Le tragedie immani, quelle che ti cambiano la vita, ci spingono a desiderare l’impossibile: riavvolgere il nastro, fare scelte diverse e ottenere esiti opposti. La vita è però una e indietro non si torna.
Ma, a volte, un raggio di luce si fa strada nell’oscurità. Anche in un disastro amaro, doloroso e sanguinolento come il terremoto a L’Aquila, c’è spazio per una storia sorprendente, che stringe il cuore in una morsa ma solo per motivi splendidi. Su questa scia di emotività parliamo di Cinzia Di Bernardo e Renato Pelacani. Ragazzi divenuti adulti in un lampo e oggi uniti da un legame che non conosce tempo.
La storia di Cinzia Di Bernardo e Renato Pelacani
Il 6 aprile 2009 è una data che resterà impressa nella storia del nostro Paese. Tanto si è detto e scritto sul terremoto de L’Aquila. Di certo meno si è fatto. Le storie fuoriuscite da quella tragedia immane sono innumerevoli e quella di Cinzia Di Bernardo e Renato Pelacani oggi torna a risplendere.
Al tempo erano due ragazzi ospiti della Casa dello Studente. Questo è divenuto uno degli edifici simbolo della tragedia. Crollato in seguito alle scosse, è divenuto la tomba di sette giovani. Renato sentiva le voci delle ragazze nell’edificio adiacente al suo. Chiedevano aiuto, disperate tra macerie e polvere. All’arrivo dei Vigili del Fuoco, il ragazzo disse loro di soccorrere prima le giovani.

Ha rischiato la sua vita, rinunciando a respirare aria pulita, accettando il pericolo di ritrovarsi schiacciato ulteriormente e di soccombere. Una scommessa con la sorte frutto di un animo buono e altruista.
Un gesto che Cinzia non ha mai dimenticato. Sono rimasti legati indissolubilmente e sabato 9 agosto 2025, lui sarà al suo fianco all’altare. Lei gli ha infatti chiesto d’essere il suo testimone di nozze.
Fratelli d’anima
“Ho voluto che quel giorno con me ci fosse quello che chiamo un ‘fratello d’animai. Una persona con cui ho un legame che va oltre il sangue, perché la vita decide chi sta al tuo fianco. Quella notte lui ha scelto di far venire i soccorritori prima da me e dagli altri, poi da lui”.
Non si sono incontrati per la prima volta quella sera ma, di fatto, quell’altruismo scevro da qualsiasi interesse ha generato un filo rosso che ancora resiste e non si spezzerà mai. Tra la vita e la morte si sono trovati, abbracciati e uniti.
Non esiste soltanto l’amore romantico a questo mondo, e per fortuna: “Quello che lui ha fatto, non posso dimenticarlo. Resterà per sempre una parte della mia vita, quella di allora e quella di oggi”.
Quel gesto è un ponte tra ciò poteva essere e ciò che è stato, tra la morte e la rinascita. Oggi Cinzia ha due figli con il suo amato compagno, a breve suo marito, e questo futuro alternativo è figlio della bontà di Renato.
“Credo Cinzia mi abbia scelto perché mi vede un po’ come un pilastro. Si sa che i traumi creano legami di fratellanza. Li sto vivendo sulla mia pelle. Per me è come portare all’altare mia sorella”.
Il recupero delle ragazze quella notte fu delicato e complesso. Dopo il gesto di Renato, occorsero 3-4 ore di scavi oculati per salvarle. Se lui non avesse indirizzato i pompieri verso quelle grida, le cose sarebbero potute andare in maniera molto diversa.
“Quella notte però in molti non uscirono vivi da tante altre stanze di quell’edificio che ci aveva accolti. Credo che questo pensiero non mi abbandonerà mai”.