Oggi ammirare sportive di ogni genere impegnate a sfidarsi in competizioni di altissimo livello è la normalità. Ma c’è stato un tempo, in fondo non così lontano, in cui in Italia (e non solo) anche solo pensare che una donna potesse entrare in campo per tirare calci a un pallone era a dir poco inconcepibile. Il 24 settembre 2023 Google con il suo Doodle celebra la donna che ha dato una sferzata alla lotta per i diritti delle donne in Italia, con tenacia e grande passione: Giovanna Boccalini Barcellona era questo e anche molto di più.
Giovanna Boccalini Barcellona, l’impegno per i diritti delle donne
Non è un caso che il 24 settembre 2023 Google abbia voluto celebrare Giovanna Boccalini Barcellona. Proprio in questa data la maestra e attivista per i diritti delle donne all’inizio del secolo scorso avrebbe compiuto 122 anni e non potrebbe esserci occasione migliore per ricordare una vita fatta di impegno, sacrificio e grande coraggio.
Originaria di Lodi, Giovanna da giovane ha vissuto una vita permeata da ideali di libertà e uguaglianza, gli stessi che hanno lasciato un’impronta indelebile nella sua mente e nel suo cuore. Viveva in una famiglia numerosissima ed è anche grazie all’aiuto delle sue sorelle che ha rivoluzionato un mondo appannaggio maschile. La battaglia per la parità di genere è ancora in corso ma lei, senza paura, ha sfidato una società che era ben diversa dalla nostra: le donne erano considerate mentalmente oltre che fisicamente limitate rispetto agli uomini ai quali, al contrario, erano destinati tutti i ruoli di potere. Non c’era spazio per affermare la propria persona, anche professionalmente parlando, salvo dedicarsi alla casa e alla famiglia. Eravamo gli angeli del focolare, senza una via d’uscita.
Giovanna Boccalini (in Barcellona, dopo le nozze con il marito Giuseppe) ha studiato pedagogia alla Scuola Normale Femminile, diventando una maestra elementare ed educatrice. Era iscritta anche alla Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso della sua città ed è qui che ha lasciato fiorire la sua passione per l’attivismo politico e sociale. Educare per lei svolgeva un ruolo essenziale e non si limitava a elargire norme e assunti, piuttosto era la chiave di volta per avviare una reale rivoluzione nella società: bambine, ragazze e donne dovevano avere pari diritti e opportunità di chiunque altro.
La prima squadra femminile di calcio che ha sfidato il fascismo
Impegnata anche nella proposta e nell’introduzione di nuove norme e leggi a favore delle donne, Giovanna Boccalini Barcellona ha lasciato un’eredità importante nel mondo dello sport, dominato dagli uomini ai tempi e in cui per le donne non vi era alcuna possibilità di affermazione.
A lei si deve la fondazione della prima squadra di calcio femminile, il GFC – Gruppo Femminile Calcistico. E no, non è stato semplicemente un atto volto a fornire alle ragazze l’opportunità di dedicarsi allo sport. Questo gesto è stato molto di più, uno schiaffo a quel fascismo che voleva le donne relegate ai margini della società, semplici suppellettili del “sesso forte” per le quali non erano ponderati interessi né capacità. La maestra elementare con coraggio ha sfidato gli stereotipi sulle donne, seppur abbia fallito in prima istanza: il regime impedì alla squadra di giocare, infrangendo un sogno. Bisognerà attendere il 1968 per il primo campionato ufficioso di calcio femminile, poi il 1986 per il primo istituito da una Federazione vera e propria. Ma Nina – come era soprannominata – ha rivoluzionato il mondo dello sport, aprendo le porte a nuove possibilità di cui oggi, per fortuna, possiamo vedere gli effetti.
Giovanna Boccalini Barcellona è morta a Osnago il 24 giugno 1991 ma la sua eredità riecheggia ancora, silenziosa ma forte. Come riporta la storica e docente Alice Vergnaghi in un interessante articolo dedicato all’attivista, durante il suo intervento al Congresso della Donna Italiana dell’aprile 1953 la Boccalini affermò: “Vogliamo vivere serenamente. Vogliamo pensare alla vecchiaia senza troppe preoccupazioni, vogliamo una vita familiare più tranquilla, vogliamo prospettive di lavoro, di pace, di sicurezza per i nostri giovani. Per questo con la nostra vigilanza, la nostra lotta, la nostra propaganda […] potremo liberarci di tante ingiustizie”.