Oriana Fallaci sull’aborto e su quel bambino “mai nato”

"Che a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo o abortendo siamo noi"

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ogni tanto si torna indietro. Ogni tanto capita di vivere un terribile déjà-vu che ci riporta in un tempo che dovrebbe restare confinato nella memoria storica di tutti noi, per ricordare gli errori di un Paese che non è ancora pronto a cambiare, definitivamente, la sua direzione.

Così fa anche il tema dell’aborto, uno dei più discussi da tempi immemori. Quello che spacca l’opinione pubblica e divide le masse con notizie che, spesso, non sono affatto confortanti, soprattutto per noi donne.

E allora siamo andate a riprendere le parole di Oriana Fallaci, dichiarazioni di tanti anni fa ma estremamente attuali. Quasi come se la giornalista avesse previsto che la piena libertà di scelta e di decisione sul proprio corpo, alle donne, non sarebbe mai stata data: «L’aborto non è un gioco politico», disse. Era il 1976.

Oriana Fallaci e il suo pensiero sull’aborto

Il 22 maggio del 1978 fu approvata la legge n. 194/78 da parte della Repubblica Italiana. Finalmente l’aborto veniva depenalizzato e le sue modalità di accesso disciplinate. Qualche anno prima, all’interno del programma A Z, un fatto come e perché, Oriana Fallacci intervenne in quel dibattito sull’aborto che infervorava il Paese intero. Ieri, esattamente come oggi.

Mi dispiace essere la prima donna a intervenire, ma la quarta persona a intervenire. Qui si sta parlando un problema che riguarda principalmente le donne e, come al solito, il dibattito prende avvio da due uomini… Io mi auguro che stasera ognuno di noi dimentichi che l’aborto non è un gioco politico. Che a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo o abortendo siamo noi. E che la scelta tocca dunque a noi. A noi donne. E dobbiamo essere noi donne a prenderla, di volta in volta, di caso in caso, che a voi piaccia o meno. Tanto se non vi piace, siamo lo stesso noi a decidere. Lo abbiamo fatto per millenni. Abbiamo sfidato per millenni le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere. Le sfideremo ancora.

La posizione della Fallaci sull’aborto, così come quella su altre questioni etiche, non ha mai lasciato spazio a fraintendimenti, ma non è immune da critiche e giudizi. La giornalista, scrittrice e attivista italiana, ha sempre sostenuto la volontà di conferire alle donne, e in generale agli esseri umani, pieni diritti di scelta e di libertà.

Lettera a un bambino mai nato

Io sono per la pillola (di cui non ho bisogno) per le stesse ragioni per cui sono per l’aborto (di cui non ho bisogno) ed ero per il divorzio (di cui non avevo bisogno). E cioè perché la pillola possa essere usata da chi ne ha bisogno.

Tutte le lotte di Oriana Fallaci sono riflesse nella sua grande opera. L’aborto è raccontato in maniera struggente in uno dei suoi più grandi capolavori: Lettera a un bambino mai nato. Un libro che parla di famiglia, di amore e di aborto, un testo che ancora oggi riflette una tematica di spessore più attuale che mai.

Una narrazione che non riflette solo la sua abilità di cronaca e di scrittura, ma che racconta una delle situazioni più drammatiche che una donna può vivere, una delle più difficili che la stessa Oriana Fallaci ha vissuto sulla sua pelle: la perdita di un bambino.

Lettera a un bambino mai nato fu pubblicato nel 1975 e divenne un best seller, con più di due milioni di copie vendute in Italia e quasi tre milioni nel resto del mondo. Eppure, in origine, quella lunga lettera autobiografica doveva essere un’inchiesta per L’Europeo, commissionata alla giornalista proprio per affrontare il tematica dell’aborto che a quei tempi era una delle principali cause delle lotte femministe.

Al posto dell’inchiesta, però, Oriana Fallaci presentò questa lunga e commovente lettera, scritta dieci anni prima a seguito di un aborto spontaneo. Un tragico monologo di una donna, il cui profilo si riflette in quello di tante donne, oggi e che si lascia andare a una serie di dubbi, paure e timori sulla responsabilità di dare la vita a un bambino.

Un’opera criticata e mal compresa da alcuni che ha suscitato infinite polemiche, come del resto ogni questione da lei affrontata. In una lettera scritta a Pasolini, la giornalista raccontò:

Le donne si indignano da un parte, gli uomini si arrabbiano dall’altra, gli abortisti mi maledicono perché concludono che io sono contro l’aborto, gli antiabortisti mi insultano perché concludono che io sono per l’aborto. E nessuno o quasi si accorge di cosa vuol dire il libro veramente. Nella rissa non hanno ragione né gli uni né gli altri, o hanno ragione tutti e due. Il libro è la saga del dubbio. Vuol essere la saga del dubbio.

Una donna attualissima

L’opera è ambientata nel 1975, tuttavia la protagonista del libro è una donna più attuale che mai nella quale si rivedono molte di noi. Si tratta di una persona indipendente con una carriera impegnativa. Vive da sola e non è giovanissima, ha anche un capo che non è in grado di andare incontro alle sue esigenze.

Quando scopre di essere incinta, la protagonista del libro, vive un momento di estrema confusione. La società la giudica perché sta per mettere al mondo un bambino che crescerà senza il padre che ha troppa paura di restare al suo fianco. Anche il suo ginecologo lo fa. Il suo capo, invece, è pronta a sostituirla. Al suo fianco solo un’amica, una femminista che le consiglia di abortire. Ma lei non sa cosa fare.

In Lettera a un bambino mai nato c’è una donna con un grandissimo dilemma. Una donna che si trova da sola ad affrontare una serie di ingiustizie a lei destinate, solo perché appartenente al sesso femminile, quello debole, per gli altri. Ed è impossibile in questa storia, e in queste parole, non trovare un parallelismo con la società che ancora oggi ci opprime, ci giudica e non ci rende libere.

Sono passati anni, eppure le battaglie che le donne combattono sono ancora quelle di un tempo. Ecco perché Lettera a un bambino mai nato, non è solo un tragico racconto autobiografico. Non un’inchiesta volta a promuovere l’aborto, né tantomeno a condannarlo. Si tratta di un manifesto femminista che tratta con arguta sensibilità uno degli argomenti più delicati – e più giudicati – che riguardano la sfera femminile. Un testo commovente e drammatico che invita le donne, anzi le esorta, a decidere in maniera autonoma per se stesse e per il proprio destino.

Oriana Fallaci
Fonte: Getty Images
Oriana Fallaci