Le linee pulite, essenziali, le vetrate, il cemento armato, i tetti piatti, il futuro che sembra essere già arrivato: Le Corbusier è stato uno dei grandi architetti del passato, uno di quelli ai quali si deve molto dello sviluppo della concezione di edificio, casa e città.
Rivoluzionario e all’avanguardia, ci ha lasciato tantissime opere, ma ha anche dettato alcune regole, che sono preziose ancora oggi, di un mestiere che sembra sempre essere proiettato al futuro. A lui si deve l’uso del calcestruzzo armato in architettura, ma non solo, perché è stato anche tra coloro che hanno dato il via al Movimento Moderno, che ha permesso di far avere nuova linfa e nuove idee al settore. Non stupisce, quindi, che ciò che parte di ciò ha realizzato (circa 17 delle sue opere) sia entrato nella lista dei patrimoni Unesco.
La vita, il genio, i progetti di Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris.
Indice
Le Corbusier, la sua vita
Il 6 ottobre del 1887 nasce in Svizzera Le Corbusier, all’anagrafe Charles-Édouard Jeanneret-Gris. La mamma è insegnante di pianoforte e papà di mestiere fa lo smaltatore di quadranti d’orologio, ma trascorre anche molto tempo all’aria aperta. Il futuro genio dell’architettura, quindi, ha trascorso l’infanzia in questo ambiente in cui la natura ha saputo stimolare la sua creatività.
Gli studi sono quelli che dovrebbero portare a ereditare il lavoro del padre, ma Charles dimostra di non essere particolarmente interessato a quel futuro impiego, quanto invece appare affascinato e coinvolto dal disegno e dalla prospettiva di diventare un pittore. Ma c’è qualcuno che la pensa diversamente. Infatti, se lui vede nel suo futuro una vita artistica, il suo insegnante – Charles L’Eplattenier – lo spinge verso una nuova prospettiva: quella di diventare architetto. E così, giovanissimo (aveva circa 16 anni) realizza il suo primo progetto: Villa Fallet.
C’era una consuetudine all’epoca, quella di permettere ai giovani di viaggiare per formarsi anche attraverso la scoperta di altri luoghi e accrescere così le proprie competenze.
Ed è così che Le Corbusier parte per l’Italia dove si lascia affascinare dalla Certosa di Ema e dalla cupola del Brunelleschi a Firenze, poi tappa a Pisa, senza dimenticare mete come Padova e Venezia. Fuori dall’Italia, invece, ha visitato Budapest, Vienna e – infine – Parigi. Il giovane viene in contatto con tantissimi personaggi di spicco durante i suoi viaggi e apprende molto, ma è nella capitale francese che trova un luogo in pieno fermento culturale. Ma soprattutto svolge un apprendistato di 14 mesi presso i fratelli Perret che utilizzavano il cemento armato. A seguire c’è stata Berlino dove ha lavorato per cinque mesi per l’architetto Peter Behrens e poi un lungo viaggio verso Oriente.
Il ritorno a casa a La Chaux-de-Fonds coincide con un periodo come insegnante e come progettista, lasciando poi perdere il primo mestiere per dedicarsi solo all’architettura e all’arte pittorica arrivando anche a esporre le sue opere.
Nel 1917 ritorna a Parigi e inizia una stagione molto importante per la sua arte che evolve e si esprime in maniera dirompente nei dipinti, ma anche nelle case che progetta o nelle città che immagina come urbanista.
All’avanguardia e innovativo, ormai l’architetto è molto noto e apprezzato. Questo non significa che non sia incappato anche lui in momenti difficili coincisi con alcuni insuccessi, come il fallimento del suo progetto per il concorso per la sede della Società delle Nazioni, cosa che è accaduta anche per quello bandito per realizzare Palazzo dei Soviet in Russia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, invece, si ha un periodo particolarmente vivace per Le Corbusier che progetta e realizza alcuni degli edifici capolavori della sua vita.
Charles-Édouard Jeanneret-Gris, il pioniere dell’architettura moderna, muore nel 1965 in Costa Azzurra a Roquebrune-Cap-Martin dove aveva fatto realizzare il Cabanon, pensato come regalo di compleanno per la moglie.
Le opere più celebri di Le Corbusier
Difficile sintetizzare l’opera e il genio di Le Corbusier perché, come tutti i più grandi, la sua eredità artistica e di pensiero ha avuto – e ha tutt’ora una eco incredibile – che si può ritrovare in alcuni dei più grandi architetti contemporanei, come Renzo Piano.
Tra le opere inserite nella lista Unesco si può ricordare, ad esempio, Maison La Roche-Jeanneret, doppia villetta che è stata realizzata a Parigi con le sue linee sobrie ed essenziali. Oppure Villa Savoye a Poissy, perfetto esempio del Movimento Moderno, di cui si ricordano i cinque principi stilati dall’architetto: i pilastri (pilotis), il tetto piano, la pianta libera, la finestra a nastro e la facciata libera.
Vale la pena ricordare anche la Cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp, luogo di culto che è stato progettato a partire dal 1950, e la Unite d’Habitacion a Marsiglia. Merita una menzione Chandigarh, città che si trova in India, per la cui realizzazione era stato chiamato proprio lui.
E poi non si può non citare Le Corbusier designer: Grand Confort è il nome di una serie di poltrone a forma di cubo, mentre la Chaise Longue LC4 è una lunga poltrona comodissima su cui stare sdraiati.
La vita privata di Le Corbusier
Le Corbusier si è sposato nel 1930 con Yvonne Gallis conosciuta nel 1922. Modella originaria di Monaco, pare che gli abbia proibito di parlare di architettura a tavola. Si dice anche che lui l’abbia tradita durante la loro vita matrimoniale. Detto questo, pare anche che fossero molto complici e legati, basti pensare che è come dono per il compleanno di lei che l’architetto progetta Cabanon, un piccolo rifugio sul mare.
Yvonne Gallis è morta nel 1957, mentre l’architetto è mancato nel 1965 durante una nuotata nel mare della Costa Azzurra. A quanto pare a causa di un infarto.
Perché il soprannome Le Corbusier
Se oggi potrebbe risultare davvero difficile pensare a lui con un altro nome, Le Corbusier in verità all’anagrafe era Charles-Édouard Jeanneret-Gris. Ma, a un certo punto della sua vita, aveva iniziato a utilizzare questo pseudonimo in calce ai propri articoli sulla rivista L’Esprit nouveau, nata grazie a un’intuizione sua e dell’amico artista Amédée Ozenfant.
Si tratta di una scelta che cela in sé due ragioni: la prima è che Le Corbusier nasce dalla storpiatura del cognome del nonno materno e la seconda è che questo soprannome è anche un omaggio al suo insegnante, colui che lo aveva spinto ad abbracciare la professione di architetto, rispettivamente Lecorbésier e L’Eplattenier.
Un progettista all’avanguardia, un vero pioniere dell’architettura moderna, che ha lasciato un segno eterno sul mondo e la cui voce artistica risuona in ogni sua opera che possiamo ammirare.