La scomparsa di Giulia Cecchettin: dolore, paura e speranza

In questa storia non ci sono 2 vittime, c’è chi mette in atto la Violenza e chi la subisce. Giulia l'ha subita. Non dimentichiamolo mai.

Foto di Irene Vella

Irene Vella

Giornalista televisiva

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Chi fa il mio lavoro lo sa, ci sono storie che ti si attaccano dentro, ti entrano sotto pelle, diventano il tuo ultimo pensiero prima di andare a dormire e il primo la mattina appena sveglia, in attesa di un lieto fine, quello che troppo spesso viene a mancare,  quello a cui, ultimamente, non siamo più abituati, dopo le terribili conclusioni dei troppi e maledetti casi simili. Sarà perché è accaduto a due passi da casa mia, sarà perché nella giornata di ieri ho sentito l’elicottero in volo proprio sopra la mia testa e visto i gommoni dei sommozzatori sull’argine del Brenta, ma il mio cuore ha perso i battiti più e più volte. Ad ogni refresh, ad ogni nuova Ansa, ad ogni nuovo messaggio scritto dal suo papà sui social, come l’ultimo straziante, scritto proprio ieri notte: “Non riesco ad immaginare di entrare in casa e non sentire più. Ciao, Papino”.

La cronaca ci racconta di quell’urlo di Giulia: «Lasciami!». Il litigio, una spinta, lei che sale trascinata nella Punto e un testimone che vede la scena. Sabato scorso, ore 23.15, parcheggio di Vigonovo. Giulia Cecchettin abita poco più più in là, in questo paese della Riviera del Brenta dove si conoscono tutti. Ci sono poi le immagini di una telecamera che riprende l’auto nel piazzale della Christian Dior a Fossò, il paesello accanto, dove gli inquirenti hanno trovato del sangue, mandato subito al Ris per le analisi.

E poi c’è la fuga con la Punto nera ammaccata che attraversa campagne e piccoli centri del Veneto orientale e del Friuli e che è stata segnalata anche su in montagna, dalle parti di Cortina e in val Pusteria. Poi, da domenica scorsa, più nulla. No, non è vero che i ragazzi scomparsi sono due. Qua c’è solo una ragazzina con il viso e il sorriso da bambina che è stata strappata all’abbraccio e all’amore della sua famiglia. Giulia non sarebbe mai scappata, non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia, non avrebbe mai lasciato solo il suo papà. Giulia domani si doveva laureare, nello zaino sabato sera aveva anche il pc, per inviare alla sua relatrice le ultime correzioni. No. Questo non è l’atteggiamento di una persona che vuole fuggire. Questo è l’atteggiamento di una ragazza che vuole vivere, che ha messo tutta se stessa per raggiungere quest’obiettivo, nonostante il dolore per la perdita della mamma proprio in questo ultimo doloroso anno. Già perché questa ragazzina nei suoi ultimi 356 giorni di vita aveva dovuto imparare anche a convivere con il dolore e con la mancanza, eppure si era fatta forza, aveva finito gli esami, e si apprestava a discutere la tesi.

No mi dispiace, non ci sono due scomparsi. C’è Giulia che ad agosto aveva lasciato Filippo, ma che ogni tanto ci usciva ancora insieme per non farlo soffrire troppo, e da questo già si capisce la bontà d’animo di questa ragazza. No mi dispiace, questi due ragazzi non sono sullo stesso piano. C’è una parte offesa, e una parte che offende, c’è una vittima e c’è un carnefice, in queste maledette storie che si assomigliano un po’ tutte, c’è chi mette in atto la violenza e chi la violenza la subisce. E qui, fino a prova contraria, e dalle testimonianze, Giulia è stata trascinata in auto, ha urlato, mentre la portiera si richiudeva dietro di se, e la macchina partiva a gran velocità. Quella macchina guidata proprio da Filippo, il suo ex ragazzo.

Tutti noi, ma proprio tutti, ci auguriamo un finale diverso da quello che gli ultimi maledetti fatti di cronaca nera ci hanno abituati, quasi anestetizzandoci al male, come se fosse normale avere un assassino come amico o come vicino di casa. Una realtà che ci racconta di ragazzi che non sanno gestire un rifiuto, di uomini che ancora oggi, nel 2023, trattano le donne come fossero di loro proprietà, che non accettano la fine di una storia, che preferiscono togliere la vita, piuttosto che crescere, maturare, soffrire, ma, alla fine, ricominciare. Perché sì, la vita è anche dolore, e quando finisce un amore ti sembrerà di morire, ti sembrerà di non riuscire nemmeno più a respirare, ma non è così, è solo che quando si è giovani e con poca esperienza è tutto più amplificato, tu ci crederai davvero di non riuscire più a vivere. Devi solo darti tempo, quel tempo che, come ci hanno sempre insegnato, a poco a poco guarirà ogni male, e tu tornerai a vivere, a sorridere e anche ad innamorarti, e l’ultima storia ti sembrerà più forte, più importante e più potente di quella precedente, perché questa è la vita, ed il compito di ognuno di noi rimarrà sempre quella di provare a viverla. Non potrà mai essere quello di toglierla a qualcun altro. O di spengere il suo sorriso.