Chi è Jasmine Trinca, vita privata e carriera dell’attrice de La Storia

Meritatamente premiatissima, nel mondo del cinema fin da molto giovane: scopriamo tutto quello che c'è da sapere su Jasmine Trinca, sulla sua carriera e sulla sua vita privata

Foto di Giorgia Prina

Giorgia Prina

Lifestyle Specialist

Web Content Creator e Internet addicted che ama la complessità del reale. La passione più grande? Sciogliere matasse con occhio critico e ironia.

Impegnata a interpretare ruoli femminili che nel corso della storia hanno interrogato la nostra emancipazione, Jasmine Trinca è un’attrice e regista, meritatamente, premiatissima e amata. Il suo volto e le sue interpretazione mirano a qualcosa oltre lo schermo, hanno l’obbiettivo di coinvolgere e riflettere. La contraddistingue una carriera iniziata da giovanissima e una vita privata riservata, lontana dai riflettori.

Jasmine Trinca, chi è: dagli esordi alle vette del cinema

Jasmine Trinca (leggi la nostra intervista) è nata a Roma, il 24 aprile 1981. Ha frequentato il liceo classico Virgilio, diplomandosi nel 2000 con il massimo dei voti. Roma, si sa, è vissuta da talenti senza tempo, che ispirano i luoghi e gli spazi. Qui infatti che conobbe Nanni Moretti, impegnato nel casting per La stanza del figlio. Il regista aveva un’obbiettivo particolare. Non voleva un’attrice professionista nel film e aveva deciso di provinare gli alunni del liceo classico. Le candidate erano più di 2000, e, proprio tra queste, scelse la 19enne Jasmine Trinca.

Così ha iniziato la sua carriera nel mondo del cinema. Jasmine Trinca ha ottenuto la candidatura sia al David di Donatello che al Nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista, vincendo poi il Ciak d’oro alla migliore attrice non protagonista, il Globo d’oro alla miglior attrice esordiente della Stampa Estera e il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri d’argento 2001.

Con queste premesse, la carriera di Jasmine Trinca sembrava scritta nelle stelle. Invece, la donna, scelse di provare a seguire la sua passione di sempre, quella che l’aveva condotta negli studi: l’archeologia. Si è iscritta in università, frequentando il corso di laurea in Lettere Antiche. Percorso che però abbandonò presto per dedicarsi alla carriera di attrice.

Carriera: il ritorno sulla scena e il successo

Dopo il suo ritorno alle scene, nel 2004, Jasmine Trinca ha vinto il premio come migliore attrice protagonista ai Nastri d’argento per la sua interpretazione in La meglio gioventù. Ha preso poi parte a Romanzo Criminale, in cui ha recitato nella parte di Roberta, la fidanzata de Il Freddo, da La Banda della Magliana. Nel 2006 tornò a lavorare con Nanni Moretti, questa volta nel film Il caimano, per il quale ricevette la terza candidatura al David di Donatello per la migliore attrice non protagonista.

Nel 2007 ha preso parte al film Piano, solo con Kim Rossi Stuart, Michele Placido e Paola Cortellesi. Nel 2009 ha recitato in Il grande sogno, film di Michele Placido, con cui ha vinto il Premio Marcello Mastroianni come interprete emergente alla 66ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Nel 2011 ha recitato nel film Ti amo troppo per dirtelo, il terzo film di Marco Ponti.

Due anni dopo è stato il protagonista dei film Miele e Un giorno devi andare, per il quale ha ottenuto due nomination ai David di Donatello 2013 e 2014 come migliore attrice protagonista. Nel 2018 ha poi interpretato Ilaria Cucchi nel film Sulla mia pelle.

Vita privata: compagno e figli

Come già accennato, Jasmine Trinca è un’attrice riservata sulla sua vita privata. Quello che si sa è che ha vissuto una storia d’amore molto lunga con il fidanzato Antonio Piarulli, storico compagno incontrato in Università. Con lui ha avuto una figlia nata nel 2009, Elsa. Ora i due non stanno più insieme e non si conosce il nome di un eventuale nuovo compagno.

Jasmine Trinca non ha avuto un’infanzia facile. “Ho perso mio padre da piccolissima, senza quasi averlo mai conosciuto, e a una certa durezza del contesto ho reagito con buffonaggine – Ha raccontato in un’intervista a Vanity Fair – Una buffonaggine marcata, insistita, reiterata ed eccessiva già tra i banchi delle scuole elementari. Spiegare la perdita a chi rimane è un passaggio complesso e non credo che mia figlia sia pronta a fare i conti con storie così intime e dolorose. Non è importante raccontarle come se ne siano andati, ma dirle che ci hanno lasciato qualcosa. Mio padre, persino per me stessa, è un ricordo più che sbiadito. Un’idea. Una sorta di fantasma. Una parte di me che non ho conosciuto e con la quale, nel bene e nel male, ho dovuto fare i conti. Ho una vita segnata dalla perdita e per tanto tempo sono stata convinta che non ci fosse spazio per la mia tristezza. Mi preoccupavo troppo di come gli altri mi percepivano. Oggi non m’interessa. Dovremmo tendere a realizzare la nostra felicità”.