Villa Wolkonsky, una delle dimore più affascinanti di Roma: la sua storia

Una villa tra i giardini dell’Esquilino, dove arte e archeologia raccontano due secoli di storia: da Zenaide Wolkonsky all’ambasciatore inglese

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Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Pubblicato: 8 Aprile 2025 15:02

Nascosta tra le pieghe eleganti dell’Esquilino, c’è una villa che non si lascia catturare dal traffico o dalla retorica da cartolina. Dentro c’è una storia che affonda le radici tra tombe romanecolonne imperiali e rose che sbocciano accanto a statue dimenticate. Villa Wolkonsky non è solo la residenza dell’ambasciatore britannico: è un racconto lungo due secoli che unisce l’aristocrazia russa, l’arte, la diplomazia e qualche ombra della storia d’Europa. Una storia vera, fatta di pietreamoririvoluzionigiardini e sussurri nel marmo.

L’arrivo a roma della principessa Zenaide Wolkonsky

Nel 1830Zenaide Wolkonsky, principessa russa, decide di acquistare un ampio terreno sulla collina dell’Esquilino, nel cuore di Roma. Colta, multilingue e profondamente attratta dalla cultura classica, Zenaide immagina un rifugio dove accogliere artistiscrittori e musicisti. Per realizzarlo, si affida all’architetto romano Giovanni Azzurri, che progetta una dimora accorpata a tre arcate romane ancora in piedi. Attorno, nasce un giardino romantico, disseminato di rosetiframmenti archeologici e sculture antiche rinvenute nella zona o recuperate in giro per la città.

Un salotto culturale tra arte e archeologia

Nel tempo, questa dimora diventa punto d’incontro per alcuni tra i più noti intellettuali europei dell’epoca. Scrittoripoeticompositori si alternano tra gli ospiti, lasciando tracce del loro passaggio nei racconti e nelle ispirazioni. Tra questi anche Gogol, che proprio in questa cornice concepisce l’idea per “Le anime morte“.

Zenaide, conosciuta come regina delle muse e soprannominata la Corinna del Nord, trasforma la villa in un salotto culturale frequentato da esponenti della scena letteraria e musicale internazionale. La colonna di granito rosso che sorregge il busto dello zar Alessandro troneggia tra i roseti, a testimonianza della sua devozione e del legame con le sue origini.

L’eredità di famiglia e le trasformazioni architettoniche

Alla scomparsa della fondatrice, il figlio Aleksandr Wolkonsky eredita la tenuta e prosegue il progetto della madre. Si dedica in particolare allo scavo delle tombe romane situate oltre le arcate dell’acquedotto, con l’obiettivo di recuperare nuovi reperti da integrare nella collezione privata della villa e ampliare il patrimonio artistico del giardino. Con l’espansione della città, parte del terreno viene venduta, ma la villa principale viene ristrutturata e ingrandita, assumendo un aspetto più imponente. Nuove ali e un piano aggiuntivo modificano l’aspetto originale, adattandolo ai tempi.

Negli ultimi anni della sua vita, Zenaide si ritira dalla vita mondana, prende i voti e si dedica alla beneficenza. La sua sepoltura avviene nel 1862 nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, nel cuore barocco di Roma.

L’ambasciata britannica nascosta tra gli ulivi

Nel corso del Novecento, l’edificio cambia proprietari e destinazione. Nel 1922 viene acquistato dalla Germania, che lo trasforma nella sede ufficiale del proprio ambasciatore in Italia. Durante l’occupazione nazista, all’interno della villa prestano servizio personalità come l’ambasciatore Ernst von Weizsäcker, il console Eitel Friedrich Moellhausen e il suo collaboratore von Kessel. Proprio Moellhausen, con l’aiuto della sua compagna italiana, si distingue per aver aiutato diversi ebrei romani a sottrarsi alla deportazione. Contravvenendo alle direttive, fornisce rifugi e beni alimentari, e si espone pubblicamente provocando anche un incidente diplomatico con Berlino.

Dopo la liberazione, la villa viene confiscata dallo Stato italiano e, nel 1946, assegnata al Regno Unito, la cui precedente ambasciata era andata distrutta in seguito a un’esplosione. Da allora, Villa Wolkonsky è diventata la dimora ufficiale del rappresentante britannico nella Capitale.

Il restauro del giardino storico

La vegetazione, senza manutenzione, poi rischiava di inghiottire il giardino. Gli interventi di recupero iniziano a restituire l’antico fascino al luogo. I vialetti vengono riscoperti, le statue restaurate, i sarcofagi spostati e ricollocati lungo i percorsi interni. Alcuni elementi decorativi, come le effigi familiari o i bassorilievi, ritrovano una collocazione coerente con il disegno originario del parco.

Nel parco, oggi popolato da oltre duecento varietà botaniche, si trova anche uno degli olmi più antichi della città. Emblema di sostegno e rifugio secondo la tradizione agricola, l’albero richiama anche la simbologia virgiliana, che lo colloca come sentinella dei sogni nel regno dell’oltretomba.

Il museo nascosto nelle serre ottocentesche

Due costruzioni ottocentesche all’ingresso della proprietà vengono adattate a spazio museale. Qui, decine di reperti vengono esposti in modo permanente. Si tratta di una collezione eclettica e preziosa, composta da frammentisculture e oggetti votivi, molti dei quali salvati dall’usura del tempo e dall’incuria.

La collezione wolkonsky: 350 reperti e una dea

Tra gli oggetti più rilevanti, spiccano ritratti funerari, tra cui uno appartenente alla famiglia Serviliasarcofagi con motivi decorativi particolari e una statua imponente, assemblata da numerosi frammenti rinvenuti nel giardino. “Il Satiro Musico“, come viene chiamato, è stato l’ultimo pezzo ad essere restaurato e oggi accoglie i visitatori del museo all’ingresso.

All’interno dell’area verde che circonda la residenza, che oggi si estende per circa undici ettari, sono stati censiti oltre trecentocinquanta manufatti dell’antichità classica. Molti di questi sono stati riportati al loro splendore originario dopo lunghi anni di esposizione agli agenti atmosferici o di completo occultamento tra i rovi. Alcuni dei reperti più fragili si trovano all’interno delle serre, mentre altri, come l’immagine della dea Atena o la lastra commemorativa dei Servilii, sono visibili all’aperto. Le visite guidate permettono di ammirare un insieme unico di testimonianze archeologiche tra le più suggestive presenti in città.