Un’attivista femminista, una poetessa e una scrittrice: lei è Louisa May Alcott

Per tutti è la mamma di Piccole Donne, ma Louisa May Alcott è stata molto di più. E la sua storia, fatta di rivoluzione e coraggio, ce lo insegna

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Quando l’editore Thomas Niles le commissionò un romanzo per ragazze, lei risposte “Non mi piacciono le ragazze, non ne conosco, eccetto le mie sorelle”. Nacque così quel capolavoro che è Piccole Donne, uno dei romanzi generazionali più famosi di sempre. Un testo che ha ispirato quel desiderio di riscatto nelle donne in un’epoca in cui la società era solo per gli uomini. Un libro che racchiude tutta la forza e il coraggio di una donna straordinaria: Louisa May Alcott.

Poetessa, scrittrice, femminista ante litteram, nella sua vita Louisa fu molte cose, anche se il suo nome è passato alla storia soprattutto per la pubblicazione di quel libro nel 1868, da cui è stato tratto anche un capolavoro cinematografico.

Louisa May Alcott

Louisa nasce a Germantown, cittadina della Pennsylvania, dal noto insegnante e filosofo trascendentalista Amos Bronson Alcott e dell’attivista e assistente sociale Abby May. È la seconda di quattro sorelle. Da piccola cambia più volte città e case, nel 1834, infatti, la famiglia si trasferisce a Boston, dove il padre fonda una scuola sperimentale che non ha però il successo sperato, così dopo sei anni si spostano nel Massachusetts e poi a Concord nel 1845.

Quelli sono gli anni in cui la famiglia si ritrova in serie difficoltà economiche, gli stessi in cui Louisa che prende lezioni private dal padre e dai suoi amici intellettuali, si affaccia nel mondo al lavoro. Nonostante la sua giovane età riesce comunque a lavorare come insegnante, domestica e governante senza mai rinunciare alla sua passione per la scrittura.

Sempre in quegli anni la giovane Alcott si interessa alle differenze di genere rivendicando il diritto di voto della donna: diventa la prima donna a iscriversi negli elenchi per l’elezione di un consiglio d’istituto scolastico a Concord. È anche una convinta sostenitrice dell’abolizione della schiavitù ed è proprio per trasmettere quei messaggi di eguaglianza, solidarietà e libertà in cui crede che inizia a scrivere articoli e brevi saggi per la rivista Atlantic Monthly.

Durante la Guerra Civile la Alcott lavora come infermiera, ma si ammala di tifo e inizia una lunga convalescenza. Pochi anni dopo, inizia la produzione di alcuni romanzi usando lo pseudonimo A. M. Barnard, per lo più con storie a tinte forti con diversi colpi di scena, gli stessi probabilmente ispirati dai suoi gusti letterari che altro non rispecchiano la vera anima della scrittrice. La Alcott, infatti, è grande ammiratrice di Edgar Allan Poe, Nathaniel Hawthorne e Johann Wolfgang Goethe.

La mamma di Piccole Donne

Per tutti ,certo, è la mamma di Piccole Donne e, però, quei personaggi descritti e raccontati lei non li incarna di certo: “Non è la piccola donna che si pensava fosse e la sua vita non è stata un libro per bambini”, afferma Harriet Reisen, esperta biografa alcottiana.

A Louisa, in realtà, stanno evidentemente stretti il moralismo e il perbenismo dell’epoca in cui viveva, nulla della personalità dell’autrice di Piccole Donne sembra farla assomigliare alle sue eroine, se non per quelle affinità riscontrate nel carattere dolce e sovversivo di Jo March, da tutti considerato il suo alter ego.

È lei, infatti, la protagonista del romanzo che insegna a vivere la propria vita senza limiti o condizioni rifiutando tutte le pressioni sociali che appartengono a quel tempo ed è ancora lei a diventare l’eroina protofemminista della metà dell’800. A differenza di Jo March, però, la Alcott non si sposerà mai, ma farà da madre alla figlia orfana di sua sorella May.

Continuerà a scrivere, soprattutto tra il 1870 e il 1880, pubblicando diversi volumi tra i quali An Old Fashioned Girl, Eight Cousins e Rose in Bloom. Morirà, invece, nel 1988 a causa di un ictus due giorni dopo il decesso del padre, esattamente vent’anni dopo dalla pubblicazione del romanzo che l’ha resa celebre in tutto il mondo.