Chi è Andrea Bajani, il vincitore del Premio Strega 2025 con L’Anniversario

Andrea Bajani vince il Premio Strega 2025 con L’anniversario, un romanzo intenso sui legami familiari e sul patriarcato. Scopri chi è davvero lo scrittore

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Pubblicato: 4 Luglio 2025 10:03

Andrea Bajani ha vinto il Premio Strega 2025, e in fondo non poteva che andare così. Il suo romanzo L’anniversario, pubblicato da Feltrinelli (che non saliva sul gradino più alto del premio da vent’anni), ha convinto giuria, critica e pubblico con una potenza narrativa capace di scavare a fondo nei legami familiari più tossici e inconfessabili. Ha ottenuto 194 voti – ben più della seconda classificata Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare – portando a casa anche lo Strega Giovani, vinto poche settimane prima.

Chi è Andrea Bajani

Andrea Bajani è uno di quegli scrittori che sembrano vivere più nei libri che sotto i riflettori, eppure ha costruito in silenzio una carriera solida, rispettata, riconosciuta a livello internazionale. Nato a Roma il 16 agosto 1975, è cresciuto tra Torino e Parigi, città che spesso ritornano nei suoi romanzi come paesaggi emotivi prima ancora che geografici. Ha pubblicato oltre venti opere, tra romanzi, poesie, reportage, saggi e testi teatrali, ed è tradotto in 17 Paesi.

Il debutto arriva nel 2002 con Morto un papa, seguito tre anni dopo da Cordiali saluti, pubblicato da Einaudi, che lo impone all’attenzione della critica: è la storia surreale di un impiegato addetto a scrivere lettere di licenziamento, perfetta metafora del mondo del lavoro post-industriale. Con Se consideri le colpe vince i premi Super Mondello, Brancati, Recanati e Lo Straniero, mentre Ogni promessa gli vale il Premio Bagutta.

Nel 2021 approda alla finale del Premio Strega con Il libro delle case, un romanzo singolare costruito attorno ai luoghi abitati da un uomo durante la sua vita, come fossero capitoli di un’identità smembrata. Bajani insegna scrittura creativa alla Rice University di Houston, in Texas, dove tiene corsi su come scrivere la famiglia. Ed è proprio da una delle sue lezioni che nasce L’anniversario: “Ricordo che sono uscito dalla classe e ho scritto la prima scena, quella del congedo”, ha raccontato.

Chi lo conosce lo descrive come uno scrittore disciplinato ma istintivo, che ha scelto di scrivere solo quando sente di avere qualcosa da dire. “Se non avevo la forza di alzarmi alle quattro del mattino per scrivere, voleva dire che quel libro non doveva esistere”, ha confidato in una lettera ai lettori. Un approccio radicale, che lo ha portato a firmare romanzi intensi e mai accomodanti, sempre capaci di restituire la complessità delle emozioni umane.

Andrea Bajani
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Andrea Bajani

Lo scrittore che racconta il non detto

C’è un filo rosso, anzi rosso cupo, che attraversa l’intera produzione di Andrea Bajani: è quello delle relazioni imperfette, delle memorie rimosse, delle voci che parlano sottovoce per paura o per rassegnazione.

In L’anniversario, l’autore mette in scena una separazione netta e definitiva: quella di un figlio dalla sua famiglia d’origine. “Sono stati i dieci anni migliori della mia vita”, confessa il protagonista all’inizio, riferendosi al tempo trascorso dopo aver interrotto ogni contatto con i genitori.

Il romanzo è breve – appena 128 pagine – ma denso come un respiro trattenuto. Il padre è un uomo autoritario, manipolatore, incapace di amare senza possedere. La madre, invece, è un’assenza che pesa quanto una presenza costante: non reagisce, non si oppone, non protegge. Una figura femminile che si fa simbolo di tante donne svanite dentro la gabbia del patriarcato.

“Quello che volevo raccontare – ha detto Bajani – era anche la necessità di contestare quel sistema oppressivo da parte dei maschi. Perché anche noi dobbiamo disertarlo, rifiutarlo, cambiarlo”. Il suo libro è un manifesto emotivo travestito da romanzo, una riflessione sull’eredità del dolore e sulla possibilità – faticosa, ma necessaria – di scegliere chi vogliamo essere.