Ucraina, papà in fuga dalla guerra con i figli: “È tutto un gioco”. Come nel film di Benigni

Dal film alla realtà: un papà in fuga dall'Ucraina ha inventato un gioco per evitare di spaventare i suoi bimbi, come ne "La vita è bella"

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Redazione

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Due storie diverse, eppure molto simili: se nel film La vita è bella il grande Roberto Benigni interpretava un papà ebreo deportato con suo figlio in un lager, fingendo che fosse tutto un gioco per proteggere il bimbo dall’orrore del nazismo, ora la finzione sfocia nella realtà. Questo è il toccante racconto di un papà – italiano, ma da tempo residente in Ucraina – in fuga dalla guerra assieme ai suoi figli. E per non spaventarli, per evitare loro di capire davvero la tragedia che li circonda, ha inventato un gioco.

La storia del papà in fuga dall’Ucraina

Tanta è l’emozione con cui papà Marco Gallipoli, fotografo italiano sposato da tempo con una donna ucraina, ha raccontato la sua storia, per fortuna a lieto fine. Giunto in Ucraina tanti anni fa, qui ha trovato l’amore e ha deciso di stabilirsi a Leopoli, dove affondano le radici la sua famiglia. Lui e sua moglie hanno avuto due splendidi bimbi, Flavio e Aurora (di appena 9 e 7 anni), e la loro vita scorreva via felicemente, fino a qualche giorno fa. Mai avrebbero immaginato di dover affrontare un dramma così grande, di dover lasciare il loro Paese sotto le bombe nel tentativo di sopravvivere all’orrore della guerra.

Quando l’esercito russo ha sferrato la sua offensiva e i primi carri armati hanno invaso l’Ucraina, Marco ha deciso di portare in salvo i suoi figli e si è dunque messo in marcia verso il confine con la Polonia. Sua moglie no, lei è voluta rimanere a Leopoli per difendere il suo Paese: “Viene da una famiglia che ha già combattuto per impedire l’invasione sovietica, non poteva tradire l’insegnamento che le ha lasciato la nonna” – ha spiegato Marco, come riportato da Tgcom24 – “Farà la volontaria, pronta ad aiutare i profughi”.

Così, ha avuto inizio la rocambolesca fuga di un papà preoccupato solo di proteggere i propri bambini. Insieme si sono messi in marcia verso il confine con la Polonia, distante ben 30 km dalla loro città, dove poter trovare la salvezza. Una lunga camminata da fare a piedi (le strade sono bloccate e la fila di auto alla frontiera è infinita), sotto un cielo rischiarato dai lampi dei missili nemici, affrontando un freddo glaciale. Ma sempre con il sorriso sulle labbra, cercando di trasformare un momento drammatico in un’avventura mozzafiato, un vero e proprio gioco con cui intrattenere i suoi figli.

L’orrore della guerra si trasforma in gioco

L’impresa di papà Marco non è stata facile: lui stesso l’ha raccontata su Facebook, documentando la fuga verso la Polonia con il suo smartphone. “Per tutto il viaggio ho pensato che mi sarei dovuto inventare qualsiasi cosa per rendere questo momento il meno traumatico possibile per i miei bambini” – ha spiegato, rivelando di aver trovato tanto sostegno lungo la strada. Persone che offrono un caffè o una bevanda calda, perfetti sconosciuti che accolgono i fuggiaschi in casa per una notte al riparo dalle temperature gelide: in tempi di guerra, tutti sembrano essersi mobilitati per tendere una mano a chi ne ha bisogno.

E poi, finalmente, la frontiera: “Qui ci sono persone che caricano in auto le famiglie con i bambini piccoli e noi siamo stati fortunati” – ha concluso papà Marco. Ma la loro avventura non è certo finita. L’obiettivo è raggiungere l’Italia, e da lì partire per gli Stati Uniti. Poi lui tornerà a Leopoli, per affiancare sua moglie e i suoi concittadini contro un’invasione che ha già mietuto troppe vittime. Sono in effetti tantissime le testimonianze di coraggio e di lealtà verso il Paese che arrivano dagli ucraini. E, nel dramma, ci sono anche storie che scaldano il cuore.