Sulle alture di Enna, il Castello di Lombardia domina ancora oggi la città come un antico guardiano di pietra. È una delle fortezze medievali più grandi e imponenti dell’isola, un luogo che porta con sé secoli di storia, battaglie e racconti che si confondono tra verità e leggenda. Le sue mura hanno visto passare popoli e dominazioni – Sicani, Normanni, Svevi – e ancora oggi conservano tracce di ognuno. Passeggiando tra le torri e i cortili, abbiamo la netta sensazione di entrare in un tempo sospeso, dove il vento sussurra storie antiche e leggende mai dimenticate.
La storia del Castello di Lombardia a Enna
Si trova a Enna, ed è il cuore della città, la sua sentinella di pietra. Qui, dove oggi si alzano torri e bastioni medievali, esisteva già una fortezza dei Sicani, costruita per controllare il territorio e difendersi dall’avanzata dei Siculi. La leggenda vuole che proprio tra queste mura vivesse uno dei loro Re, e che da quel nucleo sia nata la prima Henna, città sacra e misteriosa.
Nei secoli la rocca divenne un punto strategico ambitissimo: i Romani tentarono di assediarla a lungo, passando — si dice — attraverso le antiche fognature. Ai suoi piedi sorgeva la Rocca di Cerere, con il celebre tempio dedicato alla dea delle messi, descritto da Cicerone.

Nel 1130 Ruggero II di Sicilia ricostruì la fortezza in forma di castello, destinandola a presidio militare. Da una guarnigione di soldati lombardi prese il nome che conserva ancora oggi, anche se, come vedremo, ci sono tante leggende intorno al suo nome. Un secolo più tardi, sotto Federico II, l’architetto Riccardo da Lentini la ampliò e la rese imponente: venti torri, cortili interni, spesse mura che la resero praticamente inespugnabile. Fu in quegli anni che il Castello di Lombardia raggiunse il suo apice, diventando anche sede del Parlamento del Regno di Sicilia.
Con l’avvento dei Borbone e l’uso dell’artiglieria perse la sua funzione difensiva, trasformandosi in prigione, poi in rovina silenziosa. Ma il tempo non ha vinto: oggi resta il simbolo di Enna, il monumento più importante della provincia, e dalle sue torri — soprattutto dalla Torre Pisana, l’unica rimasta integra — si può ancora abbracciare l’isola intera con lo sguardo.
Perché si chiama Castello di Lombardia?
Il nome del Castello di Lombardia ha incuriosito a lungo storici e viaggiatori: un nome che sembra venire da lontano, in una terra che di lombardo ha ben poco. L’origine risale all’epoca normanna, quando Ruggero II fece ricostruire l’antica fortezza sicana trasformandola in una delle rocche più maestose del regno. Proprio in quegli anni, la presenza di una guarnigione di soldati provenienti dal Nord Italia, chiamati “lombardi”, diede al castello la sua nuova identità.
Secondo alcune fonti, però, il nome potrebbe avere anche un’altra radice. C’è chi sostiene che i musulmani, allora ancora presenti in Sicilia, usassero il termine “lombardi” per riferirsi ai normanni, confondendo le origini dei nuovi dominatori. Un’ipotesi affascinante, ma non l’unica. Altri studiosi ritengono che il toponimo derivi da Enrico di Lombardia, marito di Flandrina, figlia di Ruggero d’Altavilla.
In ogni caso, il nome rimase, superando secoli e dominazioni. E oggi, più che un riferimento geografico, è diventato una traccia storica: un segno di quel periodo in cui la Sicilia fu crocevia di popoli e culture diverse, che hanno lasciato la loro impronta anche nei nomi che ancora pronunciamo.
Le leggende affascinanti
In luoghi come questi capita spesso che le leggende sopravvivano nel tempo. Quando si cammina tra i suoi cortili, è facile pensare che qui il confine tra mito e realtà non sia mai stato netto. C’è chi racconta che nei sotterranei abbiano abitato antichi giganti, i ciclopi, e che nelle viscere della rocca siano stati trovati i resti delle loro ossa, custoditi come reliquie di un tempo perduto.
Un’altra voce, ancora più antica, parla di un Re sicano che avrebbe edificato la fortezza in onore di Cerere, la dea delle messi, sua sposa, e madre di Proserpina. Sarebbe stato lui il primo custode di questo luogo, dove il sacro e il terreno convivevano senza confini.
Ma al di là dei racconti, qualcosa di vero rimane. Sotto le torri del castello si trova una tomba scavata nella roccia, ornata da segni incisi di cui nessuno conosce il significato. È il segno che qui, molto prima delle leggende, qualcuno ha vissuto davvero.
Dal Teatro più vicino alle Stelle alla Torre Pisana
Nel piazzale degli Armati, tra mura antiche e torri scolpite dal tempo, sorge quello che per anni è stato chiamato il Teatro più vicino alle Stelle: un palcoscenico dove hanno cantato e suonato artisti come Ray Charles, Franco Battiato, Lucio Dalla, i Pooh, Mango, Antonello Venditti, Katia Ricciarelli e tanti altri. Di notte, con il cielo aperto sopra le torri, lo spettacolo sembrava davvero toccare le stelle.

Oltrepassato il piazzale degli Armati si apre quello della Maddalena, il più ampio della cittadella, un tempo luogo di approvvigionamento per le truppe. Oggi accoglie un giardino all’inglese e un’area ombreggiata dove i visitatori si fermano a osservare la fortezza.
Più all’interno si trova il piazzale di San Nicola, il cuore antico del castello, dove si conservano i resti della cappella di San Martino di Tours e di una basilica ormai scomparsa. Qui si trovavano gli appartamenti reali, la torre della Zecca e i bastioni che rappresentavano l’ultimo rifugio in caso d’assedio.
Ma è la Torre Pisana a dominare tutto. Alta, possente, visibile da chilometri di distanza. Dalla sua terrazza, quasi a mille metri sul livello del mare, lo sguardo corre libero: le Madonie, i Nebrodi, l’Etna, e nelle giornate limpide persino il mare. È l’immagine che meglio riassume l’anima del Castello di Lombardia, tra pietra e orizzonte sospesi tra la terra e il cielo.