Renato Zero, autentica rockstar dagli albori a oggi: l’uomo dietro l’artista

In oltre cinquant'anni di carriera, Renato Zero è sempre riuscito a rimanere fedele a sé stesso e ai suoi ammiratori diventando un "monumento" della musica

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Redazione

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Non dimenticatemi! La frase che ha reso celebre Renato Zero è di sicuro la più indicata per parlare di quello che è un vero e proprio monumento della musica. Impossibile, infatti, dimenticare non solo le sue canzoni ma anche le mode lanciate dall’artista, un personaggio con la P maiuscola.

Nonostante siano passati più di 50 anni dall’inizio della sua carriera, Renato Zero rimane sulla cresta dell’onda proprio perché è rimasto sempre fedele a sé stesso e soprattutto ai suoi fan. È un lungo percorso artistico di cui il cantante romano ha sempre parlato volentieri, cosa che invece non è successa con la sua vita privata.

Una carriera dagli inizi difficili

Nato a Roma nel 1950, Renato Fiacchini (questo il suo vero nome) nasce dal matrimonio tra Domenico, un poliziotto originario delle Marche, e Ada Pica, una infermiera. Cresciuto tra Via Ripetta e il quartiere popolare della Montagnola, la passione per la musica del piccolo Renato si sviluppa grazie al padre che è un grande appassionato. Nel caso di quello che poi sarebbe diventato Renato Zero è più di una passione, qualcosa di travolgente che lo spinge ad abbandonare l’Istituto di Stato per la Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini per dedicarsi completamente alla musica.

Renato Zero in scena
Fonte: Getty Images
Un abbigliamento eccentrico di Renato Zero

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il canto, ma anche la recitazione e il teatro si trasformano in una parte integrante della sua vita, al punto da farlo presto diventare un artista a tutto tondo. Il primo contratto musicale lo ottiene ad appena 14 anni, ma è tre anni dopo che debutta a tutti gli effetti con il primo 45 giri. Non è però un inizio semplice, come ha avuto modo di spiegare lo stesso cantante:

Non è stato un fallimento, ma giustizia divina. Cantavo come Paperon de’ Paperoni, avevo una voce inconsistente e meritavo quel risultato, con solo 20 parenti che hanno acquistato il disco.

Le speranze di intraprendere una carriera da cantante di successo non si spengono con questo fallimento. Non sono stati anni facili anche quelli arrivati successivamente, ma il carattere, la tempra e la grinta del cantante romano sono emersi fin da subito. Le difficoltà incontrate in seguito al primo flop avrebbero potuto scoraggiare qualsiasi artista emergente:

Ma un’altra esperienza è stata più traumatica e per qualunque altro artista sarebbe stato il tracollo. Era il 1973 in Via Garibaldi a Roma e in un locale feci un concerto per un solo spettatore. Il proprietario provò a convincermi a rimborsarlo e mandarlo a casa, ma gli risposi di no, perché avevo detto ai miei genitori che quella sera lavoravo e quindi volevo lavorare. Il giorno dopo lo stesso signore tornò con 25 persone. È tutto documentabile, visto che in quell’occasione passò Antonello Venditti verso le 11 di sera e vedendo sventolare la mia faccia tosta davanti a questo unico spettatore, si commosse e al pianoforte fece due brani, per solidarietà.

L’ascesa era però dietro l’angolo: Renato riesce a entrare a far parte del mondo incantato e prestigioso del Piper, poi incontra Federico Fellini e conquista definitivamente il pubblico con le sue performance istrioniche. Ogni esibizione può essere considerata un vero e proprio spettacolo, il cui obiettivo è stupire. L’interpretazione viene infatti accompagnata da vestiti bizzarri e colorati, ma anche trucchi marcati, dettagli che lo fanno diventare popolarissimo e sempre più acclamato. Sono proprio questi travestimenti a suggerirgli il nome d’arte con cui ancora oggi è conosciuto: gli insulti nei suoi confronti non mancavano, tra cui un eloquente “Sei un zero” che ha convinto Renato a rispondere provocatoriamente con il suo “nuovo” cognome.

Una performance di Renato Zero
Fonte: Getty Images
Un abito eccentrico di Renato Zero

Il grande amore e la gioia di diventare padre

In pochi conoscono la vita privata di Renato Zero, sempre molto riservato e desideroso di tenere lontano dai riflettori quelle che sono state le sue scelte sentimentali. Oltre a una relazione giovanile con Enrica Bonaccorti, il grande amore è arrivato con Lucy Morante, sposata negli anni Settanta e da cui poi il cantante si è separato. I due sono comunque rimasti molto amici, un rapporto a cui Renato Zero tiene molto:

Con Lucy non ho mai davvero rotto. È sempre stata parte della mia vita: l’esperienza più bella. E quando non rompi, non hai bisogno di ricucire. Semplicemente, ti ritrovi, e ti riconosci.

La stessa riservatezza, l’artista romano l’ha avuta con il figlio adottivo Roberto, un ragazzo che aveva perso uno dei genitori da bambino e che viveva in orfanotrofio per via della malattia della madre. Il primo incontro tra i due è avvenuto quasi per caso:

Ero al cinema e noto questo ragazzino. Era pettinato come Bart Simpson. Mi raccontò la sua storia: il padre era morto, la madre malata. Sono sempre stato vicino ai ragazzi degli orfanotrofi. Cominciai a seguire Roberto e, quando fu possibile, lo adottai.

Il cantante ha adottato ufficialmente Roberto nel 2003, quando il ragazzo aveva trent’anni: da quel momento il suo nome è diventato Roberto Anselmi Fiacchini. Oltre a provare la gioia di essere padre, Renato Zero ha vissuto grazie a questo figlio anche quella da nonno di due bambine, come ha dichiarato teneramente:

Mi piace moltissimo farmi chiamare nonno, le bambine sono cresciute in un battibaleno, ora sono signorine.

Un artista che sa arrivare al cuore

Quello che ha contraddistinto sempre Renato Zero è stata la voglia di rompere gli schemi. Proprio per questo, quando nel corso dell’ultimo Festival di Sanremo i riflettori sono stati puntati su Rosa Chemical, non sono mancati i paragoni tra i due. Il cantante romano anche in questo caso ha detto quello che realmente pensa:

Mi sento di assolvere questi ragazzi che non riescono a trovare un’identità, il problema è di chi non dà loro i consigli giusti, di chi pensa che fare il cantante sia un mestiere improvvisato e che non ci sia una responsabilità verso il pubblico. Comunque l’originale vince sempre. E vorrei ricordare che “Il triangolo” o “Mi vendo” sono state elucubrazioni divertenti, la canzone che mi rappresenta di più è “Il cielo”.

Come i suoi fan sanno bene, Renato Zero è stato un personaggio di rottura, ma anche un autore di spessore, capace di scrivere canzoni poetiche che hanno toccato e continuano a toccare il cuore di chi le ascolta, brani che sanno resistere al trascorrere del tempo.