Rudy Zerbi è la voce narrante di PAPmusic – Animation for fashion, il film d’animazione scritto e diretto dalla cantautrice e artista LeiKiè.
Al cinema dal 26 settembre, PAPmusic, racconta le dinamiche di una giovane agenzia di moda milanese, ma il film vuole soprattutto celebrare i talenti italiani e lo fa a cominciare da chi dà voce ai personaggi, ossia grandi attori e artisti come Luca Ward, Marco Mazzoli, Jake La Furia e Tamara Donà. E Rudy Zerbi, nel ruolo inedito di narratore, ci ha raccontato di questa esperienza e di cosa vuol dire essere un talento.
Sei la voce narrante del film PAPmusic – Animation for fashion, ci racconti di questa esperienza? È la prima volta in questo ruolo?
Sì, è la prima volta. È giusto parlare di voce narrante o narratore, perché non son un doppiatore. I doppiatori sono persone con tanto talento che fanno questo lavoro in modo serio. Io sono prestato a questa cosa e niente di più. Quando me l’hanno proposto, ho accettato perché avevo la possibilità di essere me stesso, quindi non avevo bisogno di avere quelle peculiarità e qualità che ha un doppiatore professionista. Ho potuto essere me stesso con tutti i miei difetti di dizione e pronuncia. Ho fatto la voce narrante con enorme piacere e molto divertimento. Anche con un po’ di difficoltà, perché non è facile, ma felice di narrare un cartone animato che è un po’ il sogno che ho sempre avuto.
Luca Ward, che è uno dei doppiatori di PAPmusic – Animation for fashion ti ha dato qualche consiglio?
No, no. Luca Ward l’ho visto solo alla conferenza stampa, ma penso che sia impossibile dare dei consigli a un caso disperato [ride ndr]. Luca Ward ha doppiato un personaggio, io ho solo raccontato la storia e per per questo ho potuto essere me stesso, come dicevo. Mi ha aiutato la regista del film, LeiKiè (leggi la nostra intervista). Ho capito però che mentre racconti una storia, aiuta molto recitare un po’, nel senso che è importante muovere il corpo, gesticolare, sono importanti le espressioni del viso perché ti aiutano a dare un’intenzione.
Il film è ambientato nel mondo della moda milanese, sei un appassionato del settore?
Sono un grandissimo appassionato di moda, vista sugli altri [ride ndr]. Credo di essere un discreto conoscitore e di avere un certo gusto. Per anni mi sono occupato dell’immagine degli artisti con cui ho lavorato, sono uno che studia i dettagli. Io sono cresciuto negli anni Ottanta, dove un certo stile, un certo modo di interpretare la musica e l’arte attraverso l’immagine nasceva in modo importante in quel periodo. Quindi sono un cultore di tutto questo. Sono andato anche a vedere le sfilate alla Milano Fashion Week di settembre. Mi piace, mi interessa la moda, però sugli altri, su me stesso sono molto più sobrio.
C’è però un capo di abbigliamento a cui non rinunceresti mai?
Sono un cultore delle camicie su misura. Sebbene non le porti spesso, le trovo un lusso e un tocco di grande eleganza. Purtroppo l’abito sartoriale oggi non è più in voga, ma fa la differenza. A me piace molto anche la ritualità che c’è dietro nel farsi confezionare una camicia su misura, la scelta dei tessuti, del modello in base al corpo che ciascuno ha… È una cosa molto bella.
PAPmusic esalta la creatività italiana in generale e tu te ne intendi in quanto insegnante ad Amici, giudice di Tu si que vales… Qual è il consiglio che dai ai ragazzi che vogliono entrare nel mondo dello spettacolo?
Di essere se stessi, con le proprie imperfezioni, con le proprie caratteristiche uniche che magari sono fuori dagli standard ma poi sono le più belle, le più vere. Consiglio sempre di non omologarsi, perché un artista deve essere unico, altrimenti diventa noioso, in conformità con tutto il resto. Invece, noi amiamo gli artisti per la loro unicità, a volte per la loro follia, per la loro libertà e anarchia artistica. Dunque, non si devono preoccupare del fatto di essere diversi rispetto a quella che è la tendenza del momento ma devono fare della propria diversità un grande vanto.
Come si fa a riconoscere un talento?
Io ho sempre detto che riconoscere un talento è molto semplice. Perché di talenti ce ne sono pochi e lo si vede subito quando uno è vero. Credo poco nei talent scout – e parlo anche di me stesso – quando arriva qualcuno che fa la differenza, lo si vede immediatamente.
Ci puoi dare qualche anticipazione sulla nuova stagione di Amici?
Non posso dire nulla.