Jane non può saperlo, ma quando andava in onda la fiction tv Elisa di Rivombrosa, io non me ne perdevo nemmeno una puntata, e puntuale al momento della sigla il mio pensiero era sempre più o meno lo stesso: ma la marchesa Lucrezia sarà stronza come sembra? Perché se è stronza per quanto è gnocca siamo fottuti. Crescendo ho imparato che i personaggi interpretati non rappresentano quasi mai chi li interpreta, e che anzi la bravura di un attore si vede proprio dalla capacità di trasformarsi in qualcuno che non assomigli loro affatto. Ci siamo rincorse senza saperlo, ogni volta Jane è stata un passo avanti a me, io sognavo di diventare inviata di Mistero, lei lo conduceva, io sognavo di essere magra, lei lo era, io mi vedevo all’interno di un GF qualunque a rincorrermi con un Ascanio qualunque, lei entrava nella casa più spiata d’Italia. Adesso che finalmente ci siamo beccate, non la lascerò più, perché agognavo da sempre di incontrare il genere di amica che uccide (metaforicamente) i tuoi nemici e ti aiuta a nascondere il cadavere.
Jane Alexander anno di nascita 1972 siamo (quasi) coetanee ma tu sei molto più fantagnocca di me, ti prego dicci il tuo segreto
Grazie per il fantagnocca, visto che è un periodo in cui non mi ci sento per niente e quindi cerco di correre ai ripari, fermando l’inevitabile declino, praticando tanta palestra. Dai, diciamo una via di mezzo, almeno cinquanta squat al giorno
Parliamo dei tuoi esordi. Sono stata una fan sfegatata della fiction Elisa di Rivombrosa e ho adorato il tuo personaggio della Marchesa Lucrezia, come hai ottenuto quel ruolo? Ti ha scelta la regista o hai effettuato un provino?
Allora io ero andata a firmare il contratto per Zengi (game show notturno andato in onda su La7, ndr) dal mio agente di allora Rocco Calabrò. Tramite lui mi fu chiesto di fare quel provino. Il giorno che mi sono presentata sul set per sostenerlo mi sono accorta di essere la più sconosciuta, erano presenti tutte attrici già famose. C’erano Vanessa Gravina, Irene Ferri, ti dico solo che non mi truccarono, la parrucca non era fermata per bene, non avevo le scarpe giuste, sembrava una di quelle giornate che iniziano male, destinate a finire peggio. Invece colpisco nel segno, visto che vengo chiamata per un secondo provino. Ma ero rimasta talmente male dal trattamento ricevuto al primo che non mi studio nemmeno la parte, mi presento per non fare brutta figura e mi accorgo però che l’aria è già cambiata nei miei confronti. Trucco pazzesco di Bruno Tarallo, vestito perfetto, parrucca ad incorniciare e mi sono vista così bella guardandomi allo specchio, da pensare di non riuscire mai più ad essere così. Passo per il parcheggio della De Paolis e mi imbatto in Alessandro Preziosi, che aveva appena finito di fare il suo provino davanti a tantissima gente, lui mi ferma e mi dice “io non so chi tu sia, ma voglio fare il provino con te”. Io avevo il foglio in mano perché non avevo studiato la parte, lui lo prende, lo butta per terra e mi dice: “Adesso tu improvvisi, ma tu questa parte l’avrai.”. Ed io ho avuto la parte.
Ho letto che il tuo libro preferito in questo momento è La Parola Magica di Paolo Borzacchiello che promette di cambiarti mentre lo leggi. Ha mantenuto la promessa? In cosa sentivi la necessità di cambiare?
Questo libro mi ha colpito moltissimo perché promette di cambiarti e sicuramente lo fa, mi sento una persona migliore, faccio piccoli passi ma continuativi, da quando ho letto il libro e da quando sono uscita dal Grande fratello. Faccio tante cose per migliorarmi e per diventare la versione migliore di me stessa, penso sia qualcosa verso la quale ognuno di noi dovrebbe tendere: cercare di essere migliori.
Torniamo indietro al tuo ingresso al GF Vip. Con la consapevolezza di adesso in cosa agiresti diversamente all’interno della Casa? Hai scelto di entrare per mettere alla prova te stessa o per ritrovarti?
Credo sia stupido guardarsi indietro e dire non lo rifarei, perché ormai è successo. Non ti dico che non me pento, perché non è così. Mi pento di essere stata stupida e di non aver capito, ma le esperienze sono sempre utili se si riesce ad imparare qualcosa. Io ho imparato che i reality in qualche modo prima ti esaltano poi ti uccidono, perché quando esci vieni massacrata e non ti rendi nemmeno conto del frullatore mediatico in cui finisci. Adesso lo so e probabilmente mi comporterei in modo diverso o quantomeno saprei gestire le cose in modo diverso perché ci sono già passata. Ho scelto di entrare per mettermi alla prova e forse anche per ritrovarmi ma il motivo principale, e non mi vergogno a dirlo, sono stati i soldi. Poi una volta dentro mi sono messa in gioco, nel bene e nel male.
