normale: se ne va. Lascia la famiglia, si stabilisce a Roma e, forte della sua bellezza, inizia a fare la modella. Si fa notare. Le affidano delle piccole parti in cortometraggi, poi conduce un programma pomeridiano per bambini. Ma le sembra poco, le sembra di divertirsi poco, di fare meno di ciò che potrebbe.
Luci rosse, seduzione e intelletto
Si avvicina così al mondo del porno: per sfida, per superare i suoi stessi limiti. Prima sotto pseudonimo, poi usando il suo nome. Proprio quando cominciò a usarlo venne adocchiata da Riccardo Schicchi. Il loro incontro fu intenso, fulminante: Schicchi ne comprese il potenziale erotico e lo portò ai suoi massimi livelli.
Moana non era una semplice pornostar: era seduzione. Fu lanciata, anzi, catapultata nel cinema a luci rosse, acquisendo una fama che non si aspettava e che arrivò anche alle orecchie dei suoi genitori. Anni dopo, rivelò che dopo i primi contrasti, i due accettarono la sua carriera. In un’intervista disse:
Non sono felici, ma è normale. I genitori cosa potrebbero dire, se non dispiacersi? Purtroppo nella vita, certe volte, si fanno delle scelte che comportano il dispiacere degli altri. Non sono pentita: ne parlavo proprio con mia madre. Mi dispiace che ti dispiaccia, ma tornando indietro rifarei tutto.
E che avrebbe rifatto tutto, Moana lo ha ribadito diverse volte nel corso della sua esistenza. Perché di fatto era tutto fuorché una donna vuota. Era intelligente, al passo con i tempi, informata su tutto ciò che le accadeva intorno. Per questa ragione il piccolo schermo le aprì le porte facendola diventare un personaggio di costume e contribuendo ad avvicinarla al pubblico di massa.
La televisione e il mondo dello spettacolo
Nel 1987 la Rai decise di affidarle la conduzione, insieme a Fabio Fazio, di Jeans 2, un programma pomeridiano per ragazzi. Non durò “solo” perché la Federcasalinghe andrò su tutte le furie e la costrinse a ritirarsi. Prese la vicenda sportivamente, dichiarando a Samarcanda:
Hanno detto che non trovavano giusto che ricevessi un compenso dalla tv pubblica per pagare certi “personaggi”. Lo so, sono trasgressiva come persona. Lo sono sempre stata. Me l’aspetto. Ho scelto una strada per la quale non faccio la perseguitata perché non mi faccio perseguitare. Va bene così.
La sua inattesa pacatezza riuscì a farle accattivare una fetta sempre più grande di pubblico, anche di quello benpensante, che storceva il naso per le sue mise erotiche. Era forte e consapevole, Moana: una donna molto più forte e consapevole di quanto potesse sembrare. Lo si poteva capire da come reagiva a chi la attaccava o a chi le faceva domande pungenti.
Nel 1994, nel corso di una puntata di Tutti a casa condotta da Pippo Baudo, Moana venne chiamata a rispondere alle domande di altre donne su di lei e sulla sua vita. Una delle persone chiamate a intervenire le chiese, con un pizzico di biasimo: «Se deciderai di avere figli cosa pensi che diranno, da grandi, del tuo lavoro?». Lei rispose, con un sorriso, senza scomporsi:
Proprio per questo motivo penso di non averne. Perché ecco, coinvolgere una persona innocente e inconsapevole per imporgli di accettare le mie scelta non credo sia giusto.
Una frase accolta da uno scroscio d’applausi, che cozzava con quella che allora era una società ancora (più) chiusa, ancorata al concetto di donna-mamma. La sua educazione, la scelta delle parole sempre impeccabile, la rendeva una perla rara rispetto al mondo che l’aveva resa famosa.
Le parti di Moana regalate al pubblico
Moana cominciò a raccontarsi, a farsi conoscere oltre all’immagine. Dimostrò delle doti intellettuali e una cultura notevoli. In un’intervista a Gigi Marzullo, rivelò:
Combatto con la superficialità della gente, con il pressappochismo. Pochissime persone fanno bene quello che dovrebbero saper fare. Pochissime persone sono veramente sincere. Io sono diversa, me ne rendo conto. Sono una persona chiara, dico tutto ciò che penso anche a costo di fare molto male. Non voglio niente di più di quello che mi spetta.
Doti che la portarono, nel 1991, a sollevare un polverone con il suo libro, La filosofia di Moana. Un libro oggi introvabile che raccoglieva i suoi pensieri, i punti di vista e persino delle pagelle a uomini con cui era andata a letto. Pagelle che non risparmiavano nessuno: cantanti, attori, politici, comici. Fu travolta dalle polemiche ma, ancora una volta, incassò con eleganza.
L’anno dopo, Moana inizia si lancia in un’ultima grande impresa: rifonda il Partito dell’Amore, prestando il suo volto come in passato aveva fatto Ilona Staller. La sua impresa durò relativamente poco, ma corrisponde al punto in cui tutti i riflettori si accesero per l’ultima volta su di lei. Dopo questa parentesi, Moana scompare gradualmente dalle scene fino a quando, il 15 settembre 1994, verrà annunciata la sua morte.
La morte e le leggende
Moana Pozzi muore all’Hôtel-Dieu di Lione, dove era ricoverata da cinque mesi per un carcinoma epatocellulare. La dipartita, inattesa e veloce (aveva solo 33 anni) diede origine a leggende metropolitane che dicevano che, in realtà, il suo decesso era stato interamente inscenato per permetterle di allontanarsi dalle scene e ricominciare da capo, con una vita nuova e diversa.
Ma a ben pensarci, non potrebbe essere così. Perché se c’è una cosa che Moana Pozzi ci ha insegnato è che non si scappa da chi si è. Al contrario, si deve essere sempre orgogliosi del proprio punto d’arrivo, qualsiasi esso sia, se ci rende felici e completi. E Moana era così: felice, completa. E libera.