Lady Diana, la rivelazione della guardia del corpo sopravvissuta all’incidente

La guardia del corpo sopravvissuta all'incidente in cui perse la vita Lady Diana fa nuove rivelazioni

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Valentina Vanzini

Content Editor e Lifestyle Specialist

Cacciatrice di storie, esperta di lifestyle e curiosa per natura. Scrivo con e per le donne. Autrice del bestseller Mia suocera è un mostro.

Pubblicato: 31 Agosto 2019 10:30

Era il 31 agosto nel 1997 quando Lady Diana morì in un terribile incidente a Parigi e da allora Trevor Rees Jones, la guardia del corpo che era con lei, non ha mai più trovato pace.

Trevor fu l’unico a sopravvivere allo schianto che avvenne nel tunnel de l’Alma e l’unico che può davvero sapere cosa sia accaduto negli ultimi minuti prima della tragedia. Cosa successe davvero in quella drammatica notte? Se lo sono chiesto per anni William e Harry, i figli di Diana, ma anche i tantissimi fan della Royal Family, da sempre legati alla Principessa del Galles.

Come è noto quella notte Diana e Dodi Al-Fayed si trovavano all’hotel Ritz di Parigi, ma decisero di abbandonarlo e trasferirsi in un appartamento privato per sfuggire ai fotografi. Il loro viaggio però durò poco e si arrestò sotto il ponte de l’Alma. L’autista Henri Paul e il compagno di Lady Diana morirono sul colpo, mentre la Principessa venne trasportata in ospedale, ma non riuscì a farcela a causa delle ferite interne.

Trevor fu l’unico sopravvissuto e riuscì a salvarsi nonostante la frattura di tutte le ossa del volto, un trauma violento al torace, ma soprattutto al cervello. Lo schianto portò via con sè anche la sua memoria e nel corso degli anni Rees Jones ha cercato disperatamente di ricostruire quei quattro minuti dall’uscita dell’hotel Ritz all’incidente.

I suoi ricordi di quella notte sono confusi e annebbiati, ma c’è un dettagli che, nell’ultimo periodo, gli è tornato alla mente. Riguarda Lady Diana e gli ultimi istanti della sua vita. “Mi è tornato un lampo di memoria – ha raccontato al Mirror – di una voce femminile, che chiedeva aiuto dal sedile posteriore della vettura. Era quella di Diana che chiamava Dodi e chiedeva aiuto”.

“Era pieno di paparazzi – ha svelato, ripercorrendo quella tragica notte -. Così Paul, l’autista, vice capo della sicurezza dell’Hotel Ritz, suggerì di partire alla svelta e io andai con loro ovviamente. Con Dodi e Diana. Eravamo seguiti da tantissime auto piene di fotografi».

Poi tutto si confonde nella sua mente: “L’ultima cosa che ricordo è che stavamo salendo in macchina, davanti al Ritz. Poi, altri flash: ricordo di essermi fermato al semaforo e di aver visto una motocicletta sul lato destro della macchina. Non sono sicuro degli altri veicoli, ma posso ricordare questa moto molto chiaramente”.