Jane e l’amicizia. Che tipo di amica sei? Sei una di quelle che ti aiuta a nascondere il cadavere o quella che uccide metaforicamente i nemici degli amici?
Sono un’amica leale, ma sono anche un’amica che se a un certo punto non ci ritroviamo, “pace”. A quasi cinquanta anni non sono più quel genere di persona che farebbe di tutto per mantenere l’amicizia perché in passato lo siamo stati, come nelle storie d’amore: se si rompe qualcosa preferisco lasciare andare. Sono il genere di amica che uccide metaforicamente i nemici degli amici, ma sono anche quella che aiuterebbe a nascondere il cadavere del nemico… (silenzio) sto pensando se l’ho già fatto. (Ride)
In un’intervista hai detto che c’è sempre un certo snobismo da parte dell’élite cinematografica nei confronti di chi fa reality. È un no “per sempre” a questo tipo di trasmissione o c’è speranza di vederti magari a Pechino Express (e se ti serve un’accompagnatrice mi candido)?
Ho imparato che “mai dire per sempre” e “mai dire mai” nella vita. Per adesso posso dirti che ho rifiutato di partecipare a Temptation Island, probabilmente se mi chiedessero di fare l’Isola direi di no, Pechino invece lo farei, mi piacerebbe tanto, è un’esperienza fighissima, lo vedo un reality diverso, più elevato, dicono che lo è anche l’Isola dei Famosi, ma questa è vista molto come un’ultima spiaggia, Pechino lo trovo un viaggio bellissimo,. Ma se ti portassi Gianmarco mi ucciderebbe, metaforicamente eh, ma sempre meglio aggiungerlo per non essere fraintesi. Lo vuole fare lui ma anche mio figlio Damiano. Insomma: c’è la fila di quelli che vogliono fare Pechino con me… (Ride forte)
Hai un figlio (bellissimo) di 17 anni che tipo di mamma sei? Cosa sogni per lui? Come avete vissuto la quarantena?
Damiano ha quasi diciassette anni, li compie il 10 agosto. È intelligente, pacato, elegante: è un bravo ragazzo. Sono una mamma apprensiva fino a un certo punto, faccio finta di non esserlo, ma in realtà lo sono, sono molto moderna su alcune cose, ma su altre no. Bisognerebbe chiederlo a lui e non a me, per mio figlio sogno quello che sognano tutte le mamme del mondo: che lui sia felice, più di ogni altra cosa, può fare quello che vuole, ma l’importante è che sia felice. La quarantena l’abbiamo vissuta in tre, con mio figlio e il mio compagno Gianmarco, con il quale siamo riusciti a fare il trasloco il giorno prima che venisse chiuso tutto. E la convivenza non è stata semplice. Mio figlio passava la maggior parte del tempo in camera sua, a giocare, fare chiamate Skype con gli amici, giocava on line e lezione a distanza, noi abbiamo passato la maggior parte del tempo litigando e cercando di conoscerci meglio, perché alla fine nessuno conosce fino in fondo l’altro, nemmeno adesso dopo questa convivenza forzata possiamo dire di sapere tutto l’uno dell’altra, ma di sicuro ci conosciamo un po’ meglio. È stata difficile, ci sono coppie che dicono di aver passato una quarantena favolosa. Noi abbiamo vissuto un sacco di tensione, credo sia normale.
Jane sei felice?
No, non credo di essere felice, credo che per arrivare alla felicità si debba lavorare ancora un po’. Sto bene, ma non sono felice, perché mi mancano delle cose fondamentali per raggiungere questo stato d’animo. Il lavoro prima di ogni altra cosa. Se mancano le basi è difficile raggiungere l’altezza, no? Sto però lavorando molto sulla mia felicità interiore, cercando di migliorarmi perché penso sia questo lo scopo della vita di ognuno di noi: provare ad essere felici.
Cosa c’è nel tuo futuro?
Nel mio futuro? Beh, spero che ci sia la felicità e poi mi piacerebbe molto scrivere un libro, lo sogno da quando avevo circa dieci anni, quindi direi che forse adesso i tempi sono maturi. Ma lo desidero da così tanto che mi emoziono al punto da commuovermi se ci penso, per la paura di non riuscire a realizzarlo.
E allora felicità a profusione e libro in stesura, Irene fata madrina non più #mamycapellidimerda, insieme a tutta la redazione di DiLei fa il tifo per te. Te lo meriti.