Giovanni Allevi e la malattia: “Ho camminato all’inferno ma ho trovato la felicità”

Il musicista ha fatto nuove rivelazioni sul mieloma multiplo e fornito un prezioso insegnamento da tenere ben a mente

Pubblicato: 20 Marzo 2024 17:56

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Antonella Latilla

Giornalista, esperta di tv e lifestyle

Giornalista curiosa e determinata. Scrittura, lettura e cronaca rosa sono il suo pane quotidiano. Collabora principalmente con portali di gossip e tv.

Da 13 globuli bianchi la gioia di essere vivo. Al Forum di Assago Giovanni Allevi ha raccontato a 6mila studenti dei suoi ultimi due anni di sofferenza passati a cercare di “mantenere lo sguardo dritto sui fiori” e la “felicità immensa” nel rivedere la bilancia pendere verso la vita e non più verso la morte.

La malattia di Giovanni Allevi

Al Forum di Assago, davanti a seimila studenti riuniti per celebrare la Giornata mondiale della felicità, Giovanni Allevi ha aperto il suo cuore e raccontato la sua battaglia contro il mieloma multiplo, la terribile malattia che ha sconvolto la sua vita due anni fa. Una diagnosi “che ha spazzato via tutto”.

“Tanto che oggi mi chiedo: magari è venuta apposta? Nel giorno della felicità voglio fare un esperimento e raccontarvi l’ultimo giorno della mia vita recente in cui sono stato immensamente felice, ma prima devo raccontarvi alcune fasi di tipo medico, di avvicinamento a quel giorno”, ha dichiarato l’artista.

Giovanni Allevi ha così ricordato i momenti più dolorosi dell’ultimo periodo: “Un giorno mi dicono che devo fare una decina di punture sulla pancia. E io penso che non ne ho voglia, che è difficile con la neuropatia e il dolore alle mani. Poi ci rifletto e mi dico: va bene. Lo faccio con risolutezza, non rassegnazione”.

“La parola resilienza non mi è mai piaciuta, mi fa pensare a un’accettazione passiva, io invece ho uno spirito combattivo. Dalle pagine di un libro uscito poco tempo fa, ‘Imperium’ di Giovanni Brizzi, apprendo che nell’antica Roma le persone destinate al comando dovevano avere tre doti: auctoritas, dignitas e gratia”.

E poi: “Le prime due le immaginavo, ma ciò che davvero mi ha sorpreso è la grazia. Grazia nel parlare, nei gesti, nei movimenti, nelle intenzioni. Bellissimo. E ho fatto mie queste parole durante la malattia. Io non sono destinato al comando, sono una persona delicatissima e non riesco a dire agli altri cosa devono fare, come insegnante di scuola media ero un disastro”

Ma nella malattia, come ribadito da Allevi, “ho dovuto assumere il comando più importante: il dominio su me stesso e sulle mie paure e ansie, ho dovuto mantenere lo sguardo dritto sui fiori mentre camminavo sull’inferno e regalare un sorriso anche quando soffrivo”.

Giovanni Allevi e l’importanza delle staminali

Giovanni Allevi ha proseguito spiegando cosa sono le staminali e perché sono così importanti: “Sono il futuro della medicina. Tutti noi siamo in grado di produrle, o possiamo indurne la produzione con quelle punture sulla pancia. E te ne accorgi, perché senti un dolore pazzesco. Ma io di quel dolore dovevo essere contento perché significava che stava funzionando”.

“Poi le cellule bisogna raccoglierle e mi portano in uno stanzone pieno di letti separati da teli. Mi tirano via il sangue. Il sangue entra in una macchina che lo centrifuga, separa le staminali. Si chiama aferesi e potrebbe non funzionare. C’era un telo e io non la vedevo, ma vicino a me c’era una bambina, avrà avuto 7 anni e piangeva. Dio, perché permetti queste cose? Io ho dato, lei è una bimba. Ma andiamo avanti”.

“La mia sacchetta di staminali va in emoteca e inizia una fase apparentemente distruttiva, non potete capire il dolore. Il midollo deve essere distrutto” e “la scienza ha inventato la chemio per farlo”. In una decina di giorni l’effetto collaterale classico, la perdita dei capelli, che per Allevi arriva con “un bruciore. Sono caduti tutti insieme, come una parrucca che mi toglievo. Mi sono ritrovato calvo, imbottito di oppioidi che mi davano la sensazione di avere la febbre a 39, dimagrito”.

“Lì ho capito che bastava che decidessi di lasciarmi andare e mi sarei spento. Cosa mi ha dato forza? Il non voler dare un dolore ai miei familiari e poi la cultura – ha aggiunto Giovanni – In quei giorni ho visto conferenze di filosofia, di letteratura classica, ho scoperto che la fragilità umana è una costante dell’umanità e mi sono sentito meno solo”.

Come sta oggi Giovanni Allevi

Oggi le condizioni di salute del musicista sono migliorate. Il suo corpo ha iniziato a produrre “nuovo midollo osseo” e la “bilancia che pendeva verso la morte” ha iniziato di nuovo a “pendere verso la vita”. Ed è qui che Giovanni Allevi è stato “investito da una felicità allo stato puro. Mi è venuto addosso un camion, un grattacielo di felicità. Perché ero felice? Per risultati professionali di qualche tipo? Perché avevo venduto dei dischi? Perché erano aumentati i follower? No, perché ero semplicemente vivo”. E dopo quel picco, “è iniziata una fascia compatta di gratitudine e ancora è lì”.

Infine, la toccante conclusione: “Dopo un lungo viaggio nell’inferno, ho finalmente trovato la felicità. La felicità non è l’assenza di dolore, ma la capacità di trovare il bello anche nelle situazioni difficili. È la forza di andare avanti, nonostante tutto”. Un insegnamento prezioso per tutti.