Ciudad Juárez, la città dove le donne muoiono

Violentate, torturate e uccise: queste sono le storie delle donne di Ciudad Juárez. Storie che meritano di essere conosciute, raccontate e ricordate per non dimenticare

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Tutte le storie che iniziano con C’era una volta, restituiscono quasi sempre una sensazione di conforto, forse per quella consapevolezza di sapere che fanno riferimento a qualcosa che è stato e che probabilmente non sarà più. Eppure la storia ci insegna che non è così, anche se dovrebbe essere esattamente il contrario.

Ci insegna che quello che accade, dovrebbe essere un monito per diventare persone migliori, per non commettere più gli stessi errori, quelli che invece continuiamo a perpetuare e inermi a subire.

E così fa anche la storia di Ciudad Juárez che rivive nelle violenze, negli abusi e nei femminicidi che ancora ci sono in quel Paese, che ancora ci sono nel mondo. Storie nascoste dietro l’ombra della povertà e dell’ingiustizia, della criminalità e della mancata tutela da parte della giustizia. Una storia di mostri e di vittime che merita di essere conosciuta, raccontata e ricordata ogni giorno per non dimenticare quelle donne, per iniziare a fare qualcosa di concreto per tutte le altre.

C’era una volta Ciudad Juárez

La storia che oggi raccontiamo riguarda un Paese lontano, ma voltarsi dall’altra parte e far finta di niente non serve a cancellare il dolore, la sofferenza e le umiliazioni subite dalle donne che ci vivono.

Di questo Paese conosciamo tante cose, probabilmente il suo volto più bello che abbiamo osservato da vicino durante i nostri viaggi, vivendo in prima persona la cultura e le tradizioni folcloristiche che si manifestano davanti alle testimonianze di un passato antichissimo e mai dimenticato. Perché il Messico degli Aztechi, delle piramidi, dei sombrero e dei colori è bellissimo, quanto affascinante e seducente.

Eppure questa scintillante faccia della medaglia nasconde un rovescio drammatico quando inquietante, fatto di ombre, di scie di sangue e di omicidi, molti dei quali ai danni delle donne. Molti dei quali consumati a Ciudad Juárez, una città nello stato di Chihuahua.

È qui che molte delle donne che hanno riposto le speranza in una vita migliore hanno dovuto scontrarsi presto con situazioni lavorative ai limiti dello sfruttamento, con i sogni spezzati, con le violenze, le torture e la morte.  Si perché in questa grande città, tra le più popolose del Messico, sembra quasi di poterlo toccare con mano il sogno americano.

Terra di confine tra Messico e Stati Uniti, Ciudad Juárez ospita tutti quelli che sperano ancora di varcare la frontiera e di ricominciare, ma anche chi invece non ce l’ha fatta ed è rimasto qui, intrappolato tra la povertà e la criminalità che ormai dilagano in maniera incontrollata.

Ed è proprio qui, in uno scenario che di per sé è già drammatico che si è fatto spazio, negli anni, il fenomeno del femminicidio. Sono tante, troppe, le donne che sono state uccise qui. Il motivo pare essere sempre lo stesso, un’aggressione sessuale finita poi con l’assassinio delle vittime.

Ciudad Juárez
Fonte: Getty Images
Ciudad Juárez, manifestazione per le vittime di femminicidio

La città dove muoiono le donne

Si è parlato a lungo, negli anni, di Ciudad Juárez, ma mai abbastanza. La città dove muoiono le donne, la chiamano, visto che qui nell’ultimo ventennio si stimano quasi 400 vittime. Ma se questo numero vi sembra abbastanza drammatico sappiate che non lo è. Non lo è perché di gran lunga maggiore è il numero delle donne che non sono mai più state ritrovate, quelle che i genitori e le famiglie cercando ancora disperatamente chiedendo aiuto alla giustizia. La stessa giustizia che in tutti questi anni non è riuscita neanche ad arrestare, individuare i criminali, né tanto meno a fermare il fenomeno.

Chi sono queste ragazze, però, lo sappiamo bene. Sono giovani donne che provengono da famiglie povere, che sono costrette a lavorare in condizioni disarmanti quasi ridotte in schiavitù. Ragazze che ogni giorno, con la speranza di un futuro migliore, percorrono chilometri di strade per arrivare in quelle fabbriche infernali. Ma a volte il viaggio finisce prima.

Finisce in quelle strade che separano le zone periferiche alle fabbriche dove corpi martoriati e mutilati vengono trovati senza vita, sepolti dalla terra dei campi o dalla polvere dell’asfalto. Alcuni cadaveri, invece, non vengono mai ritrovati lasciando nel cuore della famiglia delle vittime una speranza che viene trattenuta con le unghie e con i denti.

A Ciudad Juárez le donne protestano, lo fanno per chi è stato ucciso. Lo fanno perché le condizioni in cui vivono sono già tremende e non possono ogni giorno di uscire di casa rischiando di non tornare più. Perché qui il femminicidio, che assume tutte le carte in regola per essere un genocidio di genere, è reale. E deve essere fermato.

Il caso Isabel Cabanillas

Il 17 gennaio del 2020 è toccato a Isabel Cabanillas morire. Quasi come se si trattasse di un gioco in cui la vittima viene estratta a caso. Ma nel suo, di caso, non era così. Perché Isabel, che aveva solo 26 anni ed era già mamma, era una femminista e un’attivista.

Era scesa tante volte nella piazza della sua città per difendere i diritti delle donne, per chiedere alla giustizia una maggior tutela. Lo faceva sempre a testa alta e con coraggio, denunciando tutto ciò che accadeva. Ed è stata questa la sua unica colpa.

Isabel è stata uccisa mentre tornava a casa. Per le migliaia di donne scese in piazza per protestare, per ricordarla, non ci sono dubbi: si è trattato di un avvertimento per tutte.

Troppe morti, nessun colpevole

Ciudad Juárez è la città che uccide le donne in un Paese dove le donne muoiono. Un rapporto sul femminicidio pubblicato da Amnesty International nel settembre del 2021 ha sottolineato quanto il femminicidio sia una piaga che trova terreno fertile in tutto il Messico.

Negli ultimi anni i casi di femminicidio sono diminuiti a Ciudad Juárez, ma i dubbi che questi non siano mai stati denunciati o occultati è molto alto. Al contrario, invece, conosciamo bene le stime che riguardano il Messico intero. L’Amnesty International, infatti, ha dichiarato che nel 2020 sono state assassinate almeno 3723 donne in tutti gli stati del Paese.

Troppe morti, ma nessun colpevole. Un fallimento della giustizia, questo, che riguarda Ciudad Juárez come molti altri luoghi. Indagini inadeguate, scene del delitto non esaminate e prove non messe in sicurezza: queste sono solo alcune delle denunce mosse nei confronti di uno stato che non tutela le donne.

Le famiglie e le donne continuano a protestare in tutto il Paese. Lo fanno in nome della verità e della giustizia, lo fanno per non diventare vittime a loro volta. Ma la verità è che qui molte di loro continuano a morire e a sparire. E girarsi dall’altra parte no, non è più possibile.

Ciudad Juárez
Fonte: Getty Images
Ciudad Juárez, manifestazione per Isabel Cabanillas