Gli “occhi spaccanti” di Raoul Bova diventano un marchio registrato, secondo quanto apprende l’AdnKronos. La strategia sarebbe volta a fermare la diffusione degli audio rivolti a Martina Ceretti, che in molti hanno reso dei “meme”, immagini e video condivisi per fare il cosiddetto “real time marketing” in un momento estremamente delicato per la famiglia dell’attore.
Raoul Bova, la mossa per fermare la diffusione degli audio a Martina Ceretti
Il 5 agosto Raoul Bova ha depositato due richieste di registrazione all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che riguardano proprio le frasi dette negli audio a Martina Ceretti: “Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti”. La frase è diventata virale, ma non solo: tormentone, meme e anche “oggetto” di real time marketing da parte di alcune aziende, che hanno ripreso le frasi per cavalcare l’onda del momento. La frase è quindi stata registrata nella sua totalità, così come è stato registrato il marchio “occhi spaccanti”.
La legale rappresentante che ha firmato la domanda è l’avvocata Michela Carlo, dello studio Bernardini De Pace, dell’ex suocera di Raoul Bova. “È semplicemente un modo, come tanti, per far cessare la diffusione dei video”. La domanda è in fase di esame. Dopo lo scandalo, molte aziende, come anticipato, hanno “sfruttato” l’onda del momento, riprendendo alcune delle frasi proferite da Bova, e l’attore stesso ha valutato di intraprendere un’azione legale.
La vicenda
La vicenda non è facile da ripercorrere e nelle ultime settimane ha coinvolto diverse persone. Tutto è iniziato l’11 luglio, quando un’utenza telefonica spagnola, un anonimo, ha contatto Raoul Bova. “Non è il caso che venga fuori uno scandalo sui giornali. Per il tuo matrimonio, per la tua immagine, per il tuo presente e futuro lavoro… Altro che don Matteo. Ho dei contenuti fra te e Martina Cerretti che ti farebbero molto male”. Bova non ha in alcun modo ceduto al ricatto, ribadendo di essere libero e di voler presentare denuncia.
Stando alle ricostruzioni, Federico Monzino avrebbe poi scritto a Fabrizio Corona per parlare di quanto avvenuto tra Bova e la Ceretti. Corona decide di pubblicare su Falsissimo e – naturalmente – la situazione si complica. Inizialmente Monzino avrebbe raccontato una versione: “Gli audio e le chat non sono state trafugate, ma condivise volontariamente”. Questa versione è stata “smentita” da lui stesso in data odierna.
“Ora posso dirlo, non tutto il materiale è stato consegnato volontariamente da me: una parte è stata acquisita senza il mio permesso. Corona è venuto una prima volta a casa mia per analizzare chat e audio, per controllare se andassero bene per la puntata di Falsissimo. In quell’occasione, io non ho inviato nulla. Quello che non sapevo è che indossava un cappellino con una telecamera dissimulata nella visiera. E che stava riprendendo tutto, senza una mia esplicita autorizzazione. Cosa di cui mi ha messo al corrente lui stesso con dei messaggi su WhatsApp”. Monzino ha aggiunto di voler sporgere denuncia contro Fabrizio Corona, sottolineando di poter dimostrare la versione finale: “Le chat che ho con lui lo confermano, ma sono contenute nel telefono che ora mi è stato sequestrato”.