Ho pensato molto alla necessità di scrivere questo pezzo, come giornalista e come madre, dopo averlo trattato a lungo sulla bacheca dei miei vari social. Ho pensato di sentirmi troppo coinvolta nella storia come donna e come genitrice di due figli, un maschio e una femmina, da rischiare di perdere la lucidità e magari l’obiettività. Ma poi continuando a leggere le notizie sul caso, i commenti degli utenti e i titoli dati da colleghi di penna, mi sono detta che sì, fosse necessario ed importante mettere nero su bianco i miei pensieri, non perché io sia speciale, ma semplicemente perché le parole hanno un peso, sempre, e le cose vanno raccontate per quello che sono, la verità non va edulcorata o raccontata fino a dove fa comodo, ci sono storie che meritano giustizia fin dalle prime battute. E l’omicidio di Elena e Diego è uno di questi.
Mario Bressi un uomo di 45 anni ha ucciso i suoi due figli dodicenni, dopo si è suicidato buttandosi da un ponte, ma prima di morire ha visto bene di avvisare la moglie con un messaggio “non rivedrai più i tuoi figli”. Ora cerchiamo un attimo di metterci nei panni di questa donna che di notte si vede consegnare questo sms, durante un inizio di separazione, dopo che purtroppo i fatti di cronaca ci hanno raccontato negli anni tragedie iniziate con divorzi e finite in omicidi.
Chiudete gli occhi e immaginatela Daniela che si mette il primo vestito che le capita sotto mano, il cellulare nella borsa, e si infila in macchina schiacciando il pedale con tutta sé stessa, piangendo e pregando che nulla sia come sembra, che i figli siano vivi, che è solo un momento di sconforto di Mario, che tutto passerà una volta che riuscirà a riabbracciarli, che riuscirà a spiegagli che niente finisce con la separazione, che il bene che c’è stato non verrà meno, che Elena e Diego saranno i suoi figli per sempre, che ci saranno ancora arrampicate e e bagni in mare. Come quando erano in Sardegna, te la ricordi la spiaggia di Berchida, c’eravamo solo noi, ma tu potrai tornarci con loro, che ormai avranno imparato a nuotare per bene, a fare i tuffi dalla barca. Pigia sull’acceleratore e prova a chiamare Mario al cellulare, che però è spento, e urla in macchina con tutta la voce che ha in gola, e piange e continua a pregare per novantaquattro chilometri, un’ora e mezzo la separa dalla morte, che lei non può ancora saperlo che la sua vita finirà in quel momento, ma Bressi sì.
Lui se l’era immaginata tutta la scena, una vendetta pianificata nei minimi particolari. Anche le foto su Instagram postate di notte, con tutta probabilità dopo aver ucciso i suoi figli, erano state accuratamente selezionate. Nell’ultima lui insieme ai ragazzi davanti ad una chiesetta con la scritta profetica “per sempre insieme”, mentre la penultima di loro tre davanti ad altrettante croci, con la scritta latina “in hoc signo vinces” con questo simbolo vincerai, aveva un senso, quello di consegnare all’inferno in terra la madre sopravvissuta.
Era necessario scrivere questo pezzo perché le cose vanno chiamate con il loro nome, questo non è il dramma dei padri separati, (come da alcune testate è stato titolato), perché questo assassino non stava vivendo una separazione, non ancora, e non aveva nemmeno mostrato segni di sofferenza, se ne era visto bene. Esiste il dramma di uomini ridotti in povertà da separazioni, privati degli affetti più cari, come esistono donne picchiate, maltrattate, umiliate e lasciate, ma nessuna di queste situazioni può mai giustificare un omicidio. E se tu giornalista o opinionista dai un titolo del genere è come se in parte cercassi una giustificazione a quell’orrore, che però non ne ha. Se non ami più tua moglie ti separi, non la uccidi. Se tua moglie non vuole più stare con te, ti separi, non uccidi i vostri figli e poi ti suicidi.
Eppure i casi di cronaca da troppi anni a questa parte ci raccontano storie di uomini fragili che non accettano rifiuti, che vivono la separazione come un affronto personale, da lavare nel sangue. Ed è per questo che il nostro lavoro è importante, per raccontare la verità di quello che accade, anche se fa male, anche se sarebbe meglio girarsi dall’altra parte, edulcorare il racconto, per non vedere il male che c’è.
Adesso richiudete gli occhi siete ancora in macchina con Daniela che è appena arrivata nel parcheggio del condominio, ha le chiavi dell’appartamento in mano, e corre, corre veloce sulle scale, pensa che adesso li troverà svegli magari a fare colazione, oppure ancora addormentati nei loro lettini, e mentre gira la chiave nella toppa della porta piange e prega, piange e spera. Fino a quando non entra nella camera dei suoi figli e vede Diego e Elena, gli occhi chiusi dal sonno buono, quello della stanchezza da arrampicate quello che hanno sempre fatto tutti insieme, e prova a svegliarli, prima piano, poi sempre più forte, fino a quando l’orrore diventa realtà, e la morte uccide la vita.
E allora Daniela si butta per terra divorata dal dolore ed è così che la trova il vicino, mentre piange ed urla che i suoi bambini non si svegliano, che non riesce a farli alzare, lei lo sa che sono morti, ma non lo dice, perché se lo dici diventa reale.
Non rivedrai più i tuoi figli, così le ha scritto Mario Bressi. Li aveva giù uccisi. Li aveva strangolati a mani nude. Così ha appurato l’autopsia sul corpo della bambina. E allora diciamo le cose come stanno. Sapete quanto ci vuole per uccidere una persona a mani nude? Dai cinque ai dieci minuti. Dai trecento ai seicento secondi per guardare in faccia i tuoi figli mentre stanno morendo, mentre tu, l’uomo che li avrebbe dovuti proteggere dal mondo, li stai uccidendo.
No questo non è il dramma dei padri separati. Questo è il dramma di due bambini uccisi per vendetta, considerati alla stregua di oggetti da togliere dal mondo perché se lei non vuole più stare con me, non ci sarà più nessuna famiglia.
Questo il dramma di una madre sopravvissuta all’omicidio dei suoi figli, privata della carne della sua carne, del sangue del suo sangue. Non li rivedrai mai più.
Chiamiamo le cose con il loro nome. Questo non è il dramma dei padri separati. Questa è la storia di un duplice omicidio. Mario Bressi non era disperato. Mario Bressi è un assassino.