Francesca Manzini si mette a nudo in un’intensa intervista a Silvia Toffanin, abbandonando i panni di showgirl per raccontare particolari inediti e dolorosi della sua vita.
Ospite di Verissimo, l’imitatrice ripercorre le tappe (dolorose) della sua crescita e spiega quanto sia importante, finalmente, essere riuscita a riconquistare la sua serenità, per anni perduta. In più, rivela che il suo amore per le imitazioni nasce proprio dal disagio legato a una famiglia instabile.
Da ragazzina mi rinchiudevo in camera per non sentire ciò che succedeva intorno a me. Imitavo mia sorella per tenere fuori dalla mia mente cose che una bambina non doveva sentire.
Così spiega Francesca Manzini, iniziando il racconto drammatico della sua infanzia e adolescenza:
C’era tanto squilibrio a casa mia: mia madre e mio padre erano persone che non si sono mai sapute relazionare tra loro. Mi hanno insegnato il male, ma questo è stato un bene, perché quando ti insegnano il male accendono in te l’istinto di sopravvivenza, lo stimolo per andare avanti.
La Manzin prosegue, con la voce rotta, restituendo il ritratto di una famiglia disfunzionale in cui lei, ancora bambina, si salvava rifugiandosi nel suo mondo fatto di video, di film e imitazioni.
A casa mia non c’erano regole, insegnamenti, valori. C’è stata tanta violenza psicologica, anche in forme come il silenzio, che è una cosa che fa malissimo. Io parlavo da sola in camera mia. Per me era come un guscio: mi chiudevo lì e guardavo vecchi filmati.
A costruire un rapporto con i genitori, la piccola Francesca ci provava, ma racconta di aver trovato davanti a sé due muri.
Ci provavo, ma non riuscivo mai a parlare con loro. Non ho ricevuto mai un abbraccio da mio papà, gliel’ho chiesto, ma era difficile per lui. Un giorno mi disse: ‘Io non sono capace’. E alla fine ho capito: mia mamma si era chiusa perché soffriva il lutto per suo padre, mio padre non ha saputo mai esprimere amore. Eppure sono state persone che a loro modo mi hanno cresciuta.
Le conseguenze di quell’infanzia e adolescenza senz’amore sono state pesantissime per Francesca che, per anni è entrata nei tunnel bui dell’anoressia, della bulimia e degli abusi.
La mia anoressia non la vivevo come una punizione. Era più un lasciarsi andare: qualcosa ancora peggio. A un certo punto tutto si è rotto, loro si sono separati: io non ho avuto esempi, ero una vagabonda. Ho frequentato gente brutta, bevevo. E c’era altro, non solo alcol. Ma ne sono uscita da sola, guardandomi, ascoltandomi. Quando arrivi al baratro scatta per fortuna l’istinto di sopravvivenza.
Nel suo drammatico racconto, tra le lacrime, Francesca Manzini ammette che, in un tale stato di disperazione le è successo addirittura di aver pensato a gesti estremi. Tutte cose che ora la giovane e brillante imitatrice si è lasciata alle spalle. Il suo messaggio finale, infatti, è pieno di speranza e positività.
Vivere è una grandissima responsabilità. È bellissima la vita. Non è stato facile uscire dal mio schifo, ho dovuto tutto fare da sola. Oggi mi ascolto e mi reinvento in continuazione. Vivere è bellissimo. Io prima mi vedevo come una donna stanca. Ora non è più così: mi salva chi riconosce la mia passione. E ai miei genitori dico grazie, perché con le loro incapacità mi hanno resa, invece, capace di amare.
Rimane, dolorosa, la ferita del rapporto mai più recuperata con il padre. Non è un caso che Francesca Manzini chiuda la sua intervista con una canzone che più significativa non potrebbe essere: Gli uomini non cambiano